Nazikeda Kadın (consorte di Abdülhamid II)

Prima Consorte di Abdülhamid II

Mediha Nazikeda Kadın (turco ottomano: نازك ادا قادین, "la lodata" e "quella dai modi delicati"; Abcasia, 1848Istanbul, 11 aprile 1895) è stata una principessa abcasa e la Prima Consorte, o BaşKadin, del sultano ottomano Abdülhamid II.

Nazikeda Kadın
BaşKadin
Prima Consorte Imperiale
In carica31 agosto 1876 –
11 aprile 1895
Nome completoMediha Hanim Tsanba (alla nascita)
TrattamentoSua Altezza Imperiale
NascitaAbcasia, 1848
MorteIstanbul, 11 aprile 1895
Luogo di sepolturaYeni Cami, Istanbul
DinastiaTsanba (per nascita)
Casa di Osman (per matrimonio)
PadreTsanba Arzakan Bey
MadreKlıç Esma Hanim
Consorte diAbdülhamid II
FigliUlviye Sultan
ReligioneIslam sunnita

Origini modifica

Nazikeda Kadın nacque nel 1848 in Abcasia. Il suo nome originale era Mediha Hanım ed era un membro della famiglia principesca abcasa dei Tsanba, come figlia del principe Arzakan Bey, capo famiglia dei Tsanba, e di sua moglie, la principessa Esma Hanim, principessa della famiglia Klıç. Aveva un fratello, Kâzım Paşah.

Da bambina venne mandata a Istanbul e affidata alla moglie del Gran Visir ottomano, Mehmed Emin Ali Paşah perché la educasse. Qui prese nome Nazikeda Hanım, e imparò l'etichetta di corte e a suonare il pianoforte.

Nel 1858, quando aveva dieci anni, la sua tutrice la fece partecipare al matrimonio di Cemile Sultan, figlia del sultano ottomano Abdülmecid I e sorellastra, e allo stesso tempo sorella adottiva, del futuro sultano Abdülhamid II. Tramite la madre dello sposo Nazikeda venne presentata a Cemile, che, colpita dalle maniere della bambina, la prese come assistente personale e la portò a vivere nel suo nuovo palazzo.

Nazikeda venne descritta come una donna alta, con pelle rosea, lunghi capelli neri e lisci e occhi scuri[1][2][3][4][5][6].

Matrimonio modifica

Nel 1863 Abdülhamid II, all'epoca Şehzade (principe), mentre era in visita alla sorella Cemile, notò Nazikeda e la chiese in moglie. Cemile acconsentì e i due si sposarono nel 1863 a Palazzo Dolmabahçe.

Nel 1868 partorì la loro unica figlia, Ulviye Sultan, che tuttavia morì a sette anni arsa viva sotto gli occhi della madre a causa di un incidente domestico. Nazikeda subì gravi ustioni nel tentativo di salvarla e la morte della bambina la fece cadere in una profonda depressione da cui non si riprese più: secondo la sua dama di compagnia, Leyla Achba, la donna si addormentava ogni sera piangendo e invocando la figlia. Cercò conforto nel cibo e in breve tempo divenne obesa e malaticcia. Anche Abdülhamid II rimase molto turbato dalla morte della primogenita, che nelle sue memorie cita tre volte come la prima esperienza traumatica della sua vita, mentre non menziona mai la perdita della madre biologica a undici o quella del padre a quattordici[7][8][9][10][11].

Consorte imperiale modifica

Nel 1876 Abdülhamid II salì al trono dopo la deposizione del suo fratellastro maggiore, Murad V.

Nazikeda venne elevata al rango di Prima Consorte, o BaşKadin, col titolo di Nazikeda Kadın. Nella gerarchia dell'harem, veniva subito dopo Rahime Perestu Sultan, madre adottiva e Valide Sultan di Abdülhamid II.

Sebbene già prostrata dalla morte recente della figlia, Leyla Saz all'epoca la definì "una bella bruna dalla figura perfetta, degna del suo ruolo per aspetto e spirito".

Visse prima a Palazzo Dolmabahçe e poi, dal 1877, nel nuovo Palazzo imperiale, Palazzo Yıldız.

Come BaşKadin, Nazikeda ottenne il permesso di invitare a corte la moglie di Mehmed Emin Âli Pasha, la sua prima tutrice, a cui era profondamente grata. Quando la vecchia donna s'inchinò davanti a lei, Nazikeda l'abbracciò e la fece sedere al suo fianco.

Poco dopo il 1890 la cugina paterna di Nazikeda, Meryem Hanim, le presentò una sua amica, Hesna Hanim, appena rimasta vedova, e le sue figlie, che Nazikeda prese come dame di compagnia. Fra loro c'era Peyveste Hanım, che sarebbe più tardi diventata una delle consorti dello stesso Abdülhamid II[5][7][12][13][14].

Morte modifica

Malata e depressa da molto tempo, Nazikeda morì l'11 aprile 1895 a Palazzo Yıldız, e venne sepolta nella Yeni Cami accanto a sua figlia[9][14][15][16].

Discendenza modifica

Da Abdülhamid II, ebbe una figlia:[9][17][18]

  • Ulviye Sultan (1868 - 5 ottobre 1875). Nata a Palazzo Dolmabahçe, morì a sette anni in modo estremamente tragico: mentre sua madre suonava il pianoforte e le serve erano state congedate per il pasto, Ulviye Sultan iniziò a giocare con dei fiammiferi. Il suo vestitino prese fuoco e la pesante cintura d'oro che indossava la intrappolò al suo interno, anche se sua madre si ustionò le mani cercando di sganciarla. In preda al panico, Nazikeda prese in braccio la bambina e corse giù per le scale, gridando aiuto, ma il movimento alimentò le fiamme e Ulviye Sultan morì arsa viva, lasciando sua madre nella disperazione totale, da cui non si riprese mai. Fu sepolta nella Yeni Cami.

Note modifica

  1. ^ Saz 1994, p. 69 n. 6.
  2. ^ Açba 2004, p. 24 n. 7.
  3. ^ Brookes 2010, p. 81.
  4. ^ Uluçay 2011, pp. 244–245.
  5. ^ a b Tugay 1963, p. 301.
  6. ^ Sakaoğlu 2008, p. 670-671
  7. ^ a b Saz 1994, p. 64.
  8. ^ Uluçay 2011, p. 243-245, 253.
  9. ^ a b c Brookes 2010, p. 286.
  10. ^ Freely, John (1 July 2001). Inside the Seraglio: Private Lives of the Sultans in Istanbul. Penguin. p. 287.
  11. ^ International Journal of Turkish Studies, Volume 13. University of Wisconsin. 2007. p. 180.
  12. ^ Açba 2004, p. 24-25.
  13. ^ Clare, Israel Smith (1885). Illustrated Universal History: Being a Clear and Concise History of All Nations. P. W. Ziegler & Company. p. 549.
  14. ^ a b Uluçay 2011, p. 245.
  15. ^ Uru, Cevriye (2010). Sultan II. Abdülhamid'in kızı Zekiye Sultan'in Hayatı (1872-1950) (Master Thesis) (in Turkish). Marmara University Institute of Social Sciences. p. 3.
  16. ^ Sakaoğlu 2008, p. 671.
  17. ^ Uluçay 2011, p. 253
  18. ^ Osmanoğlu 2000, p. 260.

Bibliografia modifica

  • Leyla Açba, Bir Çerkes prensesinin harem hatıraları, L & M, 2004, ISBN 978-9-756-49131-7.
  • Douglas Scott Brookes, The Concubine, the Princess, and the Teacher: Voices from the Ottoman Harem, University of Texas Press, 1º gennaio 2010, ISBN 978-0-292-78335-5.
  • Ayşe Osmanoğlu, Babam Sultan Abdülhamid, Mona Kitap Yayinlari, 2000, ISBN 978-6-050-81202-2.
  • Necdet Sakaoğlu, Bu Mülkün Kadın Sultanları: Vâlide Sultanlar, Hâtunlar, Hasekiler, Kandınefendiler, Sultanefendiler, Oğlak Yayıncılık, 2008, ISBN 978-6-051-71079-2.
  • Leylâ Saz, The Imperial Harem of the Sultans: Daily Life at the Çırağan Palace During the 19th Century : Memoirs of Leyla (Saz) Hanımefendi, Peva Publications, 1994, ISBN 978-975-7239-00-0.
  • Emine Foat Tugay, Three Centuries: Family Chronicles of Turkey and Egypt, Oxford University Press, 1963.
  • Mustafa Çağatay Uluçay, Padişahların kadınları ve kızları, Ankara, Ötüken, 2011, ISBN 978-9-754-37840-5.