Iliou persis

poema del ciclo omerico andato perduto
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L'Iliou persis (in greco Ἰλίου πέρσις, in italiano La caduta di Ilio) è un antico poema epico greco andato perduto. Faceva parte del Ciclo Troiano, che raccontava in versi l'intera storia della guerra di Troia. Le vicende trattate dall'Iliou persis vengono cronologicamente dopo quelle della Piccola Iliade, e sono seguite dai Nostoi. L'Iliou persis è stata attribuita da alcune fonti risalenti all'antichità all'opera di Arctino di Mileto. Il poema si componeva di due libri di versi scritti in esametri dattilici.

La caduta di Ilio
Titolo originaleIliou persis
Altri titoliLa fine di Troia
La caduta di Troia
La distruzione di Troia
AutoreArctino di Mileto
PeriodoVII secolo a.C.
Generepoema
Sottogenereepica
Lingua originalegreco antico
AmbientazioneGuerra di Troia
ProtagonistiAiace, Agamennone, Ulisse, Priamo, Paride, Patroclo, Enea, Dei olimpici
SerieCiclo troiano

L'Iliou persis venne probabilmente composta nel corso del VII secolo a.C., ma non esistono certezze in merito. Fonti antiche fanno risalire il poeta Arctino all'VIII secolo a.C., ma l'analisi di un altro dei suoi poemi, l'Etiopide, suggerisce che sia in realtà vissuto parecchio tempo dopo.[senza fonte]

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Sono giunti sino a noi soltanto dieci versi del testo originale dell'Iliou persis, pertanto per conoscerne la trama dipendiamo quasi completamente da un riassunto del Ciclo Troiano contenuto nella Crestomazia scritta da un oscuro Proclo (che forse potrebbe essere identificato con il grammatico del II secolo Eutichio Proclo). Pochissime altre fonti forniscono infatti qualche indicazione sulla trama del poema.

Qualche ulteriore indicazione circa il contenuto del poema si può trarre dal II libro dell'Eneide di Virgilio (scritta diversi secoli dopo l'Iliou persis), che racconta la stessa vicenda dal punto di vista dei Troiani.

Da notare che fonti diverse forniscono anche diverse informazioni riguardo a vari dettagli: ad esempio il modo in cui Enea riesce a fuggire da Troia, o l'identità dell'uccisore di Astianatte. La trama che viene qui esposta ricalca quella suggerita dalle fonti più antiche.

Il poema si apre con i Troiani che stanno discutendo su che cosa fare con il cavallo di legno che i Greci si sono lasciati alle spalle. Cassandra e Laocoonte avvisano che nascosti al suo interno ci sono dei guerrieri greci armati, ma altri sostengono che si tratti di un dono sacro dedicato ad Atena. Quest'ultima opinione finisce per prevalere e i Troiani festeggiano la loro apparente vittoria, ma il dio Poseidone invia un funesto presagio, sotto forma di due serpenti che escono dal mare ed uccidono Laocoonte e i suoi figli; vedendo questa scena, Enea e i suoi lasciano Troia presagendo ciò che succederà.

Scesa la notte, i guerrieri greci escono dal cavallo e aprono le porte della città per permettere all'esercito greco, che era tornato indietro di nascosto da Tenedo, di entrare. I Troiani vengono massacrati e Troia data alle fiamme.

Neottolemo uccide il re Priamo, nonostante si fosse rifugiato sull'altare di Zeus, Menelao uccide Deifobo e si riprende la moglie Elena, e Aiace Oileo strappa via Cassandra dall'altare di Atena e la stupra. Neottolemo uccide il figlioletto di Ettore, Astianatte e fa sua prigioniera la moglie di Ettore, Andromaca. I greci sacrificano anche una delle figlie di Priamo, Polissena, sulla tomba di Achille per placarne l'inquieto spirito.

Gli dei valutano se pietrificare Aiace per vendicare l'oltraggio, ma questi a sua volta si rifugia sull'altare di Atena. Tempo dopo, mentre i Greci staranno tornando a casa, gli dei decidono comunque di farlo morire. Vi sono due versioni della sua morte:

  • nella prima, Atena, incitata da Zeus, scaglierà contro Aiace una folgore che gli brucerà completamente il cervello così da farlo morire.
  • nella seconda, mentre Aiace naviga verso il ritorno nella propria patria, si ritrova all'improvviso una folgore che gli distrugge l'imbarcazione e lo costringe a salvarsi la vita aggrappandosi ad uno scoglio, dove si vanta apertamente di aver sconfitto l'ira di Poseidone, di Zeus e di Atena. Furioso, Poseidone, con un colpo di tridente, spezza lo scoglio sopra il quale Aiace era seduto e lo fa precipitare in mare e travolgere dalle onde che lo portano sott'acqua, impedendo per sempre il suo ingresso all'Ade poiché si era vantato di essere praticamente più forte di qualsiasi degli dei, anche del saggio Zeus che, secondo la prima versione, aveva incitato Atena a scagliare contro di lui il fulmine con lo scopo di farlo morire folgorato e lasciato poi in pasto ai pesci.

Bibliografia modifica

Edizioni modifica

  • Edizioni online (versione inglese):
  • Edizioni a stampa (Il testo greco):
    • A. Bernabé 1987, Poetarum epicorum Graecorum testimonia et fragmenta, pt. 1 (Lipsia: Teubner)
    • M. Davies 1988, Epicorum Graecorum fragmenta (Gottinga: Vandenhoeck & Ruprecht)

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