Endogeneità della moneta

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«I monetaristi, in stretta analogia con Walras, sostengono che la sovrastruttura della moneta creditizia varia in modo strettamente proporzionale alla base monetaria, sia che essa venga pensata come oro nei forzieri della banca centrale, o semplicemente come ammontare di banconote emesse dalla banca centrale e poste in circolazione attraverso lo sconto di titoli di prim’ordine e/o mediante operazioni di mercato aperto. Se le cose stessero così, la banca centrale, regolando semplicemente l’emissione di banconote, determinerebbe evidentemente di mese in mese, o di settimana in settimana, la quantità di moneta che dovrebbe esistere in circolazione (definita sia come M1, M3 o come M7). In tale situazione raggiungere gli obiettivi monetari non sarebbe un problema: essi verrebbero automaticamente raggiunti determinando o razionando il volume di monete emesse ogni giorno. Ma, in realtà, la banca centrale non può rifiutare lo sconto di titoli primari che le vengono presentati dalle Casse di sconto. Se lo facesse, stabilendo, su base giornaliera o settimanale, un tetto all’ammontare che è disposta a riscontare (allo stesso modo in cui la biglietteria di un teatro è disposta a vendere solo un numero fisso di biglietti per un certo spettacolo), la banca centrale verrebbe meno alle sue funzioni di mutuante di ultima istanza nei confronti del sistema bancario, che è essenziale affinché le banche commerciali non diventino insolventi per carenza di liquidità. Proprio in quanto le autorità monetarie non possono permettersi le disastrose conseguenze di un collasso del sistema bancario, e proprio perché le banche, a loro volta, non possono permettersi di trovarsi nella posizione di chi viene “messo al tappeto”, l’offerta di moneta in una economia a moneta creditizia è endogena, non esogena. Essa varia in risposta diretta nei confronti delle variazioni della domanda, da parte del pubblico, di contanti e depositi bancari, e non è indipendente da tale domanda.»

L'endogeneità della moneta è un concetto di economia monetaria nel quale si afferma che la moneta è endogena al sistema economico contemporaneo e, in particolare, che la moneta è eminentemente un prodotto dell'attività creditizia.

L'offerta monetaria è così frutto della domanda monetaria e quindi, sia per effetto di questa domanda sia in base all'elasticità della curva di offerta del credito, la moneta aumenta o si riduce. Si parla perciò di creazione di moneta-credito, ossia moneta scritturale emessa sotto forma di credito, da parte del sistema bancario commerciale.[2][3]

Rispetto a quanto usualmente propugnato dalle teorie economiche mainstream, per i fautori della moneta endogena il rapporto di causa ed effetto tra quantità di moneta e livello dei prezzi si inverte in quanto è il secondo che determina la prima. Un precursore di questa visione può essere considerato Thomas Robert Malthus.[4]

Tale concetto è presente in particolare tra i filoni endogeneisti della ricerca economica di stampo post-keynesiano, quali il circuitismo, l'orizzontalismo e la Teoria Monetaria Moderna.[5]

Note modifica

  1. ^ N. Kaldor, Il flagello del monetarismo, 1984
  2. ^ Post Keynesian Approaches to Endogenous Money: a time framework explanation. Review of Political Economy, Volume 15, Number 3, July, 2003. University of Missouri-Kansas City
  3. ^ MONETA ENDOGENA, DISPONIBILITÀ DI CREDITO E PREFERENZA PER LA LIQUIDITÀ. Monte dei Paschi di Siena - Studi e note di economia Archiviato il 12 maggio 2013 in Internet Archive.
  4. ^ Thomas Robert Malthus, An investigation of the cause of the present high price of provisions (1800), tr. it. Investigazione delle cause del presente alto prezzo delle derrate: "Se la quantità di banconote in circolazione è molto aumentata durante l'ultimo anno, sono incline a considerarlo più un effetto che una causa dell'alto prezzo delle provviste"
  5. ^ Endogenous Money: Structuralist and Horizontalist. Levy Economics Institute of Bard College

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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