Su Nuraxi

sito nuragico nel comune italiano di Barumini (SU)
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Su Nuraxi, [su nuraʒi] o, più propriamente, il villaggio nuragico di Su Nuraxi, è un insediamento umano risalente all'età nuragica che si trova in Sardegna, in territorio di Barumini. Cresciuto intorno a un nuraghe quadrilobato, cioè con un bastione di quattro torri angolari più una centrale, risalente al XVI-XIV secolo a.C., l'insediamento si è sviluppato tra il XIII e il VI secolo a.C. È uno dei villaggi nuragici più grandi della Sardegna.

Su Nuraxi
Vista del nuraghe di Su Nuraxi
Civiltànuragica
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Comune Barumini
Altitudine238[1] m s.l.m.
Dimensioni
Superficie23 300 
Altezza14,10[2]
Larghezza10[2]
Scavi
Data scoperta1950
Date scavitra il 1950 e il 1957
OrganizzazioneGiovanni Lilliu
ArcheologoGiovanni Lilliu
Amministrazione
Visitabile
Sito webwww.fondazionebarumini.it e musei.sardegna.beniculturali.it/
Mappa di localizzazione
Map

Il nuraghe modifica

Struttura del nuraghe modifica

 
Il cortile interno del nuraghe
  Bene protetto dall'UNESCO
Su Nuraxi di Barumini
  Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(I) (III) (IV)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1997
Scheda UNESCO(EN) Su Nuraxi di Barumini
(FR) Scheda
 
Su Nuraxi da N-NE, sullo sfondo la collina di Las Plassas

La struttura più antica del nuraghe è costituita da una torre centrale a tre camere sovrapposte (alta 18,60 m.), edificata tra il secolo XVII a.C. e il XIII a.C., in blocchi di basalto.[3] In seguito, nel periodo del Bronzo tardo, vennero edificate attorno alla torre centrale quattro torri unite tra loro da una cortina muraria con un ballatoio superiore (andato perduto), comunicanti tutte su un cortile interno servito da un pozzo. In tempi più tardi, nell'Età del ferro, il complesso venne attorniato da un'ulteriore cortina muraria pentalobata.

La differenza delle costruzioni indica che vi fosse una qualche gerarchia sociale. Le pareti erano in blocchi di pietra sovrapposti e non da un unico monolite. Le porte e le finestre erano per la prima volta utilizzabili, e le loro spalle leggermente inclinate in modo da ridurre l'entrata di luce e diminuire il rischio di rottura dell'architrave. Questi ultimi erano più spessi al centro e meno ai lati, a dimostrazione del fatto di aver capito che gli architravi si rompono al centro.

Funzioni del nuraghe modifica

Tra le funzioni principali del nuraghe troviamo quella di vedetta per consentire la sorveglianza di campi coltivati e mandrie di animali. Il nuraghe poteva anche essere parte di un complesso di culto religioso e di ritrovo sociale.[4]

Il villaggio nuragico modifica

 
Il nuraghe coperto di neve

Attorno al nuraghe, dal periodo del Bronzo tardo, venne edificato un villaggio nuragico destinato a ospitare la popolazione circostante. Il villaggio è composto da una cinquantina di capanne, edificate a pianta circolare tramite grossi massi murati a secco e ricoperte con tetti di forma conica in legno e frasche. Secondo Giovanni Lilliu, le ristrutturazioni successive non consentono di individuare il numero di case, il cui numero nella definitiva stesura edilizia varia da 40 a 200, ciò fa ipotizzare una popolazione tra 100 e 1000 abitanti[5] Se nella fase antica le capanne furono strutturate ad un unico ambiente, in una fase più recente prevalse la tendenza della settorizzazione dell'abitazione. Tra le capanne rinvenute, le più significative sono apparse quella riservata agli incontri del capo, più grande e più articolata nella struttura, e la capanna riservata alle assemblee degli abitanti, nella quale sono stati ritrovati simboli delle divinità adorate. Altri ambienti sono stati riconosciuti come officine, cucine e centri di lavorazione agricola.[6]

Durante la prima età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) vennero costruite fognature e un sistema viario.[7]

Durante il VI secolo a.C., la reggia subì distruzioni e fu poi successivamente ripristinata in epoca Cartaginese per poi essere occupata dai Romani, prima di essere abbandonata definitivamente.

Il nuraghe e il villaggio erano strategicamente connessi a un sistema di altri nuraghi e siti nuragici, come quello polilobato ritrovato al di sotto della casa Zapata, nell'abitato di Barumini.

Scavi archeologici modifica

Il complesso archeologico fu interamente scavato tra il 1950 e il 1957, sotto la direzione dell'archeologo baruminese Giovanni Lilliu.[8] Gli scavi hanno consentito di ripercorrere le diverse fasi della costruzione della reggia e del villaggio circostante, confermando la continuità di vita dell'intero complesso fino al I secolo a.C., in età romana.

Gli scavi hanno portato alla luce importanti resti di utensili, di armi, di vasellame e di oggetti ornamentali.

Il sito è stato classificato dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità[9] nel 1997.[10]

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ Lilliu e Zucca, p. 39.
  2. ^ a b Lilliu e Zucca, p. 84.
  3. ^ Pagina 462, La Grande Enciclopedia della Sardegna, a cura di Francesco Floris. Volume 1. 2007, Editoriale La Nuova Sardegna.
  4. ^ Funzioni dei nuraghi, in Sardegna.com. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  5. ^ Civiltà Nuragica:Origine e Sviluppo, su persee.fr.
  6. ^ Fernando Gilotta, Atlante di Archeologia, Utet, Torino, 1996, pag.262, voce, Barumini
  7. ^ (FR) Lilliu, Giovanni, Civiltà nuragica : origine e sviluppo, in Publications de l'École Française de Rome, vol. 67, n. 1, 1983. URL consultato il 7 marzo 2018.
  8. ^ Su Nuraxi, su comunebarumini.it. URL consultato il 27 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2019).
  9. ^ Su Nuraxi di Barumini dal sito dell'UNESCO, su whc.unesco.org. URL consultato il 9 febbraio 2012.
  10. ^ Area Archeologica “Su Nuraxi”, su fondazionebarumini.it. URL consultato il 27 ottobre 2017.

Bibliografia modifica

  • Bruno Zevi, Preistoria Alto Medioevo in Controstoria dell'architettura in Italia, Roma, 1995
  • Giovanni Lilliu, La civiltà dei Sardi dal neolitico all'età dei nuraghi, Torino, 1967.
  • Giovanni Lilliu e Raimondo Zucca, Su Nuraxi di Barumini (PDF), Sassari, Carlo Delfino editore, 2005, ISBN 88-7138-384-2. URL consultato l'8 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2012).

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