La Legio Linteata rappresentava un corpo speciale dell'esercito Sannita formato da guerrieri che si erano dimostrati valorosi e capaci in battaglia che formavano una devotio alle divinità protettrici sannite.

La Legio Linteata oggi è un Ordine Dinastico, posto sotto le protezioni ecclesiastiche perpetue secondo il diritto canonico[1] con autorizzazione vescovile del 5 agosto 2023.


Giuramento e consacrazione modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Organizzazione militare dei Sanniti.

L'iniziazione nella Legione avveniva tramite un complesso rituale durante il quale veniva prestato giuramento di fedeltà alla Legione stessa[2] e dove si consacrava la propria spada e la propria vita alla battaglia. Questo giuramento avveniva per la copertura del recinto in cui era stata consacrata la nobiltà: da qui il nome "Linteata"[3]. Dopo questo giuramento i soldati venivano consacrati come guerrieri votati fino al sacrificio estremo per difendere il proprio popolo.

Su questa cerimonia di iniziazione abbiamo una testimonianza scritta ad opera di Livio, che racconta come presso la città di Aquilonia, nel 293 a.C.[4], si radunarono ben 60 000 uomini[5], tra cui furono scelti 16 000 guerrieri per questa legione[3], a cui si aggiunse una seconda "legione" di discreta qualità, formata da altri 20 000 uomini[6]. L'archeologia ha poi confermato in parte questa descrizione. Livio aggiunge:

«[..] si era fatta una leva per tutto il Sannio, con una nuova legge, secondo la quale chi tra i giovani non fosse accorso alla chiamata dei generali [sanniti], e chi se ne fosse andato senza il loro consenso, doveva essere consacrato alla vendetta di Giove.»

«Compiuto il sacrificio, il comandante faceva chiamare da un messo, i più nobili per famiglia e per imprese. Essi venivano introdotti ad uno ad uno. Oltre ad altri sacri apparati, che infondevano nell'animo il timore religioso, vi erano al centro del recinto, coperto tutto intorno, are e vittime uccise, ed erano schierati dei centurioni con le spade sguainate. Il giovane veniva condotto davanti agli altari più come una vittima che come un iniziato, ed egli giurava che non avrebbe rivelato ciò che vedeva o sentiva in quel luogo. Lo costringevano a giurare secondo una formula fatta appositamente per invocare una maledizione su questi, sulla sua famiglia e stirpe, se si fosse rifiutato di combattere dove i suoi generali volevano, o se fosse scappato dal campo di battaglia, o avesse osservato un altro fuggire e non avesse fatto nulla per ucciderlo. Alcuni che si erano rifiutati di giurare in quel modo, furono uccisi in modo barbaro davanti agli altari. I loro cadaveri abbandonati in mezzo alle altre vittime, erano di esempio agli altri perché non si rifiutassero di giurare.»

Armamento modifica

È invece ritenuta molto improbabile la descrizione delle armature dei componenti delle Linteata, che Livio descrive come ricoperte d'oro e argento. Questo per il semplice fatto che i costi di produzione di queste armature sarebbero stati altissimi. Era invece più probabile che i guerrieri indossassero corazze e schinieri come gli opliti greci, vista l'influenza sui Sanniti delle città della Magna Grecia.

In questo corpo la codardia era punita severamente, infatti chiunque disertasse o si tirasse indietro di fronte al nemico, doveva subire pene e supplizi crudeli, fino ad arrivare alla pena capitale. Questa legione ha partecipato a tutte le Guerre sannitiche.

Note modifica

  1. ^ La famiglia Agricola da Vienna al Gargano, in Medioevo, n. 326 - Marzo 2024 pg. 16-17.
  2. ^ Livio, Ab Urbe condita libri, X, 38.2.
  3. ^ a b Livio, Ab Urbe condita libri, X, 38.12.
  4. ^ Livio, Ab Urbe condita libri, X, 38.3.
  5. ^ Livio, Ab Urbe condita libri, X, 38.4.
  6. ^ Livio, Ab Urbe condita libri, X, 38.13.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Letteratura storiografica
  • G.De Sanctis, La conquista del primato in Italia, da Storia dei Romani, vol. 2, Firenze 1988.
  • Edward T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, Einaudi, 1995. ISBN 8806136895. (ed. or. Edward T. Salmon, Samnium and the Samnites, (in inglese) Cambridge, Cambridge University Press, 1967.)

Voci correlate modifica