Movimento della Dea

Con l'espressione movimento della Dea (dall'inglese Goddess movement) si indica un movimento religioso sorto intorno agli anni '60 negli Stati Uniti come confluenza di pratiche religiose neopagane e pratiche spirituali proprie di una parte del movimento femminista[1]. Tale denominazione abbraccia quindi un vasto gruppo di fenomeni sociali e religiosi usciti dalla seconda ondata di femminismo degli anni sessanta[2][3].

All'interno di questo movimento si collocano le Femministe della Dea, le quali si caratterizzano nel sottolineare gli aspetti femministi di questa pratica religiosa[4].

Storia modifica

All'origine di questo movimento si collocano i lavori di alcune teoriche del femminismo quali Mary Daly, Merlin Stone, Naomi Goldenberg e Carol Christ, che sottolinearono come le religioni tradizionali fossero condizionate dal vissuto "maschile", individuando quindi il sacro in un principio femminile detto anche "Dea"[5]. A questi contributi si unirono, successivamente, quello di autori di fede Wicca, ma il movimento della Dea si distingue da esso per la scarsa, o nulla, attenzione, prestata al principio "maschile" delle divinità[6].

Nel corso degli anni questo movimento religioso si è sviluppato rapidamente nelle società occidentali e asiatiche[7].

Caratteristiche modifica

Le credenze del "Movimento della Dea" consistono nel ritenere che il principio femminile del sacro (la c.d. "religione della Dea") sia il più antico dell'umanità.

 
L'archeologa lituana Marija Gimbutas (1921-1994) in una foto del 1993.

Facendo riferimento ai lavori dell'archeologa lituana Marija Gimbutas e della sociologa Riane Eisler, e all'interpretazione mitografica del poeta Robert Graves data ad esempio nel saggio La dea bianca[8] (a sua volta influenzato da James Frazer e altri), il "movimento" ritiene che prima dell'età del bronzo si praticasse il culto nei confronti di una grande "Dea Madre", responsabile del nutrimento e della rigenerazione della vita nelle sue molteplici forme: vegetali, animali e umane. La terra, e la vita in essa contenuta, era considerata sacra. I culti si riferivano alla rigenerazione stagionale. In questi periodo, inoltre, le società erano pacifiche, non erano divise gerarchicamente e vigeva la parità di genere. Il "movimento" ritiene che tale quadro sia drasticamente cambiato con le invasioni, avvenute lungo l'età del bronzo, dei clan indoeuropei, portatori di divinità maschili, patriarcali e guerriere[9]. Va tuttavia ricordato che i lavori di Marija Gimbutas sono stati oggetto di critiche da parte di altri archeologi, tra questi anche di archeologhe femministe[9].

L'esponente ecofemminista e neopagana Miriam Simos (conosciuta anche come Starhawk) in The Spiral Dance: A Rebirth of the Ancient Religion of the Great Goddess riassume in tre gli aspetti principali della fede nella "Dea": immanenza, interconnessione e comunità. L'"immanenza" indica la credenza che la "Dea" sia presente in tutta la natura, incarnata in ogni persona. L'"interconnessione" indica il fatto che tutti gli esseri siano interdipendenti nel cosmo, creando nell'insieme un unico sistema vivente. "Comunità" intende includere non solo gli esseri umani, ma anche gli animali, le piante, la terra in senso lato con i suoi oceani, i suoi fiumi e i suoi specchi d'acqua, intendendo con questo la grave responsabilità di vivere preservando la natura, condizione indispensabile per preservare la stessa vita umana[10].

Le pratiche religiose del "Movimento della Dea" si richiamano alle antiche forme di sciamanesimo[9]. Il movimento risulta comunque del tutto eclettico: tutte le divinità femminili considerate archetipi, modelli, della Dea possono essere invocate per ristabilire il principio sacro femminile, siano esse appartenenti alle antiche religioni come quella greca o celtica, o alle religioni contemporanee come quelle native americane o allo hinduismo. Quest'ultimo aspetto è stato tuttavia criticato in quanto appropriandosi di altre culture e tradizioni religiose, spesso indigene, ha contribuito alla loro reinterpretazione riducendo questi antichi o indigeni credi a un programma di tipo sociale e spirituale contemporaneo[9].

Note modifica

  1. ^ «“The movement emerged in the United States in the late 1960s resulting from a confluence of neo-pagan ideas and practices with the spiritually-inclined portion of the women’s liberation movement.” » Kathryn Rountree, Goddess movement in Peter B. Clarke, p. 240
  2. ^ Susan Frank Parsons, The Cambridge Companion to Feminist Theology, Rosemary Radford Ruether, Kwok Pui-Lan, Pamela Sue Anderson, Rita M. Gross, Carol Christ, Bridget Gilfillan-Upton, Susan Frank Parsons, Janet Martin Soskice, Mercy Amba Oduyoye, Nicola Slee, Celia Deane-Drummond, Susan A. Ross, Valerie Karras, Cambridge, Cambridge University Press, 2002, p. 80, ISBN 9780521663274.
    «Over the course of the following twenty-five years, a broadly based grassroots movement known as the ‘women’s spirituality’, ‘feminist spirituality’, or ‘Goddess’ movement took root in North America, Northern Europe, Australia, and New Zealand. This movement was created and is led primarily by women, though itincludes growing numbers of men. Itov erlaps to a certain extent with the (non- or not explicitly feminist) neo-pagan, witchcraft, and Wiccan traditions which preceded it and from which it has drawn some of its core symbolism. In the last years of the twentieth century, hundreds of books on the ‘the Goddess’ were published and found a wide audience»
  3. ^ (EN) L. M. Russell e J. S. Clarkson, Dictionary of Feminist Theologies (abstract), in Journal of the American Academy of Religion, vol. 65, n. 4, Oxford University Press, 1997, pp. 915-918. URL consultato il 26/01/2018.
    «Indeed, there is not only variety but also controversy involved in Goddess thealogy; for if it was the work of Jewish and Christian feminists that set the Goddess movement rolling in the West, the trend was quickly adopted by feminists not (or no longer) affiliated with the mainstream, monotheistic traditions. These women generally took a freer hand in developing Goddess thealogy»
  4. ^ Kathryn Rountree in Peter B. Clarke, Goddess feminists, in Peter B. Clarke, p. 238.
  5. ^ Kathryn Rountree in Peter B. Clarke, p. 240
  6. ^ Kathryn Rountree, Goddess movement in Peter B. Clarke, p. 240
  7. ^ Kathryn Rountree in Peter B. Clarke, p. 240; ma anche Wendy Griffin, Daughters of the Goddess: Studies of Identity, Healing, and Empowerment, p.14.
  8. ^ Gibson, A.G.G. (2015). Robert Graves and the Classical Tradition. Oxford: Oxford University Press. p. 179. ISBN 9780198738053
  9. ^ a b c d Kathryn Rountree, Goddess movement in Peter B. Clarke, p. 241
  10. ^ Cfr. 2nd ed., San Francisco: Harper & Row, p. 10: «The three core principles of Goddess religion are immanence, interconnection, and community. Immanence means that the Goddess, the Gods, are embodied, that we are each a manifestation of the living being of the earth, that nature, culture, and life in all their diversity are sacred. Immanence calls us to live our spirituality here in the world, to take action to preserve the life of the earth, to live with integrity and responsibility.».

Bibliografia modifica

  • Kathryn Rountree, Goddess movement e Goddess feminists in Peter B. Clarke (a cura di), Encyclopedia of New Religious Movements, Routledge, 2005.
  • The Cambridge Companion to Feminist Theology (a cura di Susan Frank Parsons). Cambridge, Cambridge University Press, 2002.
  • Dictionary of Feminist Theologies (a cura di L. M. Russell e J. S. Clarkson). Westminster John Knox Press, 1996.

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