Isola (Milano)

quartiere di Milano
(Reindirizzamento da La Fontana)

L'Isola (l'Isola in dialetto milanese, AFI: [ˈiːzula]) è un quartiere di Milano, appartenente al municipio 2.

Isola
Isola
Veduta di piazzale Lagosta
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lombardia
Provincia  Milano
Città Milano
CircoscrizioneMunicipio 9
Altri quartieriPorta Garibaldi · Porta Nuova · Centro Direzionale · Isola · La Fontana · Montalbino · Segnano · Bicocca · Quartiere Fulvio Testi · Prato Centenaro · Niguarda · Dergano · Bovisa · Affori · Bruzzano · Comasina · Bovisasca
Mappa di localizzazione: Milano
Isola
Isola
Isola (Milano)

Geografia fisica modifica

L'Isola è il quartiere di Milano situato a nord di Porta Garibaldi (fino al 1860 Porta Comasina). Ha avuto origine dal borgo lineare, (come il Borgo San Gottardo, ecc.) sviluppatosi “fuori porta”, a partire dal primo Ottocento, ai lati dell'antica strada Comasina, a spese della preesistente campagna.

Dal 1878 la strada Comasina ha preso i nomi attuali di corso Como fino a quella che oggi è la stazione Garibaldi, e in seguito di via Borsieri e di via Thaon di Revel, poiché da metà Ottocento la continuità della strada e del suo borgo è stata interrotta dalla costruzione trasversale degli impianti ferroviari che fanno capo a questa stazione. Così il quartiere è composto di due parti, la sud più vicina al centro cittadino e la nord oltre le ferrovie.

Il nome Isola può essere attribuito a tutta la zona che si trova immediatamente a nord della Porta Garibaldi e del ponte delle Gabelle, a sud della Fontana, a sud-ovest delle Abbadesse, ad ovest del centro direzionale, ad est della zona Farini; limiti indicativi e fluttuanti, poiché i cosiddetti “quartieri” di Milano non hanno confini ufficialmente stabiliti.

 
INSOLA de Porta Comasina, esistente nel 1720-23 all'inizio della strada per Como, oggi corso Como.

Origine del nome modifica

Il toponimo Isola era frequentemente usato nei terreni irrigui di Lombardia, talvolta attribuito a cascine. Il terreno, un tempo agricolo, su cui poi è stato costruito il quartiere era ed è ancora ricco di acque (Seveso, Martesana, Redefossi e fontanili). Gruppi di campi delimitati da corsi d’acqua apparivano come vere e proprie "isole"; questo nome veniva attribuito anche a costruzioni isolate nella campagna circostante.

ll toponimo Isola per questa zona, in particolare, è documentato da almeno tre secoli. Nella mappa di primo rilievo del Catasto Teresiano degli anni 1720-23, conservata nell’Archivio di Stato di Milano, a fianco riprodotta, dall’inizio della strada uscente da Porta Comasina, (ora Porta Garibaldi), dove oggi c’è il numero civico 1 di corso Como, è disegnata una costruzione rettangolare lunga e stretta, isolata nella campagna, estesa per circa 60-70 metri verso nord, in cui si legge Insola de Porta Comasina.

Attorno alla costruzione, solo orti, prati, terreno a viti (allora si faceva il vino anche a Milano, come nella vigna di Leonardo vicino a Santa Maria delle Grazie). Più avanti sulla Comasina, che si allontana da Milano in direzione nord, subito ad est la cascina Magna, e ancor più innanzi, ad ovest la Chiesa di Santa Maria alla Fontana, il confine nord del quartiere.

La Comasina costituiva (come oggi) una delle più importanti strade commerciali tra Milano, la Brianza, i laghi e la vicina Svizzera, tramite di scambio di merci e persone. Le mura spagnole, per secoli e fino agli inizi del Novecento fungevano anche da cintura daziaria di Milano. All'esterno della cintura daziaria, in prossimità delle porte cittadine, nel tempo erano sorti depositi in cui i commercianti all'ingrosso immagazzinavano le merci (vino, sale, ecc.) che i negozianti della città venivano a ritirare, pagando (anche) il dazio nel momento in cui le facevano entrare a Milano.

L'Isola di Porta Comasina era probabilmente uno di questi depositi sorvegliati, formato da più recinti protetti da muri robusti, almeno in parte coperto e comprendente gli alloggi dei custodi, guardie daziarie, ecc., e stallaggi per animali e carri, destinati a merci in attesa di essere introdotte a Milano, tra cui i vini; analogo per funzione agli attuali magazzini doganali della zona Farini. All'estremità del complesso più vicina a Milano, sulla mappa si legge Bolino della cita, cioè: "Bollino della Città". Una delle tante osterie/depositi di vino, dove si pagava (l'odiato) dazio sul vino. Le botti e gli altri contenitori di vino potevano entrare in città solo se muniti dell'apposito "bollo".

Nell'Ottocento l'isolato, ormai urbanizzato, è indicato sulle mappe di Milano come Mezza lingua, dall'Osteria della mezza lingua (cioè "del balbuziente", soprannome/cognome di un titolare dell'esercizio), poi albergo, succeduto al Bollino, durato fino agli inizi del Novecento. L'Osteria/Albergo della Mezza lingua, situato appena fuori dalla porta Comasina, era noto ai milanesi per il vino (non gravato dal dazio, se bevuto sul posto) e come luogo di arrivo/smistamento di stampati patriottici/clandestini provenienti dall'estero, come dalla tipografia di Capolago sul lago di Lugano.

Il toponimo Isola riferito a questa zona è presente anche nelle successive mappe di Milano, come quella del 1832 di William Barnard Clarke, dove, appena dopo l’uscita dalla città dal Ponte delle Gabelle, sulla sponda est del Naviglio della Martesana, appare la denominazione "Isola Bella", relativa ad un’altra osteria (in seguito albergo, in esercizio fino al 1975), che fungeva da prima fermata delle diligenze sulla strada postale Milano–Monza.
L’albergo era anche meta di gite fuori porta dei milanesi, come risulta da documentazione iconografica di metà Ottocento, al pari della successiva Cassina de' Pomm, situata più avanti, sempre sul Naviglio Martesana. L’edificio originario dell'albergo Isola Bella esiste ancora, in stato di rudere; dal 2021 è oggetto di un progetto di ricupero, per utilità sociale, al pari del vicino e più recente bell’edificio delle Cucine Economiche (Arch. Broggi, 1883) in via Monte Grappa. Di fianco all'albergo, sull'attuale via Monte Grappa, c'era la Gabella del sale, un deposito di questa merce dove si pagava l'omonima gabella.

Si tratta quindi di una leggenda metropolitana, pur diffusa su moltissimi siti internet, quella che erroneamente afferma che l'Isola sarebbe stata così chiamata perché zona "isolata" dal resto di Milano dalle costruzioni ferroviarie. In realtà, le ferrovie sono state inventate e costruite quando il nome Isola era già in uso da circa 120 anni; nella zona, la prima è stata la ferrovia Milano-Monza, costruita nel 1840 a nord del Ponte delle Gabelle, seguita poi dalla prima stazione Centrale di Milano (1864) e oggi dalla stazione Garibaldi, del 1961.

Il borgo sviluppatosi ai lati della strada Comasina, specie dopo il rifacimento (1826-27) della porta Comasina (dal 1860 porta Garibaldi) veniva informalmente identificato dai milanesi come Isola, per estensione del nome attribuito alla prima (e per molto tempo unica) costruzione già presente all'inizio del Settecento, come risulta dalla mappa catastale.
Il toponimo Isola non era registrato in alcuna carta ufficiale, salvo quelle del Catasto Teresiano, fino al 2014, quando è stato attribuito alla stazione della M5, situata all’angolo tra via Volturno e via Sebenico, a circa 750 metri a nord-est dalla prima costruzione del 1720 di cui si è detto.

Storia modifica

 
La passerella che da via Borsieri portava in Corso Como.
 
La drogheria di via Carmagnola 8, angolo via Pastrengo, nel 1925.
 
La passerella vista da sopra.

Storicamente l'Isola si sviluppa come un borgo lineare lungo l'antica strada che da Milano, uscita da Porta Comasina, portava fino a Como. Fino a metà Ottocento, in quest'area fuori dalle porte di Milano, dove iniziava il Comune dei Corpi Santi, tranne poche eccezioni, non esistevano case d'abitazione o edifici.

L'antico tracciato della strada che portava a Como, lungo il quale si è sviluppata l'Isola, è costituito attualmente da corso Como e dalla vecchia via Borsieri che un tempo comprendeva anche l'attuale via Thaon di Revel. Tale percorso venne completamente interrotto nel 1865 quando traversalmente alla strada Comasina si costruì la ferrovia, dividendo in due il borgo che gradualmente si stava sviluppando lungo la strada stessa.

Per ripristinare il percorso per Como, nel 1880 fu aperta più a ovest nelle mura spagnole la nuova porta Volta, da cui partiva in direzione di Como l'attuale via Farini. La via Farini si incrociava con la ferrovia passando sotto il Ponte (ferroviario) della Sorgente, che prese il nome dalle risorgive che caratterizzavano la zona.[1]

A garantire una parziale continuità fra corso Como e la via Borsieri venne invece realizzata solo una passerella pedonale. L'Isola andò a caratterizzarsi nel corso degli anni per una forte componente di abitazioni destinate ad operai, molti dei quali lavoravano nelle vicine fabbriche, come per esempio il Tecnomasio Italiano Brown Boveri, lo stabilimento della Pirelli (in Ponte Seveso) e l'Elvetica (in via Melchiorre Gioia), oltre che ovviamente nei vicini impianti ferroviari.

Scampati i bombardamenti, pur rimanendone ferita, nell'immediato dopoguerra sull'Isola cala lo spettro di un grosso "asse attrezzato" che la avrebbe dovuta attraversare, tagliandola, e collegare l'Arco della Pace con il piazzale Lagosta. Il progetto trova la sua ufficialità nel Piano del 1953, a seguito del quale negli anni successivi cominciano gli espropri e le relative demolizioni da parte del Comune.[2] La ferrovia viene arretrata, con la realizzazione della nuova stazione di testa di Porta Garibaldi. Anche attorno alla ferrovia si procede a colpi di esproprio sia per la realizzazione della nuova stazione sia per la realizzazione del centro direzionale previsto dal piano. Lo stesso corso Como viene dimezzato nella sua estensione.[3] Tuttavia la forte opposizione degli abitanti dell'Isola, gli eccessivi costi degli espropri e la mutata convinzione sulla necessità di una simile autostrada urbana portarono il Comune a fare un passo indietro. Residuo del progetto incompiuto "asse attrezzato" è, sopra i binari di Porta Garibaldi, un enorme spezzone stradale largo sei corsie che avrebbe consentito lo scavalco della ferrovia; ultimo fra i collegamenti fra il quartiere e la città (visto che la passerella era stata demolita nel 1958 in favore del successivo sottopasso provvisorio di corso Como, che durò fino al 1960). Verrà dedicato a don Eugenio Bussa, storico prete dell'oratorio del Sacro Volto all'Isola, in prima fila egli stesso contro l'attuazione del piano. Dopo diversi anni dalla sua posa venne dotato di due rampe, che consentono tuttora il passaggio (pedonale e, in un solo senso di marcia, veicolare) da Milano all'Isola.

Negli ultimi anni il quartiere ha subito una progressiva rivalutazione, protagonista in parte anche di una più lenta ma progressiva sostituzione del caratteristico ceto popolare e operaio che la contraddistingueva. Proprio nel quartiere, infatti, si ergono le due torri del Bosco verticale, edificate all'interno del più generale Progetto Porta Nuova.

 
Ubicazione del Cimitero della Mojazza.

La Mojazza modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cimitero della Mojazza.

Il Cimitero della Mojazza era un antico cimitero storico dell'Isola, che derivava il suo nome dalle caratteristiche del terreno su cui sorgeva, fortemente imbevuto d'acqua e quindi estremamente fangoso; il verbo mojà, in dialetto milanese, significa infatti inzuppare, ammollare o intingere in un liquido, da cui il sostantivo mojàscia che sta per poltiglia, melma, fanghiglia.[4] Nel cimitero avevano trovato sepoltura, nel corso dei secoli, personaggi illustri quali Cesare Beccaria, Giuseppe Parini e Melchiorre Gioia. L'intera area cimiteriale faceva capo alla vicina Chiesa di Santa Maria alla Fontana, mentre l'ingresso era sulla Perasto, allora conosciuta come strada della Magna, da cui prese il suo nome l'ampia area incolta a est dell'Isola.

Il cimitero venne soppresso il 22 ottobre 1895 in concomitanza con l'apertura del nuovo Monumentale, in cui vennero trasferiti i resti dei personaggi più famosi sepolti alla Mojazza. A causa dell'estrema approssimazione delle operazioni e dell'impossibilità, in molti casi, di individuare con precisione la loro esatta sepoltura, nella maggior parte dei casi i resti andarono perduti con la soppressione del cimitero.

La Magna modifica

Passata ormai alla storia ma ancora viva nei ricordi, la cosiddetta Magna era un largo spazio situato in fondo a via Sebenico, che prendeva il nome da una storica cascina che qui vi sorgeva[5] Nella mappa catastale del 1720-23 qui allegata, la cascina situata sul lato est della strada Comasina (ora via Borsieri angolo via Sebenico) è indicata come “cassina de Magni”.
L'area era quella adiacente al Bivio della Magna,[6] sul vecchio tracciato per Monza dismesso dalle Ferrovie a seguito dell'attivazione del nuovo nodo ferroviario nel 1931 e della nuova Stazione Centrale.[7]

Successivamente, cresciuta a pratone incolto, era diventata luogo di ritrovo per i giovani dell'Isola, unico spazio all'aria aperta, lontano dai malconci cortili delle abitazioni popolari del quartiere. Nell'agosto del '43, quando i bombardamenti anglo-americani distrussero diversi stabili anche dell'Isola, vennero accumulate nella Magna (così come in piazzale Archinto) le macerie degli edifici distrutti. L'area a prato si ridusse drasticamente, rimanendo solo un passaggio che collegava via Sebenico con via Pola, mentre ciò che restava libero venne in seguito trasformato in orto. La situazione si è mantenuta sostanzialmente immutata per molti anni prima che la costruzione di nuovi edifici (attualmente fronteggianti il Palazzo della Regione) occupassero l'area.

Curiosamente, per la generazione successiva la Magna era riconosciuta come l'area analogamente dismessa e incolta più prossima alla via Melchiorre Gioia.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

L'Isola, forte della propria tradizione popolare e operaia, visse intensamente la Resistenza partigiana. A perpetuarne la memoria venne posto il 25 aprile 1972, in via Sassetti, all'altezza dello sbocco con via Melchiorre Gioia, un monumento ai caduti del quartiere,[8] che verrà poi, nel dicembre del 2009, trasferito nel più centrale piazzale Segrino, a seguito delle richieste degli abitanti. Una grande attenzione è stata posta anche alle lapidi per i singoli caduti.

Geografia antropica modifica

 
Una casa a corte in via Jacopo Dal Verme.

Urbanistica modifica

Gli isolati, conformemente al Piano Beruto, misurano tutti all'incirca 120 x 100 m; erano suddivisi in lotti che potevano variare dai 500 ai 2000 m² ed erano caratterizzati da ripartizioni ortogonali. Il piano terreno era occupato da negozi o botteghe artigiane sul fronte strada e magazzini o attività produttive di maggiori dimensioni verso le corti interne, mentre i piani superiori destinati alle abitazioni erano del tipo a pianerottolo o, più spesso, a ballatoio. Il tipo di distribuzione differenziava le abitazioni in base alle destinazioni: il ballatoio era riservato alle abitazioni operaie e distribuiva piccoli locali, generalmente ad altissima densità abitativa; il pianerottolo connotava spazi studiati per il ceto medio, spesso dotati di servizi igienici privati e con dimensioni dai due ai quattro locali.

Il quartiere presenta numerose abitazioni in stile Liberty e altre tipiche del razionalismo milanese, come le case di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni, il quartiere di Enrico Agostino Griffini e Manfredo Manfredi per conto della Società Edificatrice Case Operaie, Bagni e Lavatoi Pubblici e destinato ai lavoratori dell'Ospedale Maggiore, lo stabilimento della Italclima di Gio Ponti e Luciano Baldessari. Tra questi edifici, particolarmente interessanti sono la Casa Ghiringhelli del 1933,[9] la Casa Toninello del 1934[10] e la Casa Comolli-Rustici del 1935[11], tutte di Terragni e Lingeri.

Altre località modifica

La Fontana è il quartiere, a nord dell'Isola, posizionato lungo l'antica strada che collegava Milano con Como, che ha preso il nome dalla Chiesa di Santa Maria alla Fontana.

Infrastrutture e trasporti modifica

 
Banchina del binario 1 della stazione Isola.

L'Isola è servita dall'omonima stazione della metropolitana 5, situata sotto Via Volturno.
L'area è divisa a sud dal tracciato ferroviario, sul quale sorge dal 1963 la Stazione di Porta Garibaldi, accessibile attraverso i sottopassaggi di Via Pepe, dai quali si può raggiungere anche la stazione della metropolitana, interscambio tra le linee M2 ed M5. Questa stazione, gestita da Centostazioni/RFI, è servita da treni suburbani (linee S1, S2, S5, S6, S7, S8, S11 e S13), regionali e il Malpensa Express, gestiti da Trenord, e nazionali e internazionali.

Inoltre, poco distante dal confine con il quartiere, si trova, all'interno dell'attiguo Centro Direzionale, la stazione di Via Gioia della linea M2.

Varie linee di autobus e tram, gestite da ATM, collegano l'Isola ai quartieri limitrofi e agli altri quartieri del centro di Milano.

Note modifica

  1. ^ Negli anni sessanta in concomitanza con la realizzazione della nuova stazione il cavalcavia ferroviario venne sostituito dall'attuale ponte stradale, che passa invece sopra la ferrovia.
  2. ^ I segni delle demolizioni e degli espropri sono ancor oggi ben visibili all'interno del tessuto edilizio che si affaccia fra le vie Pepe e Borsieri.
  3. ^ Lo storico corso Como arrivava quasi a congiungersi con la via Borsieri, separato solo dai binari della ferrovia. L'attuale corso Como si interrompe a metà dell'originale, perdendosi nello slargo di piazza Freud.
  4. ^ Francesco Cherubini, Vocabolario Milanese-Italiano, vol. 3, Dall'Imp. Regia Stamperia, 1841, p. 122.
  5. ^ Carta di Milano di Giovanni Brenna, 1865 (dettaglio).
  6. ^ Ricordi di Rotaie, nodo di Milano.
  7. ^ Ricordi di Rotaie.
  8. ^ Monumento dello scultore Carlo Ramous
  9. ^ Casa Ghiringhelli, Milano – Architetture – Lombardia Beni Culturali.
  10. ^ Casa Toninello, Milano – Architetture – Lombardia Beni Culturali.
  11. ^ Casa Comolli Rustici, Milano (MI) – Architetture – Lombardia Beni Culturali

Bibliografia modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  • Zona Isola, su zonaisola.it. URL consultato il 6 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2012).
  Portale Milano: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Milano