Marcello Bonacchi

militare italiano

Marcello Bonacchi (Toritto, 11 ottobre 1919Cefalonia, 17 settembre 1943) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria per i fatti di Cefalonia.

Marcello Bonacchi
NascitaToritto, 11 ottobre 1919
MorteCefalonia, 17 settembre 1943
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto317º Reggimento fanteria
Divisione "Acqui"
GradoSottotenente di complemento
ComandantiAntonio Gandin
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieEccidio di Cefalonia
Decorazionivedi qui
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Biografia modifica

Nacque a Toritto, provincia di Bari, nel 1919, figlio di Antonio, di professione insegnante di disegno e pittore e di Nina Villone, un'insegnante. Dopo aver completato gli studi presso il Liceo "Duini" di Matera, si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Bari, lavorando nel contempo presso la filiale del Banco di Napoli di Matera Chiamato a prestare servizio militare, venne assegnato come sottotenente di complemento al 317º Reggimento fanteria[1] della Divisione "Acqui", si trovava di stanza sull'isola di Cefalonia, e lì si trovava quando fu proclamato l'armistizio dell'8 settembre 1943. Partecipò ai successivi combattimenti contro le truppe tedesche al ponte Kimonica di Varata, cadendo in combattimento a Kardakata[2] il 17 settembre 1943. Alla sua memoria nel giugno 1957 gli fu assegnata la Medaglia d'oro al valor militare. Dopo la fine della seconda guerra mondiale l'Università di Bari gli ha concesso la laurea in Legge "ad honorem". Il suo paese natale gli ha intitolato una via.

Onorificenze modifica

«Giovanissimo ufficiale di complemento, animato da viva fede patriottica, subito dopo l'armistizio con decisione e ardimento esemplari prodigava ogni sua attività nella lotta contro i tedeschi in cui era impegnato il proprio reparto, distinguendosi in disperate circostanze per costante dedizione, iniziativa e coraggio. In epico, impari combattimento, alla testa del suo plotone, che aveva saputo trascinare con l'esempio e la parola, mortalmente colpito al petto non si dava per vinto e, pistola in pugno, incitava col gesto gli uomini al combattimento, finché nuovamente colpito al capo trovava la forza di scagliare contro l'avversario la ormai inutile e scarica pistola, cadendo col volto rivolto verso il nemico ed il braccio destro teso quasi ad indicare ai suoi uomini, anche da morto, la via da seguire.»
— Ponte Kimonico-Divarata (Cefalonia), 16-17 settembre 1943.[3]
— Decreto del Presidente della Repubblica del 5 giugno 1957[4]

Note modifica

  1. ^ Assegnato alla Divisione "Acqui" a partire dal 14 novembre 1941.
  2. ^ Gianluca Mazzucco, Arrigo Petacco, La Resistenza tricolore, Oscar Mondadori, Milano, 2013.
  3. ^ Sito Quirinale scheda
  4. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 10 luglio 1957, Esercito, registro n.30, foglio n.72.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica