Marforio

1 delle 6 "statue parlanti" di Roma

Marforio è un'enorme scultura marmorea di epoca romana, risalente al I secolo, raffigurante forse il dio Nettuno, l'Oceano o il Tevere. Fu una delle sei statue parlanti di Roma, forse la più nota dopo Pasquino. La statua è conservata nei Musei capitolini.

Marforio
La statua di Marforio
Autoresconosciuto
Datasconosciuta
MaterialeMarmo
UbicazioneMusei capitolini, Roma
Coordinate41°53′36.77″N 12°28′59.62″E / 41.893548°N 12.483228°E41.893548; 12.483228

Storia e collocazione modifica

Fu rinvenuta nel Foro di Augusto, presso il tempio di Marte Ultore, nell'area poi denominata Foro di Marte, da cui è probabile provenga il nome, per deformazione dal nome latino del luogo; una seconda ipotesi si riferisce a un'iscrizione (ora scomparsa) sulla stessa statua che, secondo un documento del 1588, riportava "MARE IN FORO"; ancora un'altra ipotesi fa derivare la denominazione dal nome di una famiglia Marioli o Marfuoli che aveva una proprietà nei pressi del Carcere Mamertino, sempre nella zona dei Fori, dove la statua sarebbe rimasta fino al 1588. Un'altra ipotesi accreditata è quella riportata da alcuni storici[1] che attribuiscono la statua alla personificazione del fiume Nera, che al Tevere fornisce la gran parte delle sue acque. Questa tesi viene riportata in alcuni versi del Morelli[2].

La scultura fu inizialmente collocata ai piedi del clivus argentarius, che negli anni assunse il nome popolare di Salita di Marforio; da lì fu spostata, per volere del papa Sisto V, prima sulla piazza di S. Marco e poi sulla piazza del Campidoglio, sul lato del muro di terrapieno dell'Aracoeli, ad ornamento di una fontana progettata da Giacomo Della Porta. Nel 1594 fu restaurata, con la ricostruzione totale di una parte del viso, del piede destro e della mano sinistra che stringe una conchiglia, particolare questo che giustificherebbe l'iscrizione citata.

A metà del XVII secolo papa Innocenzo X fece spostare di nuovo statua e fontana, a causa di lavori di sbancamento verso Santa Maria in Aracoeli, necessari per l'edificazione del Palazzo Nuovo che doveva completare la piazza del Campidoglio.[3] L'intero gruppo fu poi inserito nel cortile dello stesso Palazzo Nuovo dove si trova attualmente. In occasione del trasferimento operato da Sisto V fu rinvenuta anche la grande vasca circolare di cui la statua era l'ornamento, che però fu inizialmente lasciata al suo posto e utilizzata come abbeveratoio. Nel 1816 anche la vasca fu trasferita ai piedi dell'obelisco di piazza del Quirinale, nella sede in cui si trova attualmente.

Più delle altre cinque statue parlanti, Marforio è il protagonista di numerosi dialoghi a distanza con Pasquino (una sorta di botta e risposta su problemi sociali e politici): le pasquinate, finalizzate a colpire anche pesantemente e sempre in modo anonimo i personaggi pubblici più in vista nella Roma del XVI e XVII secolo. Fino al 2008 era possibile accedere liberamente al cortile che ospita la statua, in seguito musealizzato e inserito nel percorso di visita dei Musei Capitolini.

Descrizione modifica

La statua, di dimensioni monumentali (610x242cm [4]), raffigura un personaggio maschile semisdraiato sul fianco sinistro, nudo a eccezione di un manto che gli avvolge il braccio sinistro e la parte inferiore del corpo, dal bacino in giù. La figura è dotata di una folta capigliatura e di una barba parimenti riccioluta. L'iconografia rimanda a una divinità acquatica o alla personificazione di un corso d'acqua; la conchiglia che stringe nella mano destra, aggiunta nel XVI secolo, ha stabilito la sua identificazione postuma col dio Oceano.

Note modifica

  1. ^ Andrea Fulvio, Antichità di Roma, pag. 182 - Lucio Fauno, Antichità di Roma, Libro II, cap. 10 - Francesco Angeloni, Historia di Terni - Elia Rossi-Passavanti, Interamna Nahars: storia di Terni, pag. 118 e sgg.
  2. ^ E. Morelli, Terni d'un témpu, ed. Thyrus, 1987: A Collesacro una ce ne stà/ che al Nera volse Roma dedicà/ Stà statua che Marforio angò se jiama/ conosciuta è da tutti anghi pè fama./ Lu nome primu fu però struppiato/ ché “NAR FLUVIUS” infatti era jamatu / In quantu “NAR” significaa Nera/ e “FLUVIUS” fiume. Pò da mane a sera/ ma in verità pian piano e lèmme lèmme la ENNE se cambiò e diventò EMME/ e stu "Nar Fluvius" se jiamò "Marforio" / e testo lu rennétte più notorio.
  3. ^ S. Benedetti, Il Palazzo Nuovo nella piazza del Campidoglio, 2001
  4. ^ Statua colossale restaurata come Oceano: Marforio | Musei Capitolini

Bibliografia modifica

  • Claudio Rendina, Pasquino statua parlante, in ROMA ieri, oggi, domani, n. 20 - febbraio 1990

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Collegamenti esterni modifica

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