Obizzo Sanvitale

arcivescovo cattolico italiano

Obizzo Sanvitale (Parma, ante 1229Orvieto, 12 settembre 1303) è stato un vescovo cattolico italiano.

Obizzo Sanvitale
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Natoante 1229 a Parma
Ordinato presbitero?
Nominato vescovogiugno/ottobre 1257 da papa Alessandro IV
Consacrato vescovogiugno/ottobre 1257
Elevato arcivescovo23 luglio 1295 da papa Bonifacio VIII
Deceduto12 settembre 1303 a Orvieto
 

Biografia modifica

 
Stemma Sanvitale

Figlio di Guarino, guerriero e letterato, e di Margherita Fieschi, sorella di papa Innocenzo IV. Rimase orfano del padre in tenerissima età[2]. Divenuto canonico del Capitolo della cattedrale di Parma, venne descritto da Salimbene de Adam nel Chronicon come esperto di lettere e di diritto canonico. Quando lo zio materno Sinibaldo Fieschi diventò papa col nome di Innocenzo IV prese a favorire in ogni modo i Sanvitale. Dopo la morte del vescovo di Parma Martino da Colorno il successore avrebbe dovuto essere Bernardo de' Scotti, ma il papa scelse al suo posto Alberto, fratello di Obizzo, pur non essendo egli consacrato. Alberto diventò vescovo il 6 agosto 1254. In quel periodo Obizzo visse a lungo presso la corte pontificia di Roma.

Alla morte di Alberto Sanvitale (16 maggio 1257) la diocesi individuò come successore l'arciprete Giovanni, ma l'intervento del cardinale Ottobono Fieschi portò alla nomina di Obizzo come nuovo vescovo (giugno/ottobre 1257). Dimostrò subito grande abilità politica, uscendo indenne dalle accuse mossegli da Giberto da Gente, che voleva imporre al vescovado la nomina a vescovo di suo fratello Guglielmo e lo denunciò al papa Urbano IV come dissipatore dei beni della diocesi. Nel sinodo di Ravenna del 1259 prese le difese degli ordini regolari, favorendo in particolare Gherardo Segarelli, che nel 1260 fondò l'Ordine degli Apostoli. In seguito però Obizzo accusò gli aderenti all'ordine di eresia e fece imprigionare Segarelli nel palazzo vescovile. Dopo poco tempo lo liberò ma condannò al rogo due donne dell'ordine degli apostoli e fece nuovamente arrestare Segarelli, che fu arso come eretico il 18 luglio 1300. In quegli anni consultò più volte il calzolaio Benvenuto Asdente, che era diventato famoso anche fuori Parma per le sue supposte doti profetiche.[3]

Il 25 maggio 1270 consacrò il Battistero di Parma e nel 1284 fece demolire la vecchia torre campanaria del Duomo, per sostituirla con una più solida e più bella (1294). Compilò inoltre gli Statuti della Chiesa di Parma, che rimasero in vigore per molto tempo. Nel 1271 guidò l'esercito parmigiano all'assedio del castello di Corvara, dal quale scacciò Giacomo da Palù. Nel 1274 partecipò al Concilio di Lione. Secondo Salimbene de Adam fu anche esperto nel gioco degli scacchi.

Nel 1287 si mise a capo di una parte della fazione guelfa predominante a Parma. Volendo favorire Azzo d'Este nel dominio su Parma, si scontrò con il podestà Umberto Guarnieri e con l'intera fazione ghibellina. Nel 1295 scoppiarono gravi tumulti e lo stesso Palazzo vescovile fu preso d'assalto. Obizzo riuscì a fuggire (24 agosto), mettendosi in salvo a Ravenna. Ancor prima di questi avvenimenti, per evitare che la situazione precipitasse, papa Bonifacio VIII era stato indotto dal cardinale Gherardo Bianchi a trasferire Obizzo Sanvitale all'arcidiocesi di Ravenna (23 luglio 1295), nominando a Parma Giovanni da Castell'Arquato. Quando Giberto da Correggio si oppose al rientro a Parma dei Sanvitale e dei Rossi, banditi dalla città, il papa consentì ad Obizzo Sanvitale di inviare truppe ad assediarla, finché non si giunse ad un accordo tra le parti (23 luglio 1303). Con l'aiuto di Azzo d'Este, Obizzo riuscì anche a recuperare Argenta (1301) e altre terre alla Chiesa di Ravenna.

Obizzo morì ad Orvieto mentre si trovava in visita a Bonifacio VIII, e fu sepolto nella chiesa dei frati minori di Orvieto. La sua eredità più importante è considerata la compilazione degli Statuti della Chiesa di Parma, composti durante il Sinodo del 22 marzo 1273.

Note modifica

  1. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Sanvitale di Parma, Torino, 1835.
  2. ^ Secondo l'Affò Guarino fu ucciso in combattimento a San Cesario nel 1229.
  3. ^ Asdente è ricordato da Dante, con parole di sprezzo e di severo giudizio, nel Convivio (IV, 16, 6-7) e nell'Inferno (XX, 118-120).

Bibliografia modifica

  • R. Lasagni, Dizionario biografico dei Parmigiani, ed. PPS, Parma 1999
  • Bonaventura Angeli, Historia della città di Parma, 1591
  • Nestore Pelicelli, Vescovi della Chiesa parmense, 1936

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica