Occupazione militare
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Per occupazione militare si intende, nel diritto internazionale, la presenza di forze armate straniere all'interno del territorio di uno Stato in una misura preponderante rispetto a quella delle forze armate dello Stato occupato.
StoriaModifica
Esempi di occupazione militare, nella storia, soprattutto del tipo cruento, sono innumerevoli. Essi hanno talora comportato l'incorporazione del territorio occupato in quello dello Stato occupante - come nel caso del Tibet occupato militarmente dalla Cina nel 1959 - ovvero, più frequentemente, un ripristino solo parziale della sovranità dello Stato occupato in favore di un potere d'ingerenza da parte dello Stato - o della coalizione di Stati - occupante. È il caso degli effetti dell'occupazione, durante e dopo la seconda guerra mondiale, di gran parte dei paesi dell'Europa orientale: Estonia, Lettonia, Lituania (che persero la sovranità nazionale) Carelia (che fu sottratta dalla Finlandia a favore di altro Stato) e tutti gli altri paesi del Patto di Varsavia (che recuperarono la sovranità a condizione di aderire al Patto e di ospitare sul loro territorio ingenti contingenti militari dell'Unione Sovietica).
In taluni casi - come quelli dell'Italia, della Germania e del Giappone durante e dopo la seconda guerra mondiale -, l'occupazione militare straniera produce l'effetto indiretto della scomparsa di un regime totalitario o autoritario e la conseguente liberazione di tutte le forze politiche e culturali, fino ad allora represse, aventi un carattere liberale e/o democratico, innescando un rapido processo, appunto, d'instaurazione o ripristino di un regime liberal-democratico. Anche in quest'ultimo caso, però, il ripristino della sovranità dello Stato già occupato è molto raramente pieno e completo, riservandosi quasi sempre lo Stato o coalizione già occupante di imporre specifiche misure atte ad impedire il ripresentarsi delle condizioni che avevano determinato la guerra e, quindi, l'occupazione.
Le motivazioniModifica
Tale presenza può essere scaturita da un'invasione cruenta del territorio causata dal prevalere delle forze occupanti su quelle dello Stato occupato, con le quali si trova in guerra, oppure - più raramente - dalla richiesta fatta dallo Stato medesimo, dichiaratosi più o meno temporaneamente impossibilitato a mantenere al proprio interno la pace civile.
In quest'ultimo caso, però, si tende a parlare più precisamente di consenso dell'avente diritto[1] o, nel caso di operazioni disposte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di misure per il mantenimento della pace o peacekeeping.
NoteModifica
- ^ Fu il caso della presenza siriana nella valle della Bekaa durante la seconda guerra civile libanese.
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
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