Apuleio

scrittore e filosofo romano
(Reindirizzamento da Lucio Apuleio)
Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo politico romano, vedi Lucio Apuleio Saturnino.

Lucio Apulèio Madaurense[1] (in latino Lucius Apuleius Madaurensis oppure Lucius Appuleius Madaurensis; Madaura, 125 circa[2][3][4]Cartagine, post 170[3][4]), meglio conosciuto semplicemente come Apuleio, è stato uno scrittore, filosofo e retore romano.

Ritratto immaginario di Apuleio

Autore poliedrico, compose molte opere di vario argomento delle quali ci sono pervenute: l'Apologia[2][3] (Difesa) o la Pro se de magia liber[2][3] (Libro sulla magia a favore di se stesso), prima opera retorica, è l'orazione tenuta per discolparsi dall'accusa di magia nel processo di Sabrata;[2] i Florida,[2][3] seconda opera retorica, sono una raccolta di ventitré brani oratori sui temi più disparati[5]; le Metamorfosi[2][3] (Metamorphoseon libri XI[3]), note anche come L'asino d'oro[2][3] (Asinus aureus[3]), un romanzo che racconta le ridicole avventure di un certo Lucio, che sperimenta con la magia e viene accidentalmente trasformato in un asino; e tre trattati filosofici: il De deo Socratis[2][5] (Il demone di Socrate), un trattatello di demonologia, in cui si distinguono più classi di dèmoni, spiriti che per natura stanno in mezzo tra gli dèi e gli uomini;[2] il De mundo[2][5] (L'universo), rifacimento più che traduzione di uno scritto omonimo erroneamente attribuito ad Aristotele;[2] e il De Platone et eius dogmate[2][5] (Platone e la sua dottrina), un'introduzione esegetica alla filosofia di Platone.[2]

Ad Apuleio viene attribuito un prenomen, Lucius, ma molto probabilmente questi gli è stato affibbiato per il fatto che l'autore viene identificato con il protagonista del suo romanzo,[2][3][4] Lucio appunto. L'appellativo di Madaurensis,[2] invece, deriva dalla sua città natale, Madaura (attuale Mdauruch,[2] in Algeria).

Biografia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della letteratura latina (117 - 192).
 
Apuleii Opera omnia, 1621

Nascita e formazione modifica

Apuleio nacque a Madaura, un piccolo ma importante centro abitato della provincia romana dell'Africa proconsolare (oggi compreso nella provincia algerina di Souk Ahras), intorno al 125 d. C.

La sua famiglia, d'etnia berbera[3] (nella fattispecie d'origine per metà numida e per metà getula[2][3][N 1]) ma perfettamente romanizzatasi, era benestante ed influente: il padre fu infatti duumviro, la più alta magistratura municipale, e lasciò ai suoi due figli una consistente eredità di quasi due milioni di sesterzi; Apuleio consumerà la sua parte in viaggi.

L'istruzione dello scrittore si può suddividere in due fasi:

  • I primi studi di grammatica e retorica, che segue a Cartagine.
  • I successivi poi, afferenti ad una gamma d'ambiti quali la poesia, la geometria, la musica e soprattutto la filosofia, che conduce invece ad Atene.

«E anche altre coppe bevvi ad Atene: quella elaborata della poesia e quella limpida della geometria; quella della musica, dolcissima, e quella un po’ austera della dialettica; e infine la coppa della universale filosofia, davvero pari al nettare, di cui non ci si sazia mai»

S'interessa anche dei riti misterici: a Cartagine dei misteri di Esculapio, il corrispettivo romano del dio greco della medicina e della guarigione Asclepio, e ad Atene dei misteri eleusini.

Viaggi modifica

(LA)

«utpote peregrinationis cupiens impedimentum matrimoni aliquantisper recusaueram»

(IT)

«bramoso com'ero di viaggiare, respinsi per qualche tempo l'impaccio del matrimonio»

Apuleio è un grande amante dei viaggi: brillante conferenziere e curioso d'ogni scienza, filosofia o culto, è a lungo una specie di clericus vagans del suo tempo. Alcune tappe del suo pellegrinaggio segnano particolarmente il suo vissuto e la sua sensibilità: recatosi a Roma, è iniziato al culto di Osiride e di Iside e intraprende con successo la carriera dell'avvocato, prosegue per l'Egitto, Samo (isola natale di Pitagora), Gerapoli e l'Oriente, dove approfondisce la sua cultura filosofica e religiosa.

Il processo per magia modifica

(LA)

«Aggredior enim iam ad ipsum crimen magiae»

(IT)

«Eccomi così arrivato all'accusa di magia»

Sulla via di Alessandria, Apuleio sosta a Oea (l'odierna Tripoli), dove si imbatte in un vecchio compagno di studi, Ponziano, che lo trattiene offrendogli ospitalità. La madre di Ponziano, Emilia Pudentilla, è vedova, non bella, ma particolarmente benestante. Pudentilla vuole sposarsi con Apuleio, perché fidato amico e, in quanto filosofo, indifferente alla ricchezza. Apuleio, inizialmente ritroso, cede alle insistenze della donna e i due si uniscono in matrimonio. Dì lì a breve Ponziano muore e i parenti di Pudentilla, per timore di perdere la ricca eredità, accusano Apuleio di aver sedotto la vedova con incantesimi e magie per estorcerle il lascito; vorrebbero accusarlo di aver ucciso Ponziano ma non hanno prove a sufficienza. Dunque rimane l'accusa di magia: viene accusato non di usare la magia sporadicamente, ma di farne un uso costante e di esercitare la professione di mago (tale reato veniva punito con la pena capitale).

È avviato un processo a suo carico, che viene celebrato a Sabratha, in Tripolitania, di fronte al proconsole romano Claudio Massimo, si suppone tra la fine del 158 e gli inizi del 159. Questa bega legale espone Apuleio addirittura alla pena capitale, in osservanza della lex Cornelia de sicariis et veneficis emanata dal dittatore Silla nell'81 a.C. Anche grazie all'orazione difensiva, poi pubblicata col titolo di Apologia o Pro se de magia, Apuleio viene assolto, o almeno così si può dedurre dal tono trionfale nella stessa.

Gli ultimi anni modifica

Per merito delle sue pubblicazioni, Apuleio riscuote grande fama di filosofo platonico. Ritornato a Cartagine, la sua gloria viene riconosciuta con la sua investitura a sacerdos provinciae ("sacerdote della provincia"), una carica di grande prestigio religioso e civile: gli è affidato il culto dell'imperatore e di Roma, ma anche funzioni di governo e di rappresentanza. Muore dopo il 170, anno a cui risalgono le ultime notizie a suo riguardo, ma probabilmente le Metamorfosi contengono allusioni o riferimenti ad un rescritto di Marco Aurelio e Commodo del 177 e ciò sposterebbe la data di composizione dell'opera e quindi della morte dell'autore circa al 180.

Stile e linguaggio modifica

 
Rappresentazione di Apuleio affiancato da Pánfila che si trasforma in gufo e l'Asino d'oro.

Apuleio usa uno stile prosastico ibrido: da un lato è manieristico, imitazione dello stile dell'età repubblicana (da qui, l'uso di termini, che si rifanno alla poetica di Catullo), e di arcaismi; dall'altro è innovativo, ricorrendo a termini del dialetto latino africano e neologismi, ai quali si aggiunge l'uso di espressioni colloquiali e gergali.

Ne Le metamorfosi, si fa più marcata la distanza dal modello ciceroniano di concinnitas e l'avvicinamento ad una maggiore suggestività, realizzata attraverso la musicalità, il ritmo e le figure sonore.

Apuleio è, inoltre, seguace della Seconda sofistica (conosciuta anche come Nuova sofistica o Neosofistica), un movimento culturale sviluppatosi in Grecia tra il II secolo e il VI secolo che riprende l'uso della dialettica e della retorica sofistica nella forma, ma abbandonandone i temi filosofici ed etici nel contenuto. Apuleio si distingue, infatti, per la sua abilità retorica. Ne dà prova nelle sue conferenze, verbalizzate nei Florida, di quand'è viaggiatore, come nel discorso difensivo, rivisto e trascritto nell'Apologia, di quando è più maturo.

Rapporto tra magia e filosofia modifica

Il II secolo, età in cui visse Apuleio, è segnato da una profonda crisi spirituale. Il cosmopolitismo si afferma nell'Impero romano e decade il valore della cittadinanza romana, che legava il cives romanus alla res publica. Questa tendenza centrifuga favorisce un conseguente riflusso nel privato, concentrando l'attenzione sulle problematiche e sugli affanni che più interessano l'individuo, come la paura della morte e della perdita dell'«io». Per trovar conforto da queste angosce, l'uomo del II secolo adotta un atteggiamento sempre più rivolto al misticismo, che interessa tutti i campi culturali.

All'interno di questo contesto, Apuleio aderì al medioplatonismo, che ben incorpora tutte le tendenze della sua epoca. Il medioplatonismo è una corrente filosofica sviluppatasi tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., che riprende le dottrine non scritte di Platone. Esso, talvolta, si rivolge anche ad altre tradizioni di pensiero, come il pitagorismo e l'orfismo, che vertono su un forte misticismo in grado di spingersi oltre un'indagine puramente materiale della realtà.

La componente mistica è fondamentale nella visione medioplatonica: essa è la via di separazione dal proprio corpo che costringe l'anima come in una prigione, e della conseguente ascensione verso il divino. Apuleio dimostra la sua adesione a questa corrente filosofica in modi diversi. I primi riscontri si trovano nel trattato filosofico De deo Socratis, che espone la sua visione filosofica in relazione a quella socratica, quindi nella dottrina demonologica esposta da Apuleio. Allo stesso modo, manifestazione dell'affiliazione dell'autore col medioplatonismo è anche il suo forte interesse per la magia, i rituali e i culti misterici. Gran parte della sua formazione è sicuramente dedicata, infatti, ai misteri di Esculapio e ai misteri eleusini. La stessa vicenda di Lucio, il protagonista de Le metamorfosi, riconosciuta come fortemente autobiografica, conferma la sua dedizione alla magia.

Le opere modifica

Apuleio scrisse moltissimo, in versi e in prosa, in greco e in latino, ma molti dei suoi scritti sono andati perduti; quelli pervenuti sono Le metamorfosi e alcune opere minori.

Le metamorfosi modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Le metamorfosi (Apuleio).
 
Amore e Psiche, episodio delle Metamorfosi

L'opera maggiore di Apuleio è certamente Le metamorfosi, unico romanzo in lingua latina risalente all'epoca romana pervenutoci integralmente. L'opera è conosciuta anche col titolo L'asino d'oro, indicato da sant'Agostino in De civitate Dei XVIII, 18; è diviso in 11 libri.

La trama del romanzo presenta notevoli somiglianze con un'operetta greca, Lucio o l'asino conservata tra quelle di Luciano di Samosata (il neosofista contemporaneo di Apuleio): le due opere probabilmente sono da ricondurre ad una fonte comune. Importante nelle Metamorfosi è il rapporto dell'autore con la tradizione della fabula Milesia. Apuleio fa spesso riferimento a tale genere letterario, fin dalle prime parole del proemio rivolte al lettore.

Opere minori modifica

Apuleio fu autore anche di diversi scritti di filosofia e retorica, di inferiore rilevanza letteraria rispetto a Le metamorfosi. Alcuni di questi non sono pervenuti all'età moderna.

Opere pervenute modifica

Le opere pervenute all'età moderna sono filosofiche e retoriche. Quelle di argomento filosofico:

  Lo stesso argomento in dettaglio: Opere filosofiche di Apuleio.
  • De deo Socratis ("Il demone di Socrate"), trattato filosofico che esamina la teoria demonologica di Socrate e ne espone una propria in modo articolato. È influenzato dalle filosofie orientali: i dèmoni assumono forma angelica di intermediari tra gli dèi e gli uomini e presiedono a rivelazioni e presagi.
  • De mundo ("L'universo"), rifacimento d'ispirazione stoica dell'omonimo trattato pseudo-aristotelico, risalente al periodo della giovinezza.
  • De Platone et eius dogmate ("Platone e la sua dottrina"), sintesi della fisica e dell'etica di Platone. Si suppone dovesse esser seguita da una logica, probabilmente Perì hermeneias. Emergono le teorie misteriche ed iniziatiche proprie di Apuleio.

Quelle di argomento retorico:

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apologia (Apuleio).
  • Apologia o Pro se de magia liber, trascrizione del discorso difensivo, successivamente rielaborato e diviso in due libri, pronunciato al processo per magia del 158. Costituisce l'unica orazione giudiziaria di età imperiale a noi pervenuta. l'opera è suddivisa in due parti: nella prima parte Apuleio si dedica ad un excursus sulla magia affermando che per alcuni popoli il mago era considerato un sacerdote, mentre nella seconda parte ritorna sulla questione di Pudentilla e inizia la sua apologia spiegando la questione dal suo punto di vista. Per quanto riguarda lo stile, nell'opera si rintracciano tutte le tecniche compositive di Apuleio: folgorazioni, sospensioni, parallelismi, allitterazioni ed altre nuove espressioni. C'è un largo uso dell'ironia e altre tecniche oratorie di gusto neo-sofistico. Per quanto riguarda i contenuti, lo scritto è fortemente autobiografico, grande fonte, quindi, di informazioni riguardo alla vita dell'autore. Il carattere autobiografico è, tuttavia, romanzato: la figura dell'autore appare emblematica, quasi mitica. L'orazione è incentrata a marcare la differenza d'intenti tra filosofia e magia: riflessione, purificazione e innalzamento spirituale, la prima; danno alle altre persone, la seconda.
  • Florida ("Fiori vari", quindi florilegio, in cui si rintraccia l'etimologia di "antologia"), raccolta in 4 libri di 23 estratti di declamazioni epidittiche, discorsi tenuti durante i suoi pellegrinaggi, specialmente a Roma e Cartagine. Emerge una grande varietà di tematiche. Vi è, però, un maggior interesse per l'aspetto formale: Apuleio vuole ottenere il plauso del pubblico.

Opere pervenute parzialmente o non pervenute modifica

Ad Apuleio sono ascritte diverse opere andate perdute. Queste interessavano diversi campi: cultura generale (Quaestiones conviviales, De republica, De proverbiis, Epitome historiarum), scienza (De arboribus, De piscibus, De re rustica, Naturales quaestiones, De musica, De arithmetica) e letteratura (Ludicra, Hymni in Aesculapium e Carmina amatoria, di cui rimangono conservati solo due epigrammi in Apologia 9).

A queste opere vanno aggiunte una traduzione del Fedone e de La Repubblica platonici, la traduzione de L'arte aritmetica di Nicomaco di Gerasa e Hermagoras, ritenuto da molti un secondo romanzo.[6]

Pseudo-Apuleio modifica

Vi è, inoltre, in corpus di opere di discussa ascrivibilità (cosiddetto "Pseudo-Apuleio"), che si sospettano non autentiche ma solo legate alla fama di Apuleio come taumaturgo e guaritore.

Tra queste, il trattatello di logica Perì hermeneias, che forse doveva seguire il De Platone et eius dogmǎte, Physiognomonĭa, De remediis salutaribus e De herbarum virtutibus.

Fortuna modifica

Apuleio godette di un'eccezionale fama già da vivo: sappiamo di due statue erettegli dai Cartaginesi e di altre anche altrove (ne parla lui stesso in Florida 16), e disponiamo della lapide del basamento di una statua a lui dedicata dai suoi concittadini di Madaura.

L'Africa dell'ultimo paganesimo esaltò Apuleio per il profondo afflato religioso del libro X delle Metamorfosi e per le sue virtù di mago e taumaturgo, contrapponendo i suoi miracoli, e quelli di Apollonio di Tiana, ai miracoli di Cristo. All'inizio del V secolo Apuleio diventa bersaglio dell'apologetica cristiana. La voce meno ostile è quella dell'africano Agostino, che proprio a Madaura studia fino ai sedici anni (Confessiones). Agostino non mostra di credere ad Apuleio mago, né ai suoi miracoli (Epistulae 138), rispetta e combatte l'Apuleio filosofo neoplatonico e la sua teoria dei demoni, apprezza molto però lo scrittore e il retore e soprattutto battezza le Metamorfosi col titolo L'Asino d'oro, titolo con cui il romanzo è conosciuto nel Medioevo.

Per secoli di Apuleio si lessero solo le opere filosofiche, finché con l'Umanesimo l'interesse si spostò sulle Metamorfosi. Il vero riscopritore delle Metamorfosi è Boccaccio, che copia il romanzo già intorno al 1338. La prima traduzione in volgare del romanzo apuleiano fu del Boiardo nel Quattrocento, seguita dalla rielaborazione dei primi dieci libri dal Firenzuola col titolo L'Asino d'oro (1525). Non solo in Italia, ma in tutta l'Europa le Metamorfosi si diffusero in ottime e numerosissime traduzioni, esercitando un influsso senza confronti per vastità, consistenza e continuità sulle singole narrative nazionali: oltre alla novellistica, da ricordare anche i romanzi picareschi e, in età romantica, quelli di magia e visionari.

Note modifica

Annotazioni

  1. ^ Apuleio stesso si definiva "seminumida et semigetulus", ovvero mezzo numida e mezzo getulo. (Apologia, 24)

Fonti

  1. ^ Francesco Geraci: Lucio Apuleio Madaurense Oratore Awocato e Conferenziere. Pp. 247. Reggio: Giuli, 1935. Paper, L. 11.75., in cambridge.org. URL consultato il 23 maggio 2018.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Carlo Landi, APULEIO, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929. URL consultato il 23 maggio 2018.  
  3. ^ a b c d e f g h i j k l Apulèio, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 23 maggio 2018.
  4. ^ a b c Giorgio Paolini, LUCIO APULEIO, in filosofico.net. URL consultato il 23 maggio 2018.
  5. ^ a b c d Le opere filosofiche di Apuleio, in tesionline.it. URL consultato il 23 maggio 2018.
  6. ^ Apuleio, La magia, BUR 2006, Milano, pag. 7.

Bibliografia modifica

Studi sull'autore
  • Luca Graverini, Le Metamorfosi di Apuleio. Letteratura e identità, Ospedaletto, Pacini, 2007. ISBN 978-88-7781-869-0.
  • Adriano Pennacini, Pierluigi Donini, Terenzio Alimonti, Anna Monteduro Roccavini, Apuleio letterato, filosofo, mago, Bologna, Pitagora, 1979 e 1984. ISBN 978-88-371-0215-9.
  • Gigliola Maggiulli, M. Franca Buffa Giolito, L’altro Apuleio. Problemi aperti per una nuova edizione dell’Herbarius, Napoli, Loffredo, 1996.
Studi sulle opere
  • Apuleio, La novella di Carite e Tlepolemo (a cura di Lara Nicolini), Napoli, D'Auria, 2000. ISBN 88-7092-175-1.
  • Laura Biondi, Recta scriptura. Ortografia ed etimologia nei trattati mediolatini del grammatico Apuleio, Milano, LED, 2011. ISBN 978-88-7916-484-9.
  • Giuseppina Magnaldi e Gian Franco Gianotti (a cura di), Apuleio. Storia del testo e interpretazioni, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2004. ISBN 978-88-7694-445-1.
  • Claudio Marangoni, Il mosaico della memoria. Studi sui Florida e sulle Metamorfosi di Apuleio, Padova, Imprimitur 2000.
  • Laura Sanguineti White, Boccaccio e Apuleio. Caratteri differenziali nella struttura narrativa del Decameron, Bologna, EDIM, 1977.
Studi generali
  • "Apuleio", in Enciclopedia italiana e dizionario della conversazione, Venezia, Tasso, 1838, vol. 2º, pp. 541 ss.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN32115433 · ISNI (EN0000 0001 2126 8143 · SBN CFIV021072 · BAV 495/43192 · CERL cnp01260639 · Europeana agent/base/59849 · LCCN (ENn80126286 · GND (DE11850374X · BNE (ESXX1029880 (data) · BNF (FRcb125686918 (data) · J9U (ENHE987007257869205171 · NSK (HR000014955 · NDL (ENJA00462414 · CONOR.SI (SL7177827 · WorldCat Identities (ENlccn-n80126286