47 Tucanae

ammasso globulare nella costellazione del Tucano
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47 Tucanae (noto anche con la designazione di Bayer ξ Tucanae, o NGC 104, o C 106) è un ammasso globulare visibile nella costellazione australe del Tucano; è uno dei più grandi ammassi globulari conosciuti. Si trova ad una distanza di circa 13 400 anni luce dal sistema solare, ma è abbastanza luminoso da poter essere visto ad occhio nudo, essendo un oggetto di magnitudine +4,91; appartiene alla classe III, cioè molto concentrato.

47 Tucanae
Ammasso globulare
47 Tucanae
Scoperta
ScopritoreNicolas Louis de Lacaille
Data1751
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneTucano
Ascensione retta00h 24m 05,67s[1]
Declinazione−72° 04′ 52,6″[1]
Distanza13 400 a.l.
(4 100 pc)
Magnitudine apparente (V)+4,91[1]
Dimensione apparente (V)60'
Caratteristiche fisiche
TipoAmmasso globulare
ClasseIII
Dimensioni120 a.l.
(37 pc)
Età stimatacirca 10 miliardi di anni
Altre designazioni
ξ Tuc, HD 2051, NGC 104, Melotte 1, C 106, GCl 1, Dunlop 18, Bennett 2[1]
Mappa di localizzazione
47 Tucanae
Categoria di ammassi globulari

Coordinate: Carta celeste 00h 24m 05.67s, -72° 04′ 52.6″

Osservazione modifica

47 Tucanae è già visibile ad occhio nudo: appare come una stella sfocata di quarta grandezza, a poca distanza dalla Piccola Nube di Magellano; trovandosi molto a sud, diventa visibile soltanto a partire dalla fascia tropicale boreale, mentre da località come Sydney, Città del Capo e Rio de Janeiro si presenta circumpolare. Attraverso un binocolo appare come una sorta di bulbo nebuloso biancastro, dai contorni sfumati e molto più luminoso al centro; al telescopio si possono già risolvere alcune delle sue componenti, che sono di magnitudine 13,5.

Storia delle osservazioni modifica

 
47 Tucanae appartiene ad una classe di ammassi globulari molto concentrati.

Nonostante sia il secondo ammasso più luminoso del cielo, secondo solo ad Omega Centauri, restò a lungo sconosciuto per gli astronomi dell'emisfero settentrionale, a causa della sua posizione molto meridionale (ascensione retta 00h 24m 05,67s, declinazione −72° 04′ 52,6″). Per questo motivo fu scoperto solo nel 1751 da Nicholas Louis de Lacaille. Esso fu originariamente catalogato come una stella (come si può dedurre dal fatto che il suo nome segue apparentemente la nomenclatura di Flamsteed), e solo in seguito se ne riconobbe la natura di ammasso.

Caratteristiche modifica

47 Tucanae è un ammasso molto grande: il suo diametro reale è di circa 120 anni luce. Ciò lo rende, in termini di dimensioni assolute, notevolmente più grande di ω Centauri, l'ammasso globulare più luminoso dell'intera volta celeste. Solo la parte centrale, la più luminosa, è visibile ad occhio nudo. Se fossimo in grado di vedere anche le parti più deboli, accessibili solo con grandi telescopi, avrebbe una dimensione apparente di 30 minuti d'arco, simile a quella della Luna piena.

Il suo nucleo è luminoso e molto denso. Al suo interno sono conosciute 25[2] pulsar con velocità di rotazione comprese tra 1 e 8 millisecondi, ed almeno 21 vagabonde blu.

47 Tucanae ha delle stelle ricche in metalli, nelle quali è presente un sesto del ferro in più che nel nostro Sole; la sua distanza è stimata sui 13-14 000 anni luce, ma è in allontanamento da noi, alla velocità di 19 km/s[3].

Osservazioni spettroscopiche effettuate nel 2023 con il telescopio Webb hanno consentito di risolvere singolarmente le proprietà delle stelle di piccola massa, evidenziando la sequenza evolutiva delle nane brune.[4][5]

Dintorni modifica

47 Tucanae fa parte della nostra Galassia, come anche NGC 362, che appare vicino a questo sebbene si trovi in realtà a quasi il doppio della distanza. Ma per una particolare coincidenza, questi due ammassi vengono a trovarsi, visti dalla Terra, in direzione della Piccola Nube di Magellano, una delle galassie satelliti della nostra Via Lattea meglio conosciute e studiate. Inevitabile perciò che quest'area di cielo sia particolarmente ricca di piccoli oggetti come ammassi e nebulose, appartenenti tutti alla Piccola Nube.

Centro dell'ammasso modifica

Secondo uno studio effettuato dall'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e pubblicato[6] a febbraio 2017, al centro dell'ammasso sarebbe presente un buco nero di dimensioni intermedie (2200 M), dedotto studiando[7] il moto di rotazione delle stelle, il loro tasso di rotazione e la posizione delle pulsar.

Un altro studio pubblicato a marzo 2017[8], effettuato grazie alle osservazioni del telescopio a raggi X Chandra utilizzando lo spettrometro ACIS (Advanced CCD Imaging Spectrometer) installato, ha evidenziato in 47 Tucanae la stella più vicina ad un buco nero mai osservata, una nana bianca orbitante ogni 28 minuti che a causa delle forze mareali perde enormi quantità di materiale.


Note modifica

  1. ^ a b c d SIMBAD Astronomical Database, su Results for NGC 104. URL consultato il 17 novembre 2006.
  2. ^ P. C. C. Freire, Pulsars in Globular Clusters, su naic.edu (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2021).
  3. ^ Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.
  4. ^ media.inaf (a cura di), Nell’occhio di Webb, le minuscole stelle del Tucano, su media.inaf.it, 29 febbraio 2024.
  5. ^ (EN) A. F. Marino, A. P. Milone et al., A JWST project on 47 Tucanae. Overview, photometry and early spectroscopic results of M dwarfs, and observation of brown dwarfs (PDF), pp. 19, DOI:10.48550/arXiv.2401.06681.
  6. ^ (EN) Bülent Kızıltan, Holger Baumgardt e Abraham Loeb, An intermediate-mass black hole in the centre of the globular cluster 47 Tucanae, in Nature, vol. 542, n. 7640, 2017-02, pp. 203–205, DOI:10.1038/nature21361. URL consultato il 29 febbraio 2024.
  7. ^ (EN) John Wenz, Astronomers find a new class of black holes, su Astronomy Magazine, 8 febbraio 2017. URL consultato il 29 febbraio 2024.
  8. ^ Chandra :: Photo Album :: 47 Tucanae :: March 13, 2017, su chandra.si.edu. URL consultato il 29 febbraio 2024.

Bibliografia modifica

Libri modifica

  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.

Carte celesti modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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