Leone bianco

sottospecie di animale della famiglia Felidae

Il leone bianco è un leone la cui rara colorazione è un caso di polimorfismo genetico legato ad una condizione di leucismo[1], che causa una colorazione pallida e simile a quella delle tigri bianche. La condizione è simile, anche se con effetti opposti, al melanismo tipico della pantera nera. Questo è confermabile visivamente anche dalla colorazione dei suoi occhi, che non è rossa, tipica degli animali albini, ma è uguale a quella dei suoi simili non bianchi, generalmente azzurra.

Leone bianco allo zoo di Bratislava

Storia modifica

 
Un leone bianco al circo

Per decine di anni si credeva che essi fossero solo i protagonisti di leggende sudafricane e il loro manto candido simboleggiasse la bontà presente in tutte le creature. I primi avvistamenti sono stati all'inizio del Novecento, tuttavia, sono stati seguiti da molti altri, anche se non frequenti, sino al 1975, quando una cucciolata di leoni bianchi è stata scoperta e documentata nella Riserva di Timbavati dal naturalista Chris McBride[2].
La scoperta suscitò l'interesse della comunità scientifica, perciò i leoncini furono prelevati dalla savana. Gli zoo sudafricani di Pretoria e di Johannesburg svilupparono un programma di allevamento selettivo allo scopo di ottenere delle linee di leoni bianchi da destinare a zoo e circhi. Dagli anni '90 del secolo scorso, la presenza dei leoni bianchi è comune nei principali zoo-parchi e circhi in tutto il mondo.

In virtù della loro bellezza e rarità i leoni bianchi sono da sempre considerati delle ambitissime prede dai cacciatori, sia indigeni (per i quali i leoni bianchi erano messaggeri degli dèi) che europei. Nel libro Mystery of the White Lions – Children of the Sun God, Linda Tucker riporta che i leoni bianchi venivano allevati intenzionalmente, per poi essere uccisi da facoltosi cacciatori, nei safari di caccia grossa.
Oggi questi allevamenti non esistono più e i leoni bianchi sono severamente protetti.

Genetica modifica

Il gene recessivo responsabile di questa mutazione è chiamato chinchilla o color inhibitor. Il colore del leone si schiarisce gradualmente fino a diventare crema o avorio (colore noto con il nome di biondo)[3].
Essendo il gene recessivo, si avranno leoni bianchi in una cucciolata soltanto quando si accoppiano due leoni bianchi (probabilità del 100%), due leoni fulvi con un gene recessivo (probabilità del 25%), o uno bianco e uno fulvo col gene recessivo (probabilità del 50%).

Diffusione modifica

Ogni tanto si trova un leone bianco, nato spontaneamente, in qualche Riserva del Sudafrica, in particolare nella Riserva naturale di Timbavati e nel Parco Nazionale Kruger. Questa colorazione penalizza i leoni in natura perché vengono avvistati facilmente dalle prede, che riescono così a fuggire. Un leone bianco è quindi spesso condannato alla morte per inedia.

Tuttavia, la maggior parte degli esemplari con questa mutazione si trova nei Circhi e nei Parchi-zoo, dove questi leoni vengono tenuti per la loro bellezza e fatti riprodurre in maniera selettiva, con l'obiettivo di incrementarne la popolazione. La quantità esatta dei leoni bianchi è ignota, ma nel 2004 ne erano vivi almeno 30.

Note modifica

  1. ^ Copia archiviata, su lecornelle.it. URL consultato il 2 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2017).
  2. ^ (EN) The rare white lions, su lairweb.org.nz. URL consultato il 7 giugno 2010.
  3. ^ (EN) Caratteristiche del Leone Bianco, su whitelions.org. URL consultato il 7 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2010).

Bibliografia modifica

  • I bianchi leoni di Timbavati - McBride Christofer, 1978 Rizzoli Editore
  • Il mistero dei leoni bianchi - Tucker Linda, 2011 DeAgostini, ISBN 978-88-418-6470-8

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