Niceforo Briennio il Vecchio
Niceforo Briennio il Vecchio (in lingua greca Νικηφόρος Βρυέννιος ο πρεσβύτερος, latinizzato in Nicephorus Bryennius; ... – ...) è stato un generale bizantino che tentò di usurpare il trono nel tardo XI secolo. I suoi contemporanei lo considerarono il miglior tattico dell'Impero[1].
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BiografiaModifica
Niceforo acquistò costantemente considerazione e rispetto tra i ranghi dei militari, al punto che gli fu affidato un comando importante, da Romano IV, alla battaglia di Manzicerta nel 1071.[2] Al comando dell'ala sinistra dell'esercito bizantino, fu uno dei pochi generali che si comportarono bene nella battaglia.[1][3]
Nel 1072-1073 fu doux del thema di Bulgaria, dove reintrodusse il controllo bizantino dopo una serie di rivolte,[4] e fu poi elevato alla posizione importante di doux del thema di Durazzo.[5] Intorno al 1077, Niceforo, ormai ex governatore di Durazzo, rimase disgustato del trattato che Michele VII stipulò con i turchi selgiuchidi, nel quale venivano cedute ampie fasce dell'Anatolia,[6] e decise che Michele era inefficace e incapace.[7] La debolezza dell'imperatore, l'avarizia dei suoi principali ministri, e la scoperta che il ministro principale di Michele, Nikephoritze, lo aveva inserito in una lista di persone da assassinare, lo incoraggiarono a tentare di usurpare il trono.[7]
Ribellione e anni finaliModifica
Assemblando un esercito di Traci, Bulgari, Albanesi, Macedoni, Sclavoni, Italiani, Francesi, Uzi e Greci,[6] giunse alle porte di Costantinopoli nel novembre del 1077.[7] Incurante degli abitanti di Costantinopoli, permise alle sue truppe di saccheggiare e bruciare le periferie della città.[6] Il comportamento delle sue truppe produsse un così determinato scontento alle sue affermazioni, che il detestato Michele lo costrinse a togliere l'assedio e a ritirarsi in Tracia,[3] con la scusa di un'incursione dei Peceneghi in Tracia come copertura.[6]
La sua debolezza politica permise a Niceforo III Botaniate di diventare imperatore, il quale offrì a Briennio il titolo di Cesare se si fosse sottomesso a lui. Briennio rifiutò,[1] e Botaniate gli inviò contro il giovane Alessio I Comneno alla testa di un esercito composto da cavalleria Greca, Franca e Turca.[8] Nonostante fosse in possesso di un esercito significativamente superiore, alla battaglia di Kalavrye, vicino al fiume Halmyros, Briennio fu sconfitto e catturato. Successivamente venne accecato.[9] Poiché non rappresentava più una minaccia, Niceforo III acconsentì a restituirgli i possedimenti e beni e gli diede nuovi onori. Briennio, apparentemente, si ritirò alla sua base ad Adrianopoli.[10] Nonostante la cecità, guidò la difesa della città contro Cumani, nel 1094/5, guidati da un pretendente che dichiarava essere Costantino Diogene, figlio di Romano IV Diogene, che era morto nel 1073.[11]
FamigliaModifica
Briennio aveva almeno un figlio. Non è chiaro se il generale e storico Niceforo Briennio, che sposò la figlia dell'imperatore Alessio I Comneno, Anna Comnena, era suo figlio o suo nipote.[12]
NoteModifica
BibliografiaModifica
- John Julius Norwich, Byzantium: The Apogee, Penguin, 1993, ISBN 0-14-011448-3.
- Alexander Canduci, Triumph & Tragedy: The Rise and Fall of Rome's Immortal Emperors, Pier 9, 2010, ISBN 978-1-74196-598-8.
- Alexander Kazhdan (a cura di), Oxford Dictionary of Byzantium, Vol. I, Oxford University Press, 1991, pp. 330–331, ISBN 978-0-19-504652-6.
- George Finlay, History of the Byzantine and Greek Empires from 1057 – 1453, Volume 2, William Blackwood & Sons, 1854