Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua rura duces

locuzione latina

La locuzione latina Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc / Parthenope; cecini pascua, rura, duces è il celebre epitaffio scritto sulla tomba di Publio Virgilio Marone, ubicata a Napoli, nel Parco Vergiliano a Piedigrotta.

Iscrizione funeraria sulla tomba di Virgilio, a Napoli, da cui è tratta la frase.

La leggenda narra che questa frase sarebbe stata dettata dallo stesso Virgilio in punto di morte.

Si traduce con "Mantova mi generò, la Calabria (il Salento) mi rapì, e ora mi tiene Napoli; cantai i pascoli, le campagne, i condottieri".[1]

L'iscrizione è un distico elegiaco, in cui sono riassunti i luoghi chiave della vita di Virgilio e le tre opere che egli compose.

  • Mantua me genuit: Virgilio nacque ad Andes, tradizionalmente identificata con l'attuale Pietole (frazione del comune di Borgo Virgilio), vicino a Mantova;
  • Calabri rapuere: morì nel Salento, all'epoca chiamato Calabria, e precisamente a Brundisium (Brindisi);
  • tenet nunc Parthenope: fu seppellito a Parthenope (Napoli) e lì giace.
  • cecini (dal verbo latino căno, -is, cecini, cantum, -ĕre, "cantare", quindi cantai). Le sue opere più importanti trattarono:
    • pascua, i pascoli, alludendo alle Bucoliche, (dal greco βουκόλος, "pastore"),
    • rura, le campagne, alludendo alle Georgiche (dal greco γεωργικός, "contadino", "agricoltura");
    • duces, i duci, ovvero i condottieri, gli eroi, alludendo all’Eneide.

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