Moschea di Eyüp Sultan

La moschea di Eyüp Sultan (in turco Eyüp Sultan Camii) è una moschea imperiale ottomana situata nel distretto di Eyüp a Istanbul, fuori dalle mura di Costantinopoli, nei pressi del Corno d'Oro. La struttura attuale risale agli inizi del XIX secolo.

Moschea di Eyüp Sultan
Minareti della moschea
StatoTurchia (bandiera) Turchia
LocalitàIstanbul
Coordinate41°02′52.61″N 28°56′01.63″E
ReligioneIslam
Stile architettonicoottomano
Completamento1458. Ricostruita nel 1800.

Nel 1458, cinque anni dopo la conquista ottomana di Costantinopoli[1], Maometto II ordinò la costruzione di una moschea in onore di Abu Ayyub al-Ansari, uno dei più fedeli compagni del profeta Maometto. La moschea venne eretta nel luogo in cui era sepolto Abū Ayyūb al-Anṣārī, morto durante la campagna del 672 contro Costantinopoli. La moschea di Eyüp, dalla sua costruzione, è considerata uno dei luoghi più sacri all'Islam, importanza accresciuta dal fatto che qui il gran maestro della confraternita mistica della Mawlawiyya (in turco Mevleviye) cingeva con la Spada di Osman ogni nuovo Sultano.

Alla fine del XVIII secolo, la moschea di Eyüp verteva in uno stato di degrado al punto che il sultano Selim III ne ordinò la demolizione e la successiva ricostruzione. I lavori terminarono nel 1800 mentre il minareto esterno fu ricostruito, secondo lo stile originario, da Mahmud II nel 1822[2][3].

Le mura esterne del mausoleo sono rivestite da piastrelle di İznik tutte databili a periodi diversi. Anche le mura del vestibolo del mausoleo sono decorate da piastrelle di İznik. Piastrelle simili a quelle del vestibolo, sono in mostra in diversi musei[4]

Galleria d'immagini

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  1. ^ Sumner-Boyd & Freely 2010, p. 363.
  2. ^ Goodwin 1971, pp. 411-412.
  3. ^ Sumner-Boyd & Freely 2010, p. 364.
  4. ^ Il British Museum possiede un pannello, databile attorno al 1550, il Victoria and Albert Museum conserva 24 pannelli di piastrelle, il David Collection ne ha uno mentre il Metropolitan Museum Of Art di New York ha una sola piastrella. Il Museo Calouste Gulbenkian conserva invece 10 pannelli di piastrelle.

Bibliografia

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