L'amore delle tre melarance (commedia)

fiaba teatrale di Carlo Gozzi

L'amore delle tre melarance è un'opera teatrale in tre atti di Carlo Gozzi, scritta in forma di canovaccio. Fu rappresentata per la prima volta a Venezia durante il Carnevale del 1761 dalla Compagnia Sacchi. L'opera è un libero rifacimento teatrale di una fiaba raccontata ne Lo cunto de li cunti del napoletano Giovan Battista Basile.

L'amore delle tre melarance
Fiaba in tre atti
AutoreCarlo Gozzi
Lingua originale
Generefiaba
Composto nel1760
Prima assoluta25 gennaio 1761
Teatro San Samuele a Venezia
Personaggi
  • Re di Coppe
  • Principe Tartaglia
  • Truffaldino
  • Clarice
  • Brighella
  • Fata Morgana
  • Mago Celio
  • Ninetta
 

La storia delle tre melarance è di fatto solo un pretesto per dar corso a una polemica contro i due autori di teatro che in quegli anni si contendevano il primato delle scene veneziane: Pietro Chiari, adombrato dal personaggio della Fata Morgana, e Carlo Goldoni, il Mago Celio.[1]

Il principe Tartaglia, figlio del Re di Coppe, è consumato dalla malinconia: inutilmente il padre e il ministro Pantalone si prodigano per farlo guarire. Contro la guarigione tramano Clarice, Leandro e Brighella, con il sostegno della Fata Morgana. Tartaglia, con l'aiuto di Truffaldino e del mago Celio, e dopo strabilianti avventure, riesce a liberare Ninetta, prigioniera con due altre fanciulle in tre melarance fatate. Morgana allora trasforma Ninetta in una colomba, ma alla fine l'inganno è sciolto, gli empi sono puniti, la successione al trono salva con il matrimonio tra Ninetta e Tartaglia.

Poetica

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Carlo Gozzi, riproponendo sui palcoscenici le maschere della commedia dell'arte e la recitazione "all'improvviso", voleva opporre al realismo della rappresentazione della società borghese veneziana di Goldoni un teatro d'immaginazione e di fantasia, a difesa di un modo di fare teatro ormai agonizzante per i colpi inferti dal genio goldoniano.

Scrisse l'autore nella prefazione per l'edizione a stampa: «Questa favola, da me resa scenica, e colla quale cominciai a dare assistenza alla Comica Truppa Sacchi, non fu che una caricata parodia buffonesca sull'opere de' Signori Chiari e Goldoni, che correvano in quel tempo. I due partiti collerici de' due Poeti fecero ogni sforzo per procurare la sua caduta. Il cortese Pubblico la sostenne sul Teatro per sette repliche in quel Carnovale, ch'era per terminare. Si è negli anni susseguenti alla sua prima comparsa sempre replicata, ma spogliata delle caricate censure a' due accennati Poeti, perch'era mancata la circostanza, e il proposito».[2]

Derivazioni

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  1. ^ Giuseppe Petronio (a cura di), Opere. Teatro e polemiche, collana Classici Rizzoli, n. 35, Milano, Rizzoli Editore, 1962, SBN IT\ICCU\MIL\0327527.
  2. ^ Carlo Gozzi, prefazione all'edizione a stampa de L'amore delle tre melarance, ISBN 978-88-7018-444-0, SBN IT\ICCU\RML\0113142.
  3. ^ Carmelo Alberti, L'amore delle tre melarance, su Drammaturgia, Firenze University Press, 12 dicembre 2002, ISSN 1724-0336 (WC · ACNP). URL consultato il 13 luglio 2018.
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