Luigi VI Enrico di Borbone-Condé

principe di Condé

Luigi Enrico di Borbone, principe di Condé (Louis Henri Joseph; Parigi, 13 aprile 1756Castello di Saint-Leu, 27 agosto 1830), fu il nono duca di Enghien (1756-1772), quindi duca di Borbone (1772-1818) ed infine, alla morte del padre (1818), nono ed ultimo principe di Condé. Principe di sangue reale, fu pari di Francia.

Luigi VI Enrico di Borbone-Condé
Luigi Enrico di Condé ritratto da Charles Boulanger de Boisfrémont nel XIX secolo, Reggia di Versailles
Principe di Condé
Stemma
Stemma
In carica13 maggio 1818
30 agosto 1830
PredecessoreLuigi V Giuseppe
EredeLuigi Antonio
SuccessoreTitolo estinto
Nome completofrancese: Louis Henri Joseph de Bourbon
italiano: Luigi Enrico Giuseppe di Borbone
NascitaHôtel de Condé, Parigi, Francia, 13 aprile 1756
MorteCastello di Saint-Leu, Francia, 30 agosto 1830
Luogo di sepolturaAbbazia di Saint-Denis, Parigi
PadreLuigi Giuseppe di Borbone-Condé
MadreCarlotta di Rohan-Soubise
ConsorteBatilde d'Orléans
FigliLuigi Antonio, duca d'Enghien
ReligioneCattolicesimo

Era il figlio unico dell'ottavo principe di Condé Luigi Giuseppe e di Carlotta di Rohan-Soubise, figlia di Carlo, principe di Soubise e duca di Rohan-Rohan.

Biografia modifica

La gioventù e il matrimonio modifica

Sposò nel 1770 Batilde di Borbone-Orléans, figlia di Luigi Filippo d'Orléans, duca d'Orléans e di Luisa Enrichetta de Borbone-Conti, e nipote del reggente Filippo II d'Orléans.

All'età di soli quindici anni fu ritenuto troppo giovane al momento per poter consumare il matrimonio e la sua sposa rientrò nel convento da dove era venuta, appena terminata la cerimonia, ma egli la rapì e il matrimonio fu consumato. Essi ebbero un solo figlio, Luigi-Antonio Enrico duca d'Enghien, ultimo duca di Enghien. Luigi Antonio fu fatto sequestrare, arrestare e fucilare da Napoleone su consiglio di Talleyrand nel 1804.[1]

Nel 1778, nel corso di un ballo mascherato, ci fu un alterco fra la duchessa di Borbone, moglie di Luigi VI Enrico Giuseppe, e il conte d'Artois, fratello minore del re Luigi XVI, e l'indomani i due cugini si batterono in duello al Bois de Boulogne. Divenne governatore della Franca Contea.

Nel 1789 emigrò con il padre Luigi-Giuseppe e il figlio Luigi-Antonio Enrico. Lui, suo padre e suo figlio erano ovviamente realisti, fedeli all'ancien régime, invece sua moglie era democratica e quindi favorevole alla rivoluzione. Combatté dapprima nell'armata degli emigrati comandata dal padre poi, nel 1792, si trasferì nei Paesi Bassi per organizzare una propria armata legittimista. Nel 1795 preparò la spedizione, poi fallita, del conte d'Artois in Vandea. Nel 1801 si trasferì con il padre a Londra. Nel 1814 rientrò in Francia e durante i Cento Giorni cercò di organizzare la resistenza contro Bonaparte nell'Angiò, prima di fuggire in Spagna. Nella seconda restaurazione, alla morte del padre, fu nominato gran maestro di Francia (1818). Il ricordo dell'assassinio di suo figlio lo allontanò dalla politica, alla quale erano legati alcuni dei protagonisti della tragedia di Vincennes.

La turbolenta vita sentimentale modifica

Nel 1780 si separò dalla moglie, colpevole d'averlo canzonato in uno spettacolo teatrale che lei stessa aveva messo in scena. Successivamente ebbe due figlie naturali da una cantante d'opera, Margherita Caterina Michelot:

  • Adelaide Carlotta Luisa (1780-1874), che sposò nel 1803 in prime nozze a Londra Patrizio Gabriele di Montessus, conte di Rully. Dopo la morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1831, sposò in seconde nozze Guy de Chaumont, conte di Quitry e già ciambellano dell'imperatore Napoleone I;
  • Luisa Carlotta Aglaé (1782-1831).

Durante il forzato soggiorno in Inghilterra, ove fece vita molto lussuosa, conobbe in una “casa chiusa” in Picadilly una semplice domestica di nome Sophie Dawes che divenne la sua amante e cui fece impartire un'istruzione accurata. Al suo rientro in Francia, all'avvento della Restaurazione, lei lo seguì. Dopo aver deciso di separarsi da lei, la fece andar sposa al barone di Feuchères.

Il decesso: suicidio o assassinio? modifica

Nel 1829 il duca di Borbone sottoscrisse un testamento che assegnava alla baronessa di Feuchères un legato di due milioni di franchi oltre ai suoi castelli e relative proprietà di Saint-Leu, Taverny, Enghien, Montmorency e Mortefontaine, più un padiglione del Palazzo Borbone e infine il castello di Écouen alla condizione di farne un orfanotrofio per i figli dei soldati delle armate controrivoluzionarie dei Condé e della Vandea. Lasciava poi il rimanente dei suoi beni (qualcosa come 66 milioni di franchi, oltre al castello di Chantilly) al suo pronipote e figlioccio Enrico d'Orléans, figlio di Luigi-Filippo d'Orléans, futuro re di Francia.[2]

La mattina del 27 agosto 1830, poco dopo gli eventi della Monarchia di Luglio, l'allora principe di Condé (o, come veniva allora ancor più frequentemente chiamato, duca di Borbone), che aveva rifiutato di sottomettersi al governo risultante dalla rivoluzione che aveva appena rovesciato il trono del ramo principale e stava facendo i preparativi per unirsi alla famiglia reale in esilio, fu trovato strangolato da un cappio al collo, l'estremità della cui corda era attaccata alla «spagnoletta» di una finestra[3] della sua camera da letto nel castello di Saint-Leu, che aveva acquistato nel 1816. Stranamente, i piedi del duca toccavano terra. Nulla nella vita del principe, che la sera precedente si era ritirato normalmente, lasciava presagire una qualche intenzione suicida. Subito i legittimisti fecero circolare la voce che fosse stato assassinato su mandato del sovrano Luigi Filippo I di Borbone-Orléans e della moglie Maria Amalia di Borbone-Due Sicilie, i quali avrebbero così affrettato l'acquisizione dell'eredità del duca da parte del loro ultimo figlio. Per i legittimisti Luigi VI Enrico era inoltre un possibile candidato quarto in linea di successione assieme allo stesso Luigi Filippo (in seguito all'abdicazione - da essi non accettata - di Carlo X in favore del nipote minorenne Enrico V, passando per il figlio Luigi XIX, successione non riconosciuta e invalidata dagli orleanisti, che costituivano la maggioranza dell'Assemblea Nazionale e che nominarono direttamente il reggente Luigi Filippo come re), nonostante il principe di Condé avesse almeno ufficialmente rifiutato ogni pretesa al trono.

Il confessore del duca, l'abate Pellier de Lacroix, dichiarò pubblicamente che l'ultimo principe di Condé era innocente della sua morte, il che era come dire che si trattava di un delitto. La tesi dell'assassinio si basava, peraltro senza prove concrete, sulla presunta intenzione del duca di modificare il proprio testamento a favore di Enrico d'Artois, duca di Bordeaux (ossia il successore legittimista di Carlo X), al posto del duca d'Aumale, causata dall'impressione molto negativa che gli aveva procurato la vicenda dei tre giorni gloriosi.[4] Avuta notizia di questo intendimento del duca di Borbone, i genitori del duca d'Aumale avrebbero incaricato la baronessa di Feuchères e suo fratello di assassinarlo, inscenando poi un suicidio. I seguaci degli Orléans si affrettarono a cercar di dimostrare che il defunto si era riconciliato con gli Orléans dopo il fatto dei tre giorni gloriosi, aveva fatto indossare ai suoi servitori la coccarda tricolore, aveva donato 10.000 franchi a favore dei feriti nella vicenda di quei tre giorni ed aveva riconosciuto implicitamente la regalità di Luigi-Filippo, quando si era scusato con il medesimo di non poter partecipare alla cerimonia di intronamento.[5]

Oggi si ritiene che la causa più probabile dell'evento sia stato di un tentativo di quasi-strangolamento effettuato come pratica erotica: in questo sarebbe stato aiutato (forse un po' troppo, considerato che anche lei avrebbe ricevuto un sostanzioso legato dopo il decesso del duca) dall'amante, baronessa di Feuchères, la quale, visto che il tentativo era andato ben oltre lo scopo, avrebbe organizzato, con l'aiuto del fratello, la messa in scena del suicidio[6]. Ma se la baronessa fu pubblicamente sospettata, non fu invece mai inquisita, non essendo stato possibile nell'inchiesta stabilire che si era trattato effettivamente di un delitto.[7]

Onorificenze modifica

Stemma modifica

Image Stemma
Luigi VI Enrico di Borbone-Condé
Principe di Condé, Gran Maestro di Francia

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Luigi III di Borbone-Condé Enrico III Giulio di Borbone-Condé  
 
Anna Enrichetta del Palatinato  
Luigi-Enrico di Borbone-Condé  
Luisa Francesca di Borbone-Francia Luigi XIV di Francia  
 
Madame de Montespan  
Luigi-Giuseppe di Borbone-Condé  
Ernesto Leopoldo d'Assia-Rotenburg Guglielmo d'Assia-Rotenburg  
 
Eleonora Maria di Löwenstein-Wertheim-Rochefort  
Carolina d'Assia-Rotenburg  
Maria Anna di Löwenstein-Wertheim-Rochefort Maximilian Karl zu Löwenstein-Wertheim-Rochefort  
 
Polissena Maria Khuen von Lichtenberg und Belasi  
Luigi-Enrico-Giuseppe di Borbone-Condé  
Jules de Rohan-Soubise Hercule Mériadec de Rohan  
 
Anne Geneviève de Lévis  
Carlo di Rohan-Soubise  
Anne Julie de Melun Luigi I di Melun, principe d'Epinoy  
 
Elisabetta Teresa di Lorena  
Carlotta di Rohan-Soubise  
Emanuele Teodosio de La Tour d'Auvergne Goffredo Maurizio de La Tour d'Auvergne  
 
Maria Anna Mancini  
Anne Marie Louise de La Tour d'Auvergne  
Anna Maria Cristina de Simiane de Moncha de Gordes Francesco Luigi de Simiane di Moncha  
 
Anna Teresa de Simiane de Gordes  
 

Note modifica

  1. ^ Luigi-Antonio, attivo combattente delle armate degli emigrée organizzate dal nonno Luigi Giuseppe contro la Rivoluzione francese, fu prelevato nel marzo 1804 da un battaglione della Guardia imperiale di Napoleone Bonaparte ad Ettenheim, nel regno del Baden ove si era stabilito, trasferito nel castello di Vincennes, processato prima per cospirazione contro Bonaparte, poi, non essendo sufficientemente provato questo reato, per alto tradimento (francese, l'aver combattuto contro la Francia). Condannato a morte, fu fucilato il 21 marzo in un fossato della fortezza. Il suo rapimento e la sua esecuzione, passata alla storia come "l'assassinio del duca d'Enghien", destarono un'ondata di indignazione in tutta Europa.
  2. ^ Enrico d'Orléans, duca di Aumale, si trovò all'età di otto anni erede della più grande fortuna fondiaria e finanziaria di Francia. Appassionato d'arte, il duca, che svolse la sua carriera con ottimo successo nell'esercito francese, essendo privo di eredi, lasciò all'Istituto di Francia (ente di diritto pubblico) il Castello di Chantilly, da lui perfettamente restaurato, il relativo parco con scuderie, e una raccolta di quasi 900 quadri di autori famosi, a partire dai preraffaelliti fino ai suoi tempi, oltre a trofei, libri antichi e altri oggetti d'arte.
  3. ^ Per "spagnoletta" (o spagnolette in lingua francese) si intende un tipo di chiusura da finestra costituito da un'asta verticale dotata di due ganci all'estremità: ruotata l'asta per mezzo di una maniglia centrale, i due ganci si impegnano in altrettanti occhielli posti uno in alto, sotto l'architrave della finestra, e l'altro in basso, all'altezza del davanzale.
  4. ^ Si trattò di un'insurrezione sviluppatasi nei tre giorni dal 27 al 29 luglio 1830, detti les trois glorieuses, che costituirono la cosiddetta Rivoluzione di luglio, con la quale la Seconda Restaurazione fu seguita dalla "Monarchia di Luglio". Dopo un lungo periodo di agitazione ministeriale e successivamente parlamentare, il re Carlo X tentò un'azione di forza costituzionale con le sue ordinanze di Saint-Cloud del 25 luglio 1830 per ristabilire l'assolutismo monarchico. In reazione a questo comportamento un movimento popolare si trasformò rapidamente in insurrezione repubblicana: il popolo parigino si ribellò, furono erette barricate nelle vie cittadine e gli insorti furono affrontati dalle truppe del generale e maresciallo dell'Impero Auguste Marmont. Nel corso dei combattimenti morirono circa ottocento persone del popolo e circa duecento soldati. Carlo X fuggì con la famiglia da Parigi ed i deputati liberali, a maggioranza monarchica, decisero di mantenere la monarchia a patto di un cambio di dinastia. La casa d'Orléans, ramo cadetto della linea diretta dei Borboni, successe così a quest'ultima nella persona di Luigi Filippo I che fu proclamato non più re di Francia ma re dei francesi.
  5. ^ Questi fatti sono certi ma sulla sua reale intenzione di riconoscere il diritto di Luigi Filippo al trono ci sono forti dubbi. Pare che il principe fosse inquieto ed alcuni membri del suo entourage lo avessero consigliato di lasciare il paese per precauzione. La regina Maria-Amalia si sarebbe recata personalmente da lui il 20 agosto per tranquillizzarlo.
  6. ^ Circolò allora la battuta: «Madame de Fouchéres, questa irlandesina che ha tutta l'aria di una spagnoletta» (così Guy Antonietti, Louis-Philippe, Paris, Librairie Arthème Fayard, 2002, p. 630).
  7. ^ Fra il 1831 ed il 1832 l'erede legittimo del principe di Condé, Luigi Enrico Giuseppe, principe di Rohan, suo cugino per parte di madre, tentò invano di far perseguire legalmente la baronessa de Feuchères per omicidio e quindi ottenere l'annullamento del testamento.

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Collegamenti esterni modifica

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