Monteforte Irpino

comune italiano

Monteforte Irpino è un comune italiano di 11 307 abitanti della provincia di Avellino in Campania.

Monteforte Irpino
comune
Monteforte Irpino – Stemma
Monteforte Irpino – Bandiera
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Provincia Avellino
Amministrazione
SindacoRosalba Scialla, Salvatore Guerra, Raffaele Barbato (commissione straordinaria) dal 27-3-2024
Territorio
Coordinate40°53′34″N 14°43′10″E / 40.892778°N 14.719444°E40.892778; 14.719444 (Monteforte Irpino)
Altitudine502 m s.l.m.
Superficie26,96 km²
Abitanti11 307[1] (31-3-2022)
Densità419,4 ab./km²
FrazioniAlvanella, Campi, Fenestrelle, Gaudi, Molinelle, Vetriera,
Comuni confinantiAvellino, Contrada, Forino, Mercogliano, Moschiano, Mugnano del Cardinale, Taurano, Visciano (NA)
Altre informazioni
Cod. postale83024
Prefisso0825
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT064054
Cod. catastaleF506
TargaAV
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 957 GG[3]
Nome abitantimontefortesi
Patronosan Martino
Giorno festivo11 novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Monteforte Irpino
Monteforte Irpino
Monteforte Irpino – Mappa
Monteforte Irpino – Mappa
Posizione del comune all'interno della provincia di Avellino
Sito istituzionale

Storia modifica

Il suo castello, da cui prende nome il paese, fu probabilmente un antico castrum romano, su cui fu edificato un castello vero e proprio probabilmente dai Longobardi. A partire dall'891 Monteforte compare stabilmente in diversi documenti ufficiali.

Nel periodo angioino, passò ai principi di Montfort e vi dimorò quel Guido di Montfort che il 25 maggio 1270 nella chiesa di San Silvestro di Viterbo assassinò Enrico di Cornovaglia, figlio di re Riccardo I d'Inghilterra.

Il feudo in seguito appartenne agli Orsini, ultimi conti di Nola, che lo persero per essersi ribellati a Carlo V.

Nel 1799 i francesi vi fissarono un distaccamento e da qui mossero all'attacco di Mercogliano ed Avellino. I moti carbonari di Nola (1º luglio 1820) videro Monteforte protagonista: gli insorti del seguito di Michele Morelli vi innalzarono la bandiera della libertà contro i Borboni.

In seguito, acquistò l'appellativo di Irpino per meglio evidenziarne l'appartenenza territorio dell'Irpinia.

Dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel giugno 1940, il regime fascista istituì un campo di detenzione a Monteforte Irpino: era nei locali di un ex orfanotrofio nel mezzo di una zona residenziale. Gli internati erano oppositori italiani ed antifascisti che avevano spesso scontato lunghe pene detentive. Il campo di Monteforte Irpino fu sciolto solo alla fine dell'estate del 1943.[4]

La strage del viadotto Acqualonga modifica

Il 28 luglio 2013 avvenne la strage del viadotto Acqualonga: un pullman precipitò da un viadotto nei pressi di Monteforte Irpino, causando la morte di 40 persone e ferendone 8, provocando il più grave incidente stradale in Italia.[5][6][7]

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Di epoca seicentesca, la chiesa di San Nicola di Bari conserva alcune tele del XVIII secolo di scuola napoletana e solimeniana con soggetti religiosi (santi e scene del Nuovo Testamento).

I ruderi del castello e la chiesa di San Martino costituiscono il nucleo più significativo dell'antica Monteforte.

Sul colle di San Martino, circondati da una pineta recintata e attrezzata, sono cospicui i ruderi dell'imprendibile fortezza medievale, costruita in posizione strategica già in epoca longobarda. Ampliata dagli angioini e dagli aragonesi, si ammirano ancora parte delle murature perimetrali in pietrame, una torre a pianta circolare ed un artistico camino.

Nei pressi del castello, la chiesa di San Martino risale nel suo impianto originario al Duecento. Più volte ristrutturata, mostra un bel portale principale, la statua raffigurante san Martino, un'alta torre campanaria ed un tiburio cilindrico. Dentro l'unica navata si apprezzano il cassettonato ligneo del soffitto, il pavimento in maiolica e un quadro rappresentante san Martino, donato alla comunità dall'artista Massimo Marano. Fulcro del paese è piazza Umberto I ove si affacciano l'ex municipio ora Casa della Cultura e la parrocchia di San Nicola.

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[8]

Lingue e dialetti modifica

Accanto alla lingua italiana, a Monteforte si parla il dialetto irpino.

Amministrazione modifica

Sindaci modifica

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1994 1998 Sergio Nappi CCD Sindaco
1998 2002 Sergio Nappi centrodestra Sindaco
2002 2007 Martino De Sapio centrodestra Sindaco
05-2007 11-2007 Vincenzo Carullo centrosinistra Sindaco
11-2007 2008 Armando Amabile Commissario Straordinario
2008 2011 Sergio Nappi lista civica Sindaco
2011 2016 Antonio Di Stefano lista civica Sindaco
2016 in carica Costantino Giordano lista civica "Monteforte SI Può" Sindaco

Altre informazioni amministrative modifica

Il comune fa parte della Comunità montana Partenio - Vallo di Lauro. Parte del territorio comunale è compreso nella perimetrazione del Parco regionale del Partenio.

Sport modifica

A Monteforte sono presenti due club calcistici, il primo è l'Asd Mi Sfizio soccer, 'fondato nel 2017, i cui colori sociali sono il bianco-rosso e che milita attualmente nel campionato di Seconda Categoria assieme all'altra squadra di Monteforte: l'US Monteforte, fondato nel 1990, i cui colori sociali sono il bianco ed il verde. Nel campionato di seconda categoria 2019-20 le due squadre sono state inserite nel girone E.

Note modifica

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Carlo Spartaco Capogreco, I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), Torino, Einaudi, 2004, pp. 229–230.
  5. ^ Bus in scarpata, Lupi: accertare responsabilità, su lettera43.it. URL consultato l'11 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  6. ^ Incidente Avellino, 38 morti e 10 feriti. Inchiesta della Procura: “Ci sono indagati”, in Il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2013.
  7. ^ Strage A16, Napolitano: "Sciagura inaccettabile" Cantelmo: "Valutiamo posizione Autostrade" -, in Napoli - Repubblica.it, 29 luglio 2013.
  8. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

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