Nevalı Çori (in curdo Newala Çorî[1][2][3]) fu un insediamento neolitico del medio corso dell'Eufrate, nell'odierna Turchia orientale (provincia di Şanlıurfa). Vi sono stati rinvenuti templi ed esempi di scultura monumentale tra i più antichi del genere.

Nevalı Çoli
Ricostruzione del sito archeologico
Localizzazione
StatoTurchia (bandiera) Turchia
Mappa di localizzazione
Map

L'insediamento si trova a circa 490 m s.l.m., sulle pendici del Tauro ed è attraversato dal fiume Kantara, un affluente dell'Eufrate.

Il sito venne esaminato nel 1993, nel contesto degli scavi di emergenza per la costruzione della diga Atatürk. Le indagini furono condotte dall'università di Heidelberg, sotto la direzione di Harald Hauptmann. Attualmente il sito è sommerso dal lago artificiale creato con la costruzione della diga.

Datazione

modifica

La collocazione del sito nella cronologia locale si basa sulla sua industria litica in selce: la presenza di punte strette e senza ritocchi, del tipo "Byblos", lo colloca nella fase 3 tra quelle individuate da Olivier Aurenche, cioè nel neolitico preceramico B antico e medio. Alcuni strumenti indicano una continuità nella fase 4 del neolitico preceramico B tardo.

Il tipo di abitazioni, con canalizzazioni sotterranee, rinvenuto negli strati I-IV del sito, corrisponde al "livello intermedio" del sito di Çayönü, mentre la pianta differente di un singolo edificio nello strato V ("casa 1") si connette a quelli del "livello con pianta cellulare" di Çayönü.

Per la datazione assoluta, lo strato II di Nevalı Çori ha restituito oggetti datati mediante radiocarbonio alla seconda metà del IX millennio a.C., che corrisponde alle più antiche date anche nel sito di Çayönü e con la fase IV-A del sito di Mureybet. Lo strato IV sarebbe invece datato nel X millennio a.C. e, se questa datazione risultasse corretta, indicherebbe una comparsa molto precoce di neolitico preceramico B a Nevalı Çori.

Resti archeologici

modifica

L'insediamento presenta 5 livelli architettonici. I resti scavati appartenevano a 23 case rettangolari allungate, contenenti da 2 a 3 file parallele di stanze, interpretate come magazzini adiacenti alla parte residenziale, composta da una struttura rettangolare con ante suddivisa da proiezioni di muri.

Le strutture presentavano spesse fondazioni a più livelli, costruite con ciottoli e macigni angolari, con gli interstizi riempiti da pietre più piccole. Ogni 1/1,5 m le fondazioni erano interrotte da canalizzazioni sotterranee, con andamento ad angolo retto rispetto all'asse principale della costruzione, coperte da lastre in pietra, ma aperte sui lati. Si pensa che potessero costituire un sistema di drenaggio o di aerazione. Alcune case contengono deposizioni di crani e di scheletri incompleti.

Un'area nella parte nord-occidentale del villaggio sembra essere stata di particolare importanza: nelle pendici era stato scavato un complesso cultuale nel quale sono state riconosciute 3 successive fasi architettoniche, appartenenti agli strati I-III del sito. Come a Göbekli Tepe erano presenti piloni monolitici che formavano la struttura portante di muri a secco e all'interno dell'ambiente si elevavano due pilastri di 3 m di altezza, che probabilmente sostenevano un soffitto piano e di materiale leggero.

Il calcare locale fu scolpito per ricavarne grandi statue, compresa una testa umana di dimensioni superiori al naturale, con un serpente o una coda di capelli nella parte posteriore del cranio. È stata ritrovata inoltre una scultura raffigurante un uccello e diverse statue antropomorfe a tutto tondo, che, qualora le datazioni venissero confermate, sarebbero le più antiche sculture a grandezza naturale conosciute. Materiali simili sono stati rinvenuti a Göbekli Tepe.

Sono inoltre state rinvenute diverse centinaia di figurine di terracotta (circa 5 cm), la maggior parte delle quali raffiguranti figure umane ed interpretate come offerte votive. Furono cotte a temperature tra i 500 e i 600 °C, suggerendo che la tecnologia per cuocere l'argilla fosse stata sviluppata prima dell'introduzione della ceramica.

  1. ^ (KU) Pelda E., Mal û warê me, bela serê me!, su xwebun.org. URL consultato l'11 agosto 2021.
  2. ^ (KU) Özçelik C., Kêmasîya ku li Girê Mirazan derketîye holê bêdewletbûna kurdan e, su Le Monde diplomatique kurdî. URL consultato l'11 agosto 2021 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2021).
  3. ^ (TR) Ş. Çakırtaş, Bir başkalaşma hikayesi: Dicle-Fırat Havzası (3), su Independent Turkce. URL consultato l'11 agosto 2021.

Bibliografia

modifica
  • Die ältesten Monumente der Menschheit. Vor 12.000 Jahren in Anatolien, Begleitbuch zur Ausstellung im Badischen Landesmuseum vom 20. Januar bis zum 17. Juni 2007, (catalogo mostra, Badisches Landesmuseum Karlsruhe), Theiss, Stuttgart 2007, ISBN 978-3-8062-2072-8 (con il dvd-rom Die ältesten Monumente der Menschheit. Vor 12.000 Jahren in Anatolien. Theiss, Stuttgart 2007, ISBN 978-3-8062-2090-2).
  • Harald Hauptmann, "Nevalı Çori: Architektur", in Anatolica 15, 1988, pp. 99–110.
  • Harald Hauptmann, "Nevalı Çori: Eine Siedlung des akeramischen Neolithikums am mittleren Euphrat'" in Nürnberger Blätter, 8/9, 1991-1992, pp. 15–33.
  • Harald Hauptmann, "Ein Kultgebäude in Nevalı Çori", in Marcella Frangipane (et al., a cura di), Between the Rivers and over the Mountains, Archaeologica Anatolica et Mesopotamica Alba Palmieri dedicata, Rome 1993, pp. 37–69.
  • Harald Hauptmann, "Frühneolithische Steingebäude in Südwestasien", in Karl W. Beinhauer (et al.), Studien zur Megalithik: Forschungsstand und ethnoarchäologische Perspektiven / The megalithic phenomenon: recent research and ethnoarchaeological approaches (Beiträge zur Ur- und Frühgeschichte Mitteleuropas 21), Beier & Beran, Mannheim, 1999).
  • Michael Morsch, "Magic figurines? A view from Nevalı Çori", in H.G.K. Gebel, Bo Dahl Hermansen e Charlott Hoffmann Jensen. (a cura di), Magic Practices and Ritual in the Near Eastern Neolithic', Berlin 2002.

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN241905436 · GND (DE7610563-5