Maria Balsa

nobile albanese naturalizzata italiana

Maria Balšić (anche Balsa o del Balzo) (in albanese Balsha; 1461 circa – dopo il 22 marzo 1514[2]) è stata una nobile albanese naturalizzata italiana.

Maria Balšić
Contessa di Acerenza e Muro
Stemma
Stemma
TrattamentoContessa
Nascita1461[1] circa
Mortedopo il 22 marzo 1514[2]
Luogo di sepolturaChiostro della Santa Maria la Nova a Napoli
DinastiaMaramonte
PadreGojko Balšić
MadreKomnina Arianiti
ConsorteGiacomo Alfonso Ferrillo
FigliBeatrice
Isabella

Biografia modifica

Origini modifica

 
Ritratto di Federico II con il falco
 
Giorgio Castriota Scanderbeg

Maria Balšić, in realtà, avrebbe dovuto portare il cognome "Maramonte", cognome che portò suo nonno Stefano Maramonte. Stefano apparteneva alla illustre famiglia dei Maramonte di Lecce che, fin dai tempi di Federico II di Svevia, ebbe numerosi feudi in Terra d'Otranto[3] ed era il cugino di primo grado[4] di Maria Thopia[5], figlia di Niketa e moglie di Balša III. Secondo le fonti dell'epoca Stefano Maramonte venne citato come "Stephanus de Maramonte Zarnagorae[6], "Mauromonte, cugino di Balsa"[7], "Stefano de Balsis".[8] Come si vedrà, il cognome "Maramonte" nelle generazione successiva non comparirà più.

Il padre di Stefano Maramonte era Filippo che, intorno al 1384, era "protovestiario[9] di Đurađ II Stracimirović Balšić"[10], Signore di Zeta (territorio in parte sovrapponibile a quello dell'attuale Montenegro) dal 1385 al 1403, data della sua morte.

Filippo era sposato con Maria, figlia di Carlo Thopia,[11] dalla quale ebbe tre figli, dei quali si conoscono solo le generalità del secondo figlio Stefano.[10][12] Stefano Maramonte era sposato con Vlajka Castriota (da non confondere con Gjela Castriota, sorella di Scanderbeg, che sposò Paolo Balšić[13]), figlia di Giovanni e sorella di Giorgio Castriota, con la quale ebbe due figli: Gojko Balšić e Ivan (alb. Gjon) Strez Balšić[8], Signori di Misia, una terra costiera "tra regio inter promontorium Rodoni, Croya et Alessium".[14][15]

Gojko Balšić era sposato con Comita Arianiti[16], figlia di Giorgio Arianiti e sorella di Andronica, moglie di Giorgio Castriota.[17] La copia ebbe tre figli: due maschi e una femmina, chiamata Maria.[18]

Gojko sostenne suo zio Giorgio Castriota, soprannominato Scanderbeg, fino alla morte di quest'ultimo nel gennaio del 1468, combattendo al suo fianco contro gli ottomani. Mentre Gojko, insieme ai suoi due figli continuò a combattere contro gli ottomani nelle forze veneziane, sua moglie Comita Arianiti con la figlia Maria di sette anni preferì rifugiarsi insieme a sua sorella Andronica Arianiti, vedova di Scanderbeg, nel Regno di Napoli.[19][18]

Matrimonio modifica

 
Sepolcro di Matteo Ferrillo, recante lo stemma della famiglia Ferrillo col cimiero di drago uscente[20][21][22]

Non sappiamo dove le donne vissero a Napoli e di cosa si occupassero. Secondo lo storico Antonio Terminio "la Regina Giovanna III raccolse con grandissima carità queste donne" e "quando la fanciulla [Maria Balšić] fu in età da marito [nel 1483[23] quando aveva 22 anni] la donò per moglie ad [Giacomo] Alfonso Ferrillo [figlio di Matteo Ferrillo] conte di Muro, signor di Genzano, Spennazzola, Rodi, Montefredano [...], Caualiero di gentilissimi costumi, affabile, huomo di bona legge, & più che mediocremente letterato, & grandissimo antiquario […]."[1][24]

La copia ebbe due figlie: Beatrice, che sposò Ferrante Orsini, 5º conte di Gravina in Puglia, e Isabella, che si sposò due volte, con Giannicola Orsini († prima del 1532) e con Luigi IV Gesualdo dei principi di Venosa.

Non è noto la data della morte di Maria Balšić. Probabilmente è stata seppellita nella tomba di Matteo Ferrillo[25] nel chiostro del convento di Santa Maria la Nova di Napoli.

Il duomo di Acerenza modifica

Nel 1479 Matteo (anche Mazzeo) Ferrillo acquistò da Ferdinando d'Aragona la città di Acerenza, semidistrutta dal terremoto del 1456.[26] A causa del danneggiamento della facciata del duomo, la chiese venne abbandonata.[27] È molto probabile che Matteo Ferrillo, dopo l'acquisto della città fece ricostruire la facciata del duomo, come dimostra il suo stemma sulla portale del duomo stesso.[28][29]

 
Stemma della famiglia Ferrillo[20][22]: scudo d'oro al capriolo (o scaglione) di rosso col capo di azzurro caricato da tre stelle d'oro[21].

All'inizio del XVI secolo, per conto di "JACOBVS ALFONSUS FERRILLUS MILES PARTENOPEIVS ET MARIA BALSA " (Giacomo Alfonso Ferrillo, milite di Napoli, e Maria Balsa), la facciata venne ricoperta con un muro a piccole bozze[30] e la cripta (conosciuta come cappella Ferrillo) venna costruita e ampliata sui resti di un antico tempio pagano d’epoca romana dedicato ad Ercole Acheruntino.[27] Questa si trova sotto il presbiterio del duomo e venne terminata nel 1524 come testimonia l'incisione del piedistallo della prima colonna di sinistra: "IACOBUS ALFON / SUS FERRILLUS / MILES PARTHENO / PEIUS ET MARIA / BALSA CONIU(NX) / MURO (corretto Muri) COMITES / ECCLESIAM SE / MIDIRUTAM ET / SACELLUM HOC / EREXERE ANNO / SALUTIS 1524 /".[31]

Il ritratto di Maria Balsa, insieme a quelli del marito e del suocero, rispettivamente Giacomo Alfonso Ferrillo e Matteo Ferrillo, è collocata nella parete laterale sinistra del succorpo ad angolo con la parete di controfacciata.[32]

In vari punti della cappella, gli stemmi della famiglia Ferrillo-Balšić (Balsa) figurano associati o in successione. Così anche sul coperchio del sarcofago marmoreo che, secondo un primo disegno, doveva contenere le spoglie di San Canio, santo patrono di Acerenza, il quale sarebbe stato sepolto da qualche parte sotto l'altare. Successivamente il "cassone di San Canio" venne dedicato al culto del Santo e usato per conservare oggetti di culto.[33][34]

Stemma modifica

 
Stemma di Maria Balšić

Lo stemma di Maria Balšić è un inquartato dove, ai due cantoni (il primo e il quarto) è rappresentato da una testa di lupo (quello dei Balšić); ai secondi (secondo e terzo) una stella di sedici raggi, come quello dei de Baux, che asserivano di discendere dal re mago Baldassarre e in suo onore avevano assunto la stella della natività, illustrata proprio con 16 raggi.[35]

Nel caso della famiglia Balšić, lo stemma originale, attribuito alla nobiltà montenegrina prima del XV secolo, viene riportato dai più illustri codici araldici, con la presenza della testa di lupo sotto forma di cimiero, nel caso proprio di Balsha III, con una stella centrata a 16 punte argentata, su sfondo rosso, da mostrarsi anche nella loro variante a otto punte come nelle monete bronzee ed in ulteriori manoscritti del XIII secolo.[36]

Questa derivazione è spiegata da diversi studi sulle origini degli stessi Balšić, vedendoli come discesi da un ramo della nobile famiglia francese De Baux, o Del Balzo, sopraggiunti allo stesso tempo nei territori montenegrini, creando una differente ramificazione nobiliare in territorio Dalmata e Slavo, mantenendo in tale senso la blasonatura originale, pur non presentando più alcun legame politico con i cadetti angioini nel XV e XVI secolo, periodo in cui si svolse il raggiungimento della giovane Maria alla Corte aragonese di Ferrante I.[36]

Stemma dei Balšić
Stemma di Balsha III
Stemma dei de Baux
Stemma dei Balšić (17° secolo)
Stemma dei Maramonte
Stemma dei Castriota
Stemma degli Arianiti

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Filippo Maramonte Maramonte di Maramonte, figlio di Giovanni e di Armenia di Luco  
 
Isabella Antoglietta, figlia di Nicolò  
Stefano Maramonte  
Maria Thopia Carlo Thopia, figlio di Andreas e di Fiametta  
 
Voisava Balšić, figlia di Balša I  
Gojko Balšić  
Giovanni Castriota Pal Castriota  
 
?  
Vlajka Castriota  
Voisava Tripalda ?  
 
?  
Maria Balšić  
Comino Arianiti Comneno ?  
 
?  
Giorgio Arianiti  
? Saccati, figlia di Nicolò, barone di Sendia Nicolò, barone di Sendia  
 
?  
Comita Arianiti  
Andrea III Muzaka Gjin I. Muzaka  
 
Suina Materango Arianiti Comneno  
Maria Muzaka  
Kyranna Zenevisi Gjin Zenevisi  
 
? Shpata  
 

Discendenza modifica

Filippo Maramonte, gran guerriero e maresciallo del regno[37] - sp. Maria Thopia, figlia di Carlo Thopia, principe feudale albanese[38][39]
?
Stefano Maramonte (conosciuto anche come Balšić), cavaliere-capitano, fedele di Alfonso I di Napoli (1438) - sp. Vlajka Castiota[38][10][40]
Gojko (conosciuta come Balšić), Signore di Misia, una terra costiera "tra regio inter promontorium Rodoni, Croya et Alessium".[14][41] - sp. Comita Arianiti.[23]
maschio, † Ungheria[43]
maschio, † Ungheria[43]
Maria (conosciuta come Maria Balšić; * 1461; dopo il dopo 1514) - sp. 1483 Giacomo Alfonso Ferrillo († 1530 ca.[44]), Conte di Muro Lucano.[23][18]
Beatrice - sp. Ferrante Orsini († 6 dicembre 1549, Napoli), 5º Conte di Gravina in Puglia; alla morte del padre ereditò il contado di Muro con Acerenza ecc.[45]
Giannicola, detto Conte di Matera, Nobile Romano e Patrizio Napoletano - sp. Isabella Ferrillo, figlia ed erede di Giovanni Alfonso Conte di Muro Lucano ecc. e di Maria Balšić.[45]
Livia - sp. Jacopo Vitelli, Signore di Amatrice.[45]
Giovanna - sp. Ludovico IV Martino di Capua, 10º Conte d’Altavilla.[45]
Antonio (+ 1553), 6º Duca di Gravina, 2º Conte di Matera, Signore di Sant’Agata, Vaglio, Ruoti, Spinazzola e Acerenza - sp. Felicia Sanseverino d’Aragona, figlia di Pietro Antonio, 4º Principe di Bisignano e di Giulia Orsini dei Signori di Bracciano.[45]
...[45]
Flavio († Napoli 17 luglio 1581), Vescovo di Muro Lucano dal 1560.[45]
Ostilio (* 1543; † 1579), Signore di Solofra dal 1558 - sp. 1° Eleonora (o Dianora) Caracciolo, figlia di Ferdinando, 1º Duca di Feroleto; 2° Diana del Tufo, figlia di Paolo, Barone di Vallata e Vietri.[45]
...[45]
Virginio († testamento: 1º marzo 1573), Signore di Montelibretti - sp. 1° Ersilia Orsini, figlia di Ludovico, 7º Conte di Pitigliano; 2° Giovanna Caetani, figlia di Bonifazio I, 4º Duca di Sermoneta[45]
...[45]
Flaminio († 29 gennaio 1582), autorizzato a comprare Muro Lucano e Solofro dalla madre con Regio Assenso dato a Madrid il 4 marzo 1580 - sp. Lucrezia del Tufo, figlia di Paolo, 1º Barone di Vallata.[45]
...[45]
Caterina - sp. Alfonso II de Cardenas, 4º Marchese di Laino.[45]
Francesco († post 1571), capitano nelle truppe pontificie alla battaglia di Lepanto (1571).[45]
Emilia.[45]
Maria.[45]
Giustiniana.[45]
Giacoma (naturale) - Giacomo Caldora.[45]
Isabella († Conza, 1571) - sp. 1° Giannicola Orsini (suo nipote; † prima del 1532), figlio di Ferdinando Orsini, 5° duca di Gravina e di Angela Branai Castriota, figlia di Giovanni e di Giovanna Gaetani dell’Aquila d’Aragona[45]); 2° 4532 Luigi IV Gesualdo, Conte di Conza, Principe di Venosa.[45][46]
Sveva o Severa (* Napoli 1535; † Napoli 22 febbraio 1603) - sp. 1° 1554 Pietro Antonio Carafa dei Conti di Policastro; 2° 1559 Carlo d’Avalos d’Aquino d’Aragona, Principe di Montesarchio.[46]
Fabrizio II, 2º Principe di Venosa - sp. 1562 Geronima Borromeo, figlia di Giberto.[46]
...[46]
Alfonso, Cardinale di Santa Romana Chiesa dell’Ordine dei Diaconi nel Concistoro dal 26 febbraio 1561.[46]
Maria (* Napoli 1541, † Vico del Gargano 1593)[46]
Carlo, cavaliere dell’Ordine di Malta (* Napoli 1543, † Napoli ? aprile 1566).[46]
Giulio, 1º Barone di Palomonte dal 1575.[46]
Costanza (* Napoli 1547, † Gravina 1605) - sp. 1572 Ferdinando II Orsini, 7º Duca di Gravina.[46]
...[45]
Ivan (alb. Gjon) Strez (conosciuta come Balšić; † prima del 1468[42]), Signore di Misia, una terra costiera "tra regio inter promontorium Rodoni, Croya et Alessium".[14][41][23]
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Maria Balšić, presunta figlia di Vlad III di Valacchia modifica

 
La Mysia in Turchia
 
Mappa della Romania e della Bulgaria con la Dobrugia evidenziata

Nel 2012 vennero pubblicati due articoli giornalistici nei quali l'autore, Raffaele Glinni, sostenne che Maria potrebbe essere la figlia segreta di Vlad III di Valacchia[47][48] e quest'ultimo potrebbe essere seppellito nella tomba di Matteo Ferrillo nel chiostro del convento di Santa Maria la Nova di Napoli. Qui si analizzano solo alcune delle affermazioni dell'autore:

  1. "E' evidente [...] che la piccola Maria, fu indicata quale figlia di Angelina Commena, sfruttando l’omonimia con la figlia di questa, al fine di farla entrare in Italia quale figlia di un Voivoda Slavo, quindi con il grado dovuto di Principessa."[47] In realtà, sulle origini di Maria Balšić si rimanda al testo del capitolo "Origini" in questa pagina.
  2. "Comita Commena, settima sorella di Andronica, che andò a sposare Gojko Balsha Signore di Misia[18] (remota regione dell'Asia Minore), privo del grado di Voivoda."[48] Secondo l’autore dell'articolo si tratterebbe di una terra storica nell'odierna Turchia; mentre nel 2014 lo stesso autore afferma che la Misia si troverebbe nella Dobrugia, territorio che attualmente suddiviso tra la Romania e la Bulgaria.[49] Inoltre Giovanni Musachi, autore della "Historia della casa Musachia" scritta nel 1510, a pagina 300 specifica che la Misia è una terra costiera "tra regio inter promontorium Rodoni, Croya et Alessium" nell'odierna Albania.[14][15]
  3. L'arma rappresentata sulla lapide di Matteo Ferrillo nel chiostro del convento di Santa Maria la Nova di Napoli, ha succitato la fantasia di chi lo vuole "un cavaliere dell'Ordine del Drago, di cui fece parte il padre del "nostro" Dracula, Vlad II".[50] In realtà, se analizziamo l'arma della famiglia Ferrillo, vediamo che, secondo le regole dell'araldica è composta (partendo dalla parte inferiore) dallo scudo, dall'elmo nel timbro, i lambrecchini attaccati al cercine che si trova sul elmo e in cima il cimiero a forma di drago che, in araldica simboleggia vigilanza, custodia e fedeltà.[51]

Note modifica

  1. ^ a b Antonio Terminio, 1581, p. 26.
  2. ^ a b Il 22 marzo 1514, il sangiacco di Valona nella sua lettera al conte di Muro (Giacomo Alfonso Ferrillo) saluta la "[...] [con]sorte como e patre qnto ad n[ost]ra figliola p[ro]pria et non meno ad madamma Comita [Arianiti] sua matre n[ost]ra qnto e sore." (Alberto Rescio, 2018, p. 357.)
  3. ^ Berardo Candida Gonzaga, 1882, p. 107.
  4. ^ Il termine cugino viene assimilato per semplificazione al cugino di primo grado cioè il figlio degli zii.
  5. ^ Maria era la figlia di Niketa (Nikola) Thopia: "Niketa, des Schwiegervaters Balschas", cioè Niketa, lo suocero di Balša III (Nicolae Iorga, 2017, p. 367.), (John Van Antwerp Fine, 1994, p. 512)
  6. ^ Stefano aus Maramonte Zarnagorae, termine in latino per montagna nera (Carolo du Fresne, 1729, p. 268)
  7. ^ Giacomo Luccari, 1605, p. 85.
  8. ^ a b Giuseppe Gelcich, 1899, p. 314.
  9. ^ Il titolo di protovestiario esisteva nella Serbia medievale dai tempi di Stefano Uroš II Milutin (1282-1321), re dei serbi, e il suo ruolo era quello di occuparsi delle finanze statali. Questa posizione veniva spesso assegnata a mercanti di Cattaro o Ragusa che avevano esperienza nella gestione delle finanze. Il titolo di protovestiario andò in disuso nel 1435 e le sue precedenti funzioni furono trasferite ai Kaznac.
  10. ^ a b c Giuseppe Gelcich, 1899, p. 317.
  11. ^ Carlo Thopia era sposato con Voisava Balšić, figlia di Balša I (nonno di Đurađ II Stracimirović Balšić), Principe di Zeta. (Giuseppe Gelcich, 1899, pp. 316.)
  12. ^ Universitas di Campi, su siusa.archivi.beniculturali.it.
  13. ^ Theodōros Spandouginos, 1977, p. 96)
  14. ^ a b c d Споменик (Un monumento), 1942, p. 231-232.
  15. ^ a b Giovanni Musachi, 1510, p. 300.
  16. ^ "Комнина за Гојка Балш ића." (Djoko M. Slijepčević, 1974, p. 40.)
  17. ^ Spiridon Gopčević, 1914, p. 460.
  18. ^ a b c d Giovanni Musachi, 1510, p. 285.
  19. ^ "Questa fanciulla di setta anni [...] venne in Regno con la zia, e col figliuolo di Scanderbech [...]". (Ferrante Della Marra, 1641, p. 78).
  20. ^ a b Stemma dei Ferrillo con il cimiero del drago (JPG), su 1.bp.blogspot.com.
  21. ^ a b Nobiltà napoletana, su i-nobili-gentiluomini-napoletani.blogspot.com.
  22. ^ a b Stamma famiglia Ferrillo (JPG), su ilportaledelsud.org.
  23. ^ a b c d Giovanni Musachi, 1510, p. 534.
  24. ^ Ferrante Della Marra, 1641, p. 78.
  25. ^ Nel 1498 Matteo Ferrillo "fece innalzare per sé e per i suoi successori, come appare dalla iscrizione: Matheus Ferrillus nobili et equestri ordine insignis Muri Comes / ALphonsi li Regis Arag: a cubiculo primus ejusq: dum paterentur / Anni Gubernator posteritati consulens Sacellum hoc Virginis / Assutumptioni dicatum vivens sibi et suis F. C. / A Christi natalibus MCCCCLXXXXVIIII." (Luigi Martuscelli, 1896, p. 62).
  26. ^ Comune di Acerenza, su siusa.archivi.beniculturali.it.
  27. ^ a b La città cattedrale: viaggio alla scoperta del Duomo di Acerenza. La chiesa superiore e il borgo, su famedisud.it.
  28. ^ "[...] quello che appare sulla facciata della cattedrale è solo lo stemma della famiglia Ferrillo. Questo [...] potrebbe costituire il ragionevole indizio che i lavori di ricostruzione della facciata [...] fossero stati completati già sotto la guida di Matteo Ferrillo." (Mario Ciola, 2012, p. 10.)
  29. ^ Stemma dei Ferrillo, su catalogo.beniculturali.it. URL consultato il 1º gennaio 2023.
  30. ^ Basilicata Calabria, 1980, p. 225.
  31. ^ Piedistallo della prima colonna di sinistra.
  32. ^ Ritratto di Maria Balsa.
  33. ^ Teodosio Di Capua, La cripta Ferrillo nella Cattedrale di Acerenza, su regione.basilicata.it. URL consultato il 2 gennaio 2023.
  34. ^ La città cattedrale: fra storia e leggenda, la magica cripta del Duomo di Acerenza, su famedisud.it, 18 marzo 2015. URL consultato il 2 gennaio 2023.
  35. ^ Mario Ciola, 2012, p. 20.
  36. ^ a b Giuseppe La Porta, 2023, p. 11.
  37. ^ Ferdinando de Luca, 1852, p. 507.
  38. ^ a b Ferrante Della Marra, 1641, p. 220.
  39. ^ Capitolo 3 – Topia, su fmg.ac.
  40. ^ Ferrante Della Marra, 1641, p. 221.
  41. ^ a b Gruber e Ersch, 1868, p. 101.
  42. ^ Giovanni Musachi, 1510, p. 274.
  43. ^ a b Dopo la morte di Scanderbeg "restaro alcuni Signori Balsi in lor paese di Misia. Ma fando poi pace Venetiani col Turco, furno forzati fuggir tutti, [..] li Bassi in Ungheria [...]. (Giovanni Musachi, 1510, p. 334.)
  44. ^ Luigi Martuscelli, 1896, p. 62.
  45. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v Orsini, Duchi di Gravina e Principi di Solofra in Libro d'Oro della Nobiltà Mediterranea sul sito genmarenostrum.com.
  46. ^ a b c d e f g h i Gesualdo, Principi di Venosa in Libro d'Oro della Nobiltà Mediterranea sul sito genmarenostrum.com.
  47. ^ a b Acerenza: Il mistero della principessa ed il Conte Dracula, su enricobaccarini.com, 23 giugno 2012. URL consultato il 2 gennaio 2023.
  48. ^ a b Le SS di HIMMLER alla ricerca in ITALIA di Vlad Tepes, Dracula. IL MISTERO DELLA PRINCIPESSA DI ACERENZA, su lucanineuropa.it, 21 settembre 2012. URL consultato il 2 gennaio 2023.
  49. ^ Adriano Forgione, Dracula è sepolto a Napoli? (PDF), su oltreilchiostro.org, novembre 2014, p. 18. URL consultato il 3 gennaio 2022.
  50. ^ Adriano Forgione, Dracula è sepolto a Napoli? (PDF), su oltreilchiostro.org, novembre 2014, p. 16. URL consultato il 3 gennaio 2022.
  51. ^ Dracula nel Regno di Napoli, 2022.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica