Luoghi di monte
I luoghi di monte erano titoli di debito pubblico in uso fin dal Medioevo.
Caratteristiche
modificaI "luoghi" erano tipicamente beni stabili, o quote, di un "monte", ovvero una fonte di risparmio per una moltitudine di soggetti. La parola monte denota - in questo contesto - un certo ammontare di denaro che viene chiesto in prestito da una amministrazione statale o da un privato:
«…denotat omnem cumulum, sive omnem massam, vel collectionem pecuniarum,…quae ad publicum usum…facta sit»
Questi beni erano spesso sgravati da altri obblighi ad esclusione della loro rendita finanziaria, la quale era idealmente sgravata anche da imposte. Si escludeva solitamente che fossero costituiti da denaro contante.
Ancora a metà del XVIII secolo i luoghi di monte venivano considerati in molte aree essere la forma di investimento più sicura e remunerativa[1].
Storia e diffusione
modificaForme di debito pubblico esistevano a Venezia, Genova e Firenze già dal XII secolo.
Stato pontificio
modificaNello Stato pontificio furono introdotti solo dal secolo XVI. Il primo monte, il Monte della Fede, fu emesso nel 1526 da papa Clemente VII Medici sul modello dei monti fiorentini dei secoli precedenti e gli introiti servirono a sostenere Carlo V nella guerra contro i Turchi. Tali titoli venivano emessi dalla Camera Apostolica ed erano amministrati da tre uffici: la Segreteria, la Computisteria e la Depositeria. I monti potevano essere di tipo vacabile o non vacabile a seconda se si estinguessero con la morte del titolare o fossero ereditabili. Naturalmente le rendite dei monti vacabili erano più alte (generalmente doppie) di quelle dei monti non-vacabili; i tassi d'interesse dei monti vacabili, che all'inizio erano del 10%, si ridussero al 3 % alla fine del Settecento.
I Monti si distinguevano anche a seconda dell'autorità che li istituiva:
- Camerali (ossia della Camera Apostolica) assumendo vari nomi derivanti o dal nome del pontefice (Monte Giulio, Monte Sisto e così via), o dalla causa per cui venivano eretti (come il citato Monte della fede); o dai redditi assegnatigli (Monte Allumiere, Monte del sale ecc).
- Comunitativi: dai nomi delle comunità (Monte Zagarolo, Monte Sermoneta);
- Baronali: dai nomi delle famiglie in favore delle quali erano eretti (Monte Savelli, Colonna, Orsini etc.).
Note
modifica- ^ Donatella Strangio, Crisi alimentari e politica annonaria a Roma nel Settecento, vol. 8, Roma, Istituto nazionale di studi romani, 1999.
Bibliografia
modifica- Roberta Masini, Il debito pubblico pontificio a fine seicento – I monti camerali, Città di Castello, Edimond, 2005, ISBN 8850002564.
- Francesco Colzi, Il debito pubblico del Campidoglio, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1999, ISBN 8881148900.
- Donatella Strangio, L’amministrazione del debito pubblico pontificio nel Settecento, vol. 122, Roma, Archivio della Società Romana di Storia Patria, 1999, pp. 277-314.
- Fausto, Piola Caselli, La diffusione dei luoghi di monte della Camera Apostolica alla fine del XVI secolo. Capitali investiti e rendimenti, Credito e sviluppo economico in Italia dal Medio Evo all'età contemporanea (1988): 191-216.
- Fausto Piola Caselli, "La disciplina amministrativa ed il trattamento fiscale dei Luoghi di Monte della Camera Apostolica tra il XVI ed il XVII secolo." Historia económica y de las instituciones financieras en Europa. Trabajos en homenaje a Ferran Valls i Taberner 12: 3525-3549.
- Michele Monaco, Il primo debito pubblico pontificio: il Monte della Fede (1526). Studi Romani 8.5 (1960): 553.