Matteo Ricci

gesuita, matematico e cartografo italiano (1552-1610)
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Padre Matteo Ricci (Macerata, 6 ottobre 1552Pechino, 11 maggio 1610) è stato un gesuita, matematico, cartografo e sinologo italiano. È stato proclamato Servo di Dio il 19 aprile 1984 da papa Giovanni Paolo II, mentre il 17 dicembre 2022 gli viene attribuito il titolo di Venerabile da papa Francesco.[1]

Miniatura raffigurante Matteo Ricci con indosso tradizionali vesti cinesi

Vissuto al tempo della dinastia Ming, Padre Matteo Ricci ha impresso un forte impulso all'azione evangelizzatrice ed è riconosciuto come uno dei più grandi missionari della Cina. Il suo nome in lingua mandarina era Lì Mǎdòu (cinese tradizionale: 利瑪竇, cinese semplificato: 利玛窦), dalla traslitterazione delle proprie iniziali nei suoni cinesi , mentre nella cerchia dei mandarini ricevette il titolo onorifico[senza fonte] di Studioso confuciano del grande Occidente (泰西儒士T, Tàixī RúshìP).

La vita

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Dalla nascita al 1582

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Nacque in una famiglia nobile di Macerata, in una regione in cui in quegli anni vissero persone capaci di coniugare fede e umanesimo. Fin da bambino sognava di andare in Cina di cui aveva letto nell'opera di Marco Polo e del francescano Odorico da Pordenone in cui aveva trovato il racconto, tra l'altro, del ritrovamento nel 1326 dei corpi dei quattro frati martiri di Thane, uccisi nel 1321[2].

Iniziò gli studi nel 1561 nel Collegio dei Gesuiti della città natale. Nel 1568, all'età di 16 anni, fu inviato dal padre a Roma per studiare giurisprudenza al Collegio Romano. Attratto dagli ideali e dalle attività dei Gesuiti, entrò a 19 anni nella Compagnia di Gesù nel 1571 a Sant'Andrea al Quirinale. Si dedicò poi a studi scientifici ed in particolare ad astronomia, matematica, geografia e cosmologia sotto la guida di diversi maestri, tra i quali il tedesco padre Cristoforo Clavio e padre Alessandro Valignano da Chieti. Sotto l'influsso di quest'ultimo maturò la decisione di dedicarsi ad attività missionarie.

Nel 1573 padre Alessandro Valignano venne nominato "Visitatore" delle missioni delle Indie Orientali, praticamente in tutta l'Asia, con poteri vastissimi e diretta emanazione del Superiore Generale dei gesuiti. Poco prima, nel 1571 Ricci era stato testimone della cruenta battaglia di Lepanto. Nel 1577 si trasferì a Coimbra, in Portogallo, per prepararsi all'apostolato in Asia; nel marzo 1578, in ottemperanza delle strategie del Visitatore, salpò da Lisbona per l'India con 14 confratelli. Il 13 settembre giunse a Goa, avamposto portoghese sulla costa indiana. Qui trascorre alcuni anni, insegnando materie umanistiche nelle scuole della Compagnia. Nel 1580 fu ordinato sacerdote a Kochi (India), dove celebrò la prima messa il 26 luglio.

Nel frattempo, nel 1580, Valignano riuscì ad ottenere la gestione del porto di Nagasaki che trasformò da porticciolo di pescatori in porto commerciale in grado di far concorrenza a Macao ed a Goa. I proventi gli consentirono di sviluppare le missioni in tutta l'Asia. Infatti nel 1582, su sua espressa richiesta, Matteo Ricci lasciò l'India e partì a 30 anni per la Cina, paese nel quale i Gesuiti, fin dalla fondazione dell'ordine nel 1534, desideravano recarsi. Il piano per le Missioni gesuite in Cina era stato preparato dal Valignano nel 1578 con apposite istruzioni scritte al padre provinciale di Macao.

La missione in Cina

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Carta geografica completa di tutti i regni del mondo, la cui prima edizione risale al 1602

Il 7 agosto 1582, dopo due mesi di viaggio, Ricci sbarcò a Macao con il confratello Michele Ruggieri e visse inizialmente nella Cina meridionale, essendo il resto del paese proibito agli stranieri. Qui, indossati gli abiti di bonzo, si dedicò all'apprendimento della lingua e dei costumi cinesi e produsse la prima edizione della sua opera cartografica, intitolata Grande mappa dei diecimila Paesi, che univa le conoscenze geografiche dei cinesi a quelle degli occidentali.

Matteo Ricci impiegò 18 anni prima di riuscire a stabilirsi nella capitale imperiale Pechino. In questo periodo fondò cinque residenze in Cina.

Il 10 settembre 1583 Ricci ed il confratello Michele Ruggieri ottennero dalle autorità cinesi il permesso di stabilirsi a Shao-ch'ing (Zhaoqing), ad ovest di Canton, sede del viceré del Kwantung e Kwansi, dove operò vestito da bonzo. Seguendo la via teorica tracciata dal suo maestro e superiore padre Alessandro Valignano, «Farsi cinese con i cinesi» diventò presto il suo motto. Ottenne il permesso di costruire una chiesa, che venne edificata in due anni.

Nel 1588 Valignano, scontento dell'impostazione di Ruggieri alla missione - sua era stata l'idea non fruttuosa di vestirsi da bonzi - decise di allontanarlo dalla Cina lasciando la missione al solo Ricci, e lo inviò dal Papa per sollecitare la predisposizione di una ambasceria in Cina. Ricevette dal pontefice esito negativo. Ruggieri si ritirò in Italia fino alla morte.

Nel 1589 Matteo Ricci si trasferì a Shao-Chou, dove entrò in stretta amicizia con lo studioso confuciano Qu Taisu (Chu T'ai‑su); gli insegnò le nozioni basilari della matematica e gli mostrò un'invenzione tipicamente occidentale come l'orologio. Qu Taisu gli consigliò a sua volta di abbandonare le vesti da bonzo buddista e di adottare quelle dello studioso cinese. Questo gli valse la possibilità di entrare nei circoli dei mandarini, gli alti funzionari imperiali. In questo periodo egli perfezionò la lingua e riuscì a conoscere in profondità le culture del mondo cinese. Qui costruì la sua seconda chiesa, in stile locale.

Nel 1592 Ricci fu convocato a Macao da padre Valignano. I due religiosi discussero per due mesi sul criterio di "adattamento" che fosse il più confacente possibile alla cultura ed al carattere dei cinesi. Al termine, Valignano consegnò a Ricci la conseguente direttiva missionaria.

Nel 1593 padre Alessandro Valignano approvò le metodologie d'apostolato di Ricci, mutuate ed adattate dalle sue proprie teorie già applicate in Giappone, e lo spronò a recarsi a Pechino.

Così, mentre, nel 1594, Valignano fondava a Macao il "Collegio", centro per tutti i missionari di stanza in Cina ed in Giappone, la prima Università dell'Asia orientale, Ricci ed i suoi confratelli dismisero definitivamente gli abiti da bonzi buddisti, presero nomi cinesi (Li Ma Tou dove Li sta per l'iniziale del cognome Ri e Ma Tou come suono più vicino a "Matteo") e scelsero di apparire come letterati confuciani, lasciandosi crescere barba e capelli e facendosi portare in portantina da tre servi. In questo contesto Ricci ebbe la grande intuizione di identificare il cristianesimo come il naturale sviluppo del confucianesimo iniziale, da un lato facendo intendere che il cristianesimo era una pianta già seminata in oriente e non trapiantata da stranieri, dall'altro spazzando via in tal modo le sovrastrutture "filosofico-teologiche" confuciane più recenti che sarebbero andate in contrasto col catechismo. Queste innovazioni, pur tra le vivaci proteste di domenicani e francescani che stigmatizzavano, tra l'altro, l'eccessivo lusso ostentato, ricevettero il consenso del padre generale della Compagnia di Gesù, Claudio Acquaviva, e di papa Clemente VIII.

Nel 1595 Ricci progettò di recarsi a Nanchino e Pechino, partì il 18 aprile al seguito di un gran Mandarino che si recava in queste due città, ma fu fermato poco dopo l'inizio del viaggio. Il 28 giugno si stabilì a Nanchang (circa 1.460 km da Pechino), capoluogo del Jiangxi, fondandovi la terza residenza. A Nanchang, su richiesta del Principe di Kienan, raccolse e tradusse in cinese i Detti dei nostri filosofi e dei nostri santi sull'amicizia: fu la prima opera scritta in cinese da Ricci, primo sinologo europeo [richiede citazione, intanto ci sono anche Martín de Rada e Juan Cobo un po' prima]. Compose inoltre il Palazzo della memoria, un trattato di mnemotecnica che riscosse un grande successo.

Nel 1597 Ricci fu nominato Superiore della Missione di Cina.

Al seguito del Ministro dei Riti, che intendeva fargli riformare il calendario cinese, il 25 giugno 1598 Ricci lasciò Nanchang alla volta di Nanchino (circa 1.000 km da Pechino). Ritornato a Nanchino il 6 febbraio 1599, decise di fondare in quella città un'altra residenza. Ricci perfezionò il dizionarietto portoghese-cinese su cui lavorava da anni (fu il primo lavoro sinologico del genere) annotando toni e consonanti aspirate. Completò anche una parafrasi latina dei "Quattro libri" confuciani (四书) e tracciò tre carte geografiche del mondo in lingua cinese: la prima suscitò stupore e indignazione nei suoi interlocutori cinesi, perché Ricci - seguendo la tradizione cartografica occidentale - aveva posizionato l'Europa al centro del planisfero lasciando la Cina vicino al margine destro, il che appariva inaccettabile perché il nome stesso dell'Impero significa «Regno di Mezzo»; per evitare incomprensioni, nelle carte successive Ricci si sforzò di porre sempre la Cina al centro del planisfero. Egli introdusse inoltre nella cultura cinese i primi elementi di geometria euclidea. Il mandarino Wan Pan fu incuriosito dall'opera di Ricci, in particolare dagli orologi, e lo invitò alla sua corte, a Nanchino.

 
Ricci e Xu Guangqi in una illustrazione del 1670

La sua azione missionaria nel territorio cinese negli anni che vanno dal 1582 fino alla sua morte (nel 1610), ha segnato la ripresa del cattolicesimo cinese in concomitanza con tanti altri missionari non solo gesuiti ma anche francescani e domenicani, dopo un lungo silenzio che durava dal XIII secolo. L'ultima presenza cattolica in Cina può essere considerata la missione del francescano Giovanni da Montecorvino[3].

In un dibattito con i letterati confuciani, l'opinione di Ricci, secondo cui il culto dei cinesi verso gli antenati poteva essere accolto e integrato nella pratica religiosa cristiana, fu apprezzata dai mandarini e dagli eruditi cinesi. Ma nel mondo cristiano, nei decenni seguenti, esponenti di altri ordini religiosi (soprattutto gli ortodossi francescani e domenicani, peraltro molto legati, dal punto di vista politico, alla avversaria potenza spagnola[5]), ritennero che alcuni aspetti di quei culti fossero contrari ai dettami della religione cristiana fino a sfociare, dopo la morte di Ricci, in aperto, e vincente, contrasto teologico.

Alla corte dell'imperatore

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Nel 1600 Ricci ritentò la strada per Pechino rivolgendosi direttamente all'imperatore Wan Li (万历, altro nome dell'imperatore Shénzōng 神宗, regnante 1572-1620). In una missiva il gesuita menzionava l'amicizia con la Cina ed esprimeva ammirazione per la sua straordinaria cultura. L'imperatore rispose con un editto che ordinava al gesuita di recarsi a Pechino e di presentarsi con dei doni. Ricci si imbarcò e risalì per oltre 600 chilometri il Canale Imperiale, ma appena arrivato fu fatto prigioniero da Ma Tang, uno dei più potenti eunuchi di corte; dopo sei mesi, nel gennaio 1601, aiutato da mandarini amici, venne ospitato nel Palazzo degli Stranieri.

Il 24 gennaio 1601 Ricci fece il suo ingresso a Pechino. Tre giorni dopo, ammesso a corte, Ricci offrì alcuni quadri raffiguranti il Salvatore, la Madonna e San Giovanni, assieme ad altri doni di vario genere. Ricci fu così ricevuto a Corte (anche se non fu presentato all'imperatore) ed ottenne il permesso di trasferirsi nella capitale. Nel 1602 fu inaugurata la prima missione cattolica a Pechino. In poco tempo Ricci divenne amico delle élite del Paese ed ebbe licenza di celebrare la messa in pubblico. Altri 40 padri gesuiti si unirono a lui.

Padre Matteo Ricci introdusse nella cultura cinese i primi elementi di geometria euclidea, di geografia e di astronomia con l'uso del sestante, traducendo, assieme a Xu Guangqi (mandarino convertito al cattolicesimo) i primi sei libri degli Elementi di Euclide[6]. Nel 1603 avviò la polemica antibuddhista pubblicando il Tiānzhǔ shíyì (天主實義, «Il vero significato del Signore del cielo») dove accusava di "arroganza" il Buddha Shakyamuni fondatore del Buddhismo[7]. Questa pubblicazione provocò la reazione di intellettuali e monaci buddhisti, come Yúnqī Zhū Hóng (雲棲祩宏, 1535-1615) e Ŏuyì Zhìxù (蕅益智旭, 1599–1655), che a loro volta pubblicarono studi critici e polemici nei confronti del Cristianesimo.

Nel 1604 padre Alessandro Valignano distaccò la provincia della Cina da quella di Macao nominando Matteo Ricci Superiore Provinciale della Cina.

 
Padre Alessandro Valignano

Nel 1606 i tempi erano maturi per l'arrivo del Visitatore, padre Alessandro Valignano, nelle missioni cinesi fino a Pechino, ma pochi giorni prima della partenza da Macao, Valignano morì. Lasciò in eredità, in Giappone, 150000 cattolici, oltre duecento chiese, scuole, seminari, una tipografia e seicento tra presbiteri ed accoliti oltre al Collegio dei Gesuiti di Macao, primo ateneo dell'estremo oriente.
Matteo Ricci diventò così la più elevata personalità gesuita in Asia, con l'eccezione di padre Francisco Cabral che, per la sola India, aveva già sostituito Valignano nel ruolo sia di padre Provinciale che di Visitatore.

Nel 1609 fondò la Confraternita della Madre di Dio e dette inizio ai lavori della prima chiesa pubblica di Pechino.
La sua autorità e il suo prestigio sociale divennero tali che la madre dell'imperatore e numerose dame di corte si convertirono alla fede cattolica.
L'11 maggio 1610, prima che la costruzione fosse terminata, padre Matteo Ricci morì a cinquantotto anni e fu sepolto, grazie all'interessamento del suo stretto collaboratore Diego de Pantoja, nel giardino di Shal a Pechino, ove riposa tuttora. Se eccettuiamo Padre Alessandro Valignano, sepolto a Macao, all'epoca territorio cinese sotto sovranità portoghese, Matteo Ricci fu il primo straniero europeo, non diplomatico, ad essere sepolto in Cina. Nella sua vita aveva convertito, direttamente o indirettamente, tremila persone.

Dopo la sua morte i suoi contributi vennero pienamente riconosciuti dall'imperatore Wanli e le sue spoglie vennero sepolte nel cimitero di Zhalan, in un terreno che oggi costituisce il parco della Scuola di Amministrazione di Pechino.

L'opera culturale e scientifica

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Matteo Ricci si adoperò per introdurre presso i cinesi le scoperte scientifiche avvenute in Europa. Per dimostrare lo stato avanzato raggiunto dalla tecnologia europea, mostrò nei suoi incontri con i letterati confuciani e le personalità importanti un orologio automatico e la carta geografica del globo. Avendo trovato delle somiglianze tra la cultura confuciana ed alcuni aspetti della filosofia greca e latina, Ricci fece conoscere ai cinesi alcune opere fondamentali del pensiero occidentale. Tradusse in cinese il Manuale di Epitteto, intitolandolo "Il libro dei 25 paragrafi" e parafrasandone in senso cristiano molti passi[8].

 
Tomba di Ricci nel cortile posteriore del Collegio Amministrativo di Pechino

Nel 1607 Ricci, insieme con il matematico cinese convertito Xu Guangqi, tradusse i primi libri degli Elementi di Euclide in cinese. Inoltre Ricci si dedicò alla realizzazione di un atlante mondiale in cinese, curando personalmente la traduzione dei nomi europei nella lingua locale. Molti dei nomi da lui coniati sono usati tutt'oggi in Cina. Ricci, inoltre, introdusse in Europa molti aspetti della civiltà cinese, presentandoli in genere sotto una luce favorevole. In ciò ebbe un ruolo importante l'opera del gesuita fiammingo Nicolas Trigault, che tradusse in latino i suoi diari di viaggio, fornendo una versione ancora più idealizzata della classe dirigente cinese.

Riconoscimenti

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Gli è stato dedicato un cratere lunare di 71 km di diametro[9].

Celebrazioni di Matteo Ricci dal XX al XXI secolo

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De Christiana Expeditione apud Sinas suscepta ab Societate Iesu, 1622

Matteo Ricci compose in cinese più di 20 opere di matematica, astronomia e religione. Le principali sono[13]:

Intitolazioni

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Uno dei palazzi che ad Ancona ospitano gli uffici della Giunta regionale delle Marche è chiamato "Palazzo Li Madou", il nome cinese di padre Matteo Ricci.[senza fonte]

Nei media

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Il gruppo di musicisti maceratesi OGAM ha dedicato l'album Li Ma To (1995) proprio a padre Matteo Ricci[16] ed ha ripercorso il suo cammino fino a Pechino nel 1997.[17]

Nella canzone di Franco Battiato Centro di gravità permanente un richiamo indiretto al padre gesuita lo ritroviamo nella strofa "Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming".

  1. ^ https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/12/17/0941/01984.html
  2. ^ Le radici francescane della missione in Cina di Matteo Ricci. URL consultato il 4 giugno 2023.
  3. ^ (1247-1328), Frate Minore, primo vescovo di Khanbalik, l'odierna Pechino, inviato alla corte del Gran Khan del Cathay dal Papa Nicolò IV nel 1288. Cfr. Giuseppe Buffon, Khanbaliq. Profili storiografici intorno al cristianesimo in Cina dal medioevo all'età contemporanea (XIII-XIX sec.), Ed. Antonianum, Roma 2014
  4. ^ Michela Catto, L’ateismo dei cinesi in Matteo Ricci e Niccolò Longobardo. La strategia missionaria della Compagnia di Gesù in Cina, Giornale di storia, 18 (2015).
  5. ^ Girard, Pascale. "Estos nominativos no son concertados". Los religiosos y la lengua china: miradas cruzadas de dos misioneros en China, Matteo Ricci y Pedro de la Piñuela (siglos xvi-xvii). (Spanish)." Relaciones: Estudios De Historia Y Sociedad 33, no. 131 (July 2012): 43.
  6. ^ Michela Fontana, Matteo Ricci: A Jesuit in the Ming Court, Rowman & Littlefield, 2011, 1442205865, 978-1-4422-0586-4, 978-1-4422-0588-8, 1442205881.
  7. ^ Beverley Foulks (Harvard University, Ph.D. Candidate). "Duplicitous Thieves: Ouyi Zhixu's Criticism of Jesuit Missionaries in Late Imperial China", Chung-Hwa Buddhist Journal, 2008, 21, pp. 55-75)
  8. ^ Liu, Yu. "The complexities of a stoic breakthrough: Matteo Ricci's Ershiwu Yan (Twenty-five Paragraphs)." Journal Of World History no. 4 (2013): 823.
  9. ^ (EN) Moon: Riccius
  10. ^ Padre Ricci, inaugurata la mostra a Pechino. "Nuovi amici per le Marche", Il Resto del Carlino, 8 febbraio 2010. URL consultato il 19 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2012).
  11. ^ Living in China, Italian artist tells his journey Xinhua Media group (China) 4/8/2017
  12. ^ Servant of God'lives By Yu Ran (China Daily) Beijing (China) 15-10-2010
  13. ^ P. Pietro Tacchi Venturi (a cura di), Opere storiche del P. Matteo Ricci S. I., Macerata, Comitato per le Onoranze Nazionali, 1911-13.
  14. ^ Feng Yingjing fece stampare una nuova edizione a Pechino nel 1601, con prefazione di Feng Yingjing.
  15. ^ Tradotto in cinese nel 1601 da un letterato, discepolo del Ricci, di nome Li Zhicao.
  16. ^ Sergio Conforti, su Jazz Italia.
  17. ^ Cina: un pullman sulle orme di padre Matteo Ricci, su Adnkronos, 24 aprile 1997. URL consultato il 19 maggio 2022.

Bibliografia

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  • Filippo Mignini, "Matteo Ricci. Alle radici dei moderni rapporti culturali tra Italia e Cina", in Il Veltro, Roma, a. LIV, n. 1-2, gennaio-aprile 2010, pp. 11–31.
  • Margherita Redaelli, Il Mappamondo con la Cina al Centro. Fonti Antiche e Mediazione Culturale nell'Opera di Matteo Ricci sj, Pisa, Ets, 2007
  • Michela Fontana, Matteo Ricci. Un gesuita alla corte dei Ming, Milano, Mondadori, 2005
  • Giulio Andreotti, Un Gesuita in Cina, Milano, Rizzoli, 2001
  • Liu, Yu. "The Intricacies of Accommodation: The Proselytizing Strategy of Matteo Ricci." Journal Of World History no. 4 (2008): 465.
  • Gianni Criveller, Matteo Ricci, Missione e Ragione, Milano, Pimedit 2010
  • R. Po-chia hsia, A Jesuit in the Forbidden City: Matteo Ricci, 1552–1610, New York: Oxford University Press, 2010.
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  • (FR) Vito Avarello, L'oeuvre italienne de Matteo Ricci : anatomie d'une rencontre chinoise, Paris, Classiques Garnier, 2014, (ISBN 978-2-8124-3107-4)
  • Savio HON Tai-fai, "A Sapiential Synthesis of Faith and Reason: From De Amicitia of Matteo Ricci", CATHOLIC THEOLOGY AND THOUGHT. 2010-12, pp. 182-229.
  • Loewenberg, Peter. "Matteo Ricci, Psychoanalysis, and Face in Chinese Culture and Diplomacy." American Imago no. 4 (2011): 689.
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  • Un cristiano alla corte dei Ming. Xu Guangqi e il dialogo interculturale tra Cina e Occidente, a cura di Elisa Giunipero, Collana Contemporanea, Guerini e Associati, 2013, pp. 304
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  • Matteo S. J. Ricci, Il castello della memoria. La mnemotecnica occidentale e la sua applicazione allo studio dei caratteri cinesi, a cura di Chiara Piccinini. Prefazione di Alessandra C. Lavagnino, Collana La via della seta, Guerini e Associati, 2016, pp. 168.

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