Marsia

satiro e musico della mitologia greca
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Marsia (in greco antico: Μαρσύας?, Marsýas) è una figura della mitologia greca, figlio di Eagro. Secondo altre versioni sarebbe invece figlio di Olimpo.

Apollo sta per scorticare Marsia, 1888.
Marsia legato nudo ad una corteccia d'albero, scultura di marmo, copia romana del I-II secolo dopo l'età ellenistica, da Roma, Parigi, Louvre.

Descrizione modifica

Era un sileno, dio del fiume Marsia, affluente del Meandro in Anatolia.

Pindaro narra di come la dea Atena una volta inventato l'aulos gettò via lo strumento, infastidita del fatto che le deformasse le gote quando lo suonava.

Marsia lo raccolse, causando il disappunto di Atena, che lo percosse. Non appena Atena si fu allontanata, Marsia riprese lo strumento ed iniziò a suonarlo con una tale grazia che tutto il popolo ne fu ammaliato, convincendosi che il suo talento fosse maggiore anche rispetto ad Apollo.

Marsia, orgoglioso, non li contraddisse, finché un giorno la sua fama arrivò proprio ad Apollo, che subito lo sfidò (secondo altre versioni fu lo stesso Marsia a sfidarlo). Al vincitore, decretato dalle Muse, giudici della tenzone, sarebbe stato concesso il diritto di far ciò che volesse del contendente.

Dopo la prima prova, però, le Muse assegnarono un pareggio che ad Apollo, ovviamente, non andò bene. Così il dio invitò Marsia a rovesciare il suo strumento e a suonare: Apollo, logicamente, riuscì a rovesciare la cetra e a suonarla, ma Marsia non poté fare altrettanto con il suo flauto e riconobbe Apollo vincitore (secondo un'altra versione Apollo propose per poter eleggere un vincitore di cantare e suonare contemporaneamente, così che solo lui, che aveva uno strumento a corde, ci sarebbe riuscito). Il dio, allora, decise di punire Marsia per la sua superbia (hýbris, in greco) e, legatolo ad un albero, lo scorticò vivo.

L'episodio ispirò molti artisti tra cui Mirone, Prassitele, Ovidio, Tiziano e Dante; quest'ultimo in particolare lo ricorda nell'invocazione ad Apollo nel canto I del Paradiso (vv. 19-21).

Ovidio menziona la sorte dell'auleta nelle proprie Metamorfosi:

(LA)

«Rettulit exitium, satyri reminiscitur alter,
Quem Tritoniaca Latous harundine victum
Affecit poena. "Quid me mihi detrahis?" inquit;
"A! piget, a! non est" clamabat "tibia tanti".
Clamanti cutis est summos direpta per artus
Nec quicquam nisi vulnus erat; cruor undique manat
Detectique patent nervi trepidaeque sine ulla
Pelle micant venae; salientia viscera possis
Et perlucentes numerare in pectore fibras.»

(IT)

«Un altro si rammenta di quel satiro
cui il figlio di Latona affisse una pena
dopo averlo vinto col flauto Tritoniaco
"Perché mi scortichi?" chiese;
"Ahimè! mi pento!" gridava "un flauto non vale tanto!"
Ma mentre egli disperava gli fu strappata la pelle dalle membra
Nient'altro era che una ferita; ovunque promana il sangue,
si scoprono i muscoli liberi e, rilasciate, senza pelle,
pulsano le vene; potresti contare
le viscere zampillanti e le fibre sanguigne.»

Marsia come Socrate modifica

Nella parte finale del Simposio, Platone narra dell'elogio che Alcibiade fece a favore di Socrate paragonandolo a Marsia:

«Per fare l'elogio di Socrate, amici, ricorrerò a delle immagini. Son sicuro che lui penserà che voglia scherzare, e invece sono serissimo, perché voglio dire la verità. Io dichiaro dunque che Socrate è in tutto simile a quelle statuette dei sileni che si vedono nelle botteghe degli scultori, con in mano zampogne e flauti. Se si aprono, dentro si vede che c'è la statua di un dio. E aggiungo che ha tutta l'aria di Marsia, il satiro: eh sì, Socrate, gli somigli proprio, non vorrai negarlo! E non solo nell'aspetto!"»

Nello Pseudo-Apollodoro e in Erodoto modifica

Lo Pseudo-Apollodoro narra che Apollo uccise anche Marsia, figlio di Olimpo e inventore della piva, rifiutata da Minerva perché rendeva deforme il volto di chi la usava. Marsia sfidò Apollo ad una competizione musicale, il cui vincitore avrebbe potuto disporre liberamente della vita dell'altro. Apollo vinse la sfida mostrandosi capace di suonare la cetra alla rovescia, cosa che fu impossibile a Marsia con la piva. E in questo modo finì scorticato vivo da Apollo (Libro I, cap. 4, II[1][2]).

La stessa vicenda è ripresa nelle Storie di Erodoto[3] narrano che il Sileno Marsia era un satiro scorticato vivo da Apollo in una competizione musicale. La sua pelle fu messa pubblicamente in mostra ad Apamea di Frigia.

Note modifica

  1. ^ Biblioteca di Apollodoro ateniese. Volgarizzamento del cav. Compagnoni, traduzione di Giuseppe Compagnoni, Milano, Giuseppe Sonzogno, 25 ottobre 1826, pp. 8, 206. URL consultato il 16 febbraio 2019 (archiviato il 16 febbraio 2019).
  2. ^ (GRCEN) Sir James George Frazer, Apollodorus, Library. URL consultato il 16 febbraio 2019 (archiviato il 16 febbraio 2019).
  3. ^ Dionigi Ramanzini, Erodoto Alicarnasseo padre della greca istoria, dell'imprese de' greci e de' barbari.., su books.google.it, 1733, p. 16. URL consultato il 16 febbraio 2019 (archiviato il 16 febbraio 2019)., Storie, VII, 26, 3

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