Okinoshima (isola)
Okinoshima | |
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Veduta di Ōshima, Fukuoka | |
Geografia fisica | |
Localizzazione | Mar del Giappone Mar Cinese Orientale |
Coordinate | 34°14′39.42″N 130°06′20.74″E / 34.244282°N 130.105761°E |
Superficie | 0,97 km² |
Altitudine massima | 247 m s.l.m. |
Geografia politica | |
Stato | ![]() |
Regione | Kyūshū |
Prefettura | Fukuoka |
Demografia | |
Abitanti | 1 |
Cartografia | |
voci di isole del Giappone presenti su Wikipedia |
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Isola sacra di Okinoshima e siti associati della regione di Munakata (EN) Sacred Island of Okinoshima and Associated Sites in the Munakata Region | |
Tipo | Culturale |
Criterio | (ii)(iii) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2017 |
Scheda UNESCO | (EN) Scheda (FR) Scheda |
L'isola di Okinoshima (沖ノ島 Okinoshima?) fa parte del territorio amministrato dalla città di Munakata in Giappone. Essa è considerata terra sacra dal locale Munakata Taisha. La popolazione dell'isola consiste di un singolo impiegato del tempio; l'intera isola è considerata un kami dello shinto, ed è interdetta alle donne, come accade ancora, situazioni uniche al mondo, nella repubblica monastica del Monte Athos e nello scoglio etiopico di Daga Estifanos, sito nel lago Tana
StoriaModifica
Nel 2017 l'isola è stata inserita nella lista del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, come parte del retaggio seriale dell'isola di Okinoshima e dei siti correlati nella regione di Munakata[1]. La candidatura era stata presentata nell'anno 2009[2][3].
Gli uomini che approdano sull'isola devono spogliarsi e purificarsi nel mare. La situazione contradditoria è che la divinità cui è dedicato il tempio secentesco Okitsu è una donna, la dea degli abissi marini Tagorihime ("nebbia marittima"). Vengono officiate complesse cerimonie di preghiera al fine di proteggere i naviganti e garantire al Giappone positivi risultati nel settore diplomatico con gli altri Paesi asiatici. Anche il Monte Athos è consacrato alla Madonna, l'unica donna "presente" nei venti monasteri.[4]
I naviganti e i pescatori invocano con fervore anche le altre due dee, Tagitshuhime ("marea violenta") e Icchikishimahime ("atti di culto divini").[5]
Gli unici visitatori sono ammessi (con un obbligatorio permesso d'ingresso), soltanto il 27 maggio, con l'esclusiva intenzione di pregare per le anime dei militari russo-giapponesi morti in guerra nel 1905 nei dintorni dell'isola. Gli uomini non potranno assolutamente riferire quanto hanno visto e fatto nel tempio; vige, inoltre, il perentorio divieto di portare via oggetti locali. Le donne, assolutamente non pure, per gli shintoisti, a causa del loro ciclo mestruale, non potranno mai vedere Okinoshima e non per la pericolosità del viaggio, come veniva a volte ribadito.[5][6]
In seguito al riconoscimento dell'Unesco, molti religiosi temono la possibilità di accesso all'isola sacra per meri motivi di curiosità e si impegnano a tutelarla da qualunque ingerenza esterna, priva di fede.[7][8]
Galleria d'immaginiModifica
NoteModifica
- ^ (EN) Eight new sites inscribed on UNESCO’s World Heritage List, su whc.unesco.org, 9 luglio 2017. URL consultato il 9 luglio 2017.
- ^ Okinoshima Island and Related Sites in Munakata Region, UNESCO. URL consultato il 14 luglio 2014.
- ^ Okinoshima Island and Related Sites in Munakata Region, World Heritage Promotion Committee of "Okinoshima Island and Related Sites in Munakata Region". URL consultato il 14 giugno 2012.
- ^ Morosi, pag. 3
- ^ a b Morosi, pag. 4
- ^ Kaner, paf. 26
- ^ morosi, pag. 5
- ^ Matsumoto, pag. 19
BibliografiaModifica
- Simon Kaner, Okinoshima: The Universal Value of Japan's Sacred Heritage - a World Heritage Nomination, Springer-Verlag, Berlin 2017.
- Ken'ichi Matsumoto, Okinoshima komyun densetsu, Henkyosha, Tokyo 2017.
- Silvia Morosi, Okinoshima: l'isola sacra patrimonio dell'Unesco, ma vietata alle donne, in Corriere della Sera, 11.luglio.2017
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Okinoshima
Controllo di autorità | VIAF (EN) 256606521 · LCCN (EN) sh2017003958 · NDL (EN, JA) 00630854 · WorldCat Identities (EN) viaf-256606521 |
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