Ordigno esplosivo improvvisato

Categoria di ordigni esplosivi

Un ordigno esplosivo improvvisato (in inglese IED, acronimo di Improvised Explosive Device) è una bomba fabbricata in modo improvvisato incorporando sostanze chimiche distruttive, letali, nocive, pirotecniche o incendiarie e progettata per uccidere, distruggere o disabilitare personale o veicoli. In alcuni casi, gli IED vengono utilizzati per distrarre, disturbare o ritardare una forza avversaria, facilitando un altro tipo di attacco[1]. Gli IED possono incorporare esplosivi e componenti di origine militare oppure civile/commerciale, spesso combinando entrambi i tipi, oppure possono essere realizzati con esplosivi, inneschi e altri componenti "fatti in casa" in modo completamente artigianale.

Ordigni esplosivi improvvisati rinvenuti dalla polizia irachena nel 2005, assemblati con granate d'artiglieria e mine anticarro di produzione industriale.
Un veicolo "Cougar" tipo MRAP (Mine Resistant Ambush Protected, "Resistente alle mine e protetto dalle imboscate") delle forze armate USA, distrutto in Iraq nel 2007 da un IED piazzato da insorti.

Il termine "IED" fu coniato dall'esercito britannico durante il conflitto in Irlanda del Nord (1968-1998) per riferirsi alle trappole esplosive (booby traps) realizzate dall'IRA, divenendo poi di uso comune negli Stati Uniti durante la Guerra in Iraq del 2003 (2003-2011)[2][3].

Tipologie modifica

Essendo dispositivi costruiti in modo artigianale, le tipologie e le caratteristiche degli IED possono essere estremamente variabili, dipendenti dalle capacità tecniche, dall'inventiva e dalle disponibilità economiche e materiali del costruttore.

La natura e il potenziale delle sostanze esplosive contenute negli IED – sia per quanto riguarda la carica esplosiva principale che l'eventuale detonatore – è estremamente variabile: esplosivi di grado militare ottenuti da munizioni convenzionali moderne, come ad esempio tritolo o miscele con RDX; esplosivi civili o improvvisati, come dinamite, miscele ANFO[4], urea nitrato[5], TATP[5], eccetera. Un IED può contenere anche sostanze incendiarie o relative alla guerra chimica, biologica/batteriologica o radiologica/nucleare (cosiddette dirty bombs, "bombe sporche")[6].

Anche gli inneschi sono molto variabili, potendo essere di origine militare o civile, di produzione industriale oppure artigianale: semplici micce; micce detonanti; micce collegate a detonatori; spolette o altri componenti ricavati da ordigni militari; detonatori elettrici collegati a circuiti che possono comprendere batterie, interruttori[7], temporizzatori[8], sistemi radio controllati attivati a distanza da un telecomando[9] o da un telefono cellulare[10], sistemi controllati da sensori a raggi infrarossi[11], eccetera.

Alcuni IED particolarmente sofisticati possono anche incorporare sistemi antimanomissione o antidisinnesco: fu questo il caso, ad esempio, dell'ordigno preparato da John Birges nel 1980, utilizzato a scopo di estorsione ai danni dell'Harvey's Resort Hotel[12].

Gli IED possono perciò avere forme, dimensioni e prestazioni molto varie, e contenere quantità e tipi differenti di esplosivi o di altre sostanze destinate a danneggiare il bersaglio. Questo rende difficoltoso prevedere con esattezza il loro grado di distruttività, che può essere di modesta entità (tipica di ordigni come i tubi bomba), di media entità (tipica di ordigni equiparabili alle mine anticarro) o di grave entità (tipica di ordigni capaci di abbattere o danneggiare seriamente interi edifici, come nel caso dell'edificio federale "Alfred P. Murrah", o dell'ambasciata USA a Beirut).

Esempi tipici di IED antiuomo sono i tubi bomba o le fugas. Esempi tipici di IED anticarro o antimateriale sono le cariche satchel improvvisate o le cariche cave improvvisate: queste ultime possono essere arrangiate sotto forma di mine terrestri, di granate a mano, di dispositivi di sabotaggio piazzabili direttamente sul bersaglio, di EFPs (acronimo inglese di Explosively Formed Penetrators, ovvero proiettili autoforgianti) capaci di colpire un bersaglio posto a molti metri di distanza, eccetera. Particolari tipi di IED antiaerei furono quelli preparati dai Viet Cong durante la Guerra del Vietnam (1955-1975), capaci di danneggiare o distruggere elicotteri in fase di atterraggio[13] o che volavano a bassa quota[14][15].

In alcuni casi un IED può essere "indossato" da un attentatore-suicida, che si fa poi esplodere in prossimità del bersaglio[16].

Un famoso ordigno esplosivo improvvisato antiuomo fu la bomba utilizzata dai partigiani dei GAP che, il 23 marzo 1944 a Roma, in via Rasella, servì per colpire una colonna militare tedesca in marcia: «dodici chili di tritolo pressati in un contenitore metallico, di ghisa, con accanto altri sei chili di esplosivo e pezzi sfusi di ferro che sarebbero divenuti micidiali schegge; il tutto piazzato nel carrettino della spazzatura. Il contenitore di ghisa venne fabbricato dai membri della Sap Romana Gas di via Ostiense»[17].

Un famoso ordigno esplosivo improvvisato anticarro fu la bomba attribuita alla Rote Armee Fraktion che, il 30 novembre 1989 a Bad Homburg vor der Höhe, uccise Alfred Herrhausen, banchiere tedesco a capo della Deutsche Bank e membro direttivo del gruppo Bilderberg, riuscendo a perforare la blindatura della limousine Mercedes su cui viaggiava: un ordigno tipo EFP, o una simile carica a piastra (platter charge)[18].

Altri noti esempi di IED, non particolarmente letali ma certamente nocivi, furono quelli realizzati da Unabomber, soprannome dello statunitense Theodore Kaczynski, a partire dalla fine degli anni '70, e dal suo emulo italiano a partire dagli anni '90.

Recentemente, lo sviluppo della tecnologia dei droni ha comportato la nascita di una nuova tipologia di IED: piccoli droni civili/commerciali a basso costo, modificati per trasportare una carica esplosiva, allo scopo di sganciare tale carica sul bersaglio o di schiantarsi contro di esso (droni kamikaze)[19].

Utilizzo modifica

Gli IED sono costruiti prevalentemente da individui, gruppi od organizzazioni non statali (gruppi rivoluzionari, formazioni partigiane di resistenza, organizzazioni terroristiche, ecc.) che li impiegano nell'ambito di strategie e tattiche di guerriglia. Più raramente, gli IED possono essere costruiti e utilizzati da unità commando o forze speciali regolari come strumenti di petite guerre, guerra asimmetrica o guerra ibrida, in contesti nei quali sarebbe proibitivo ricevere rifornimenti di munizioni standard dal loro Paese d'origine a causa di problemi logistici o di sicurezza (rischio di incidenti diplomatici)[20].

L'efficacia degli IED, anche contro forze armate regolari di rilievo, è provata da vari esempi storici.

Durante la Guerra del Vietnam, il 33% dei feriti e il 28% dei decessi inflitti alle forze armate USA furono ufficialmente attribuiti alle mine (tuttavia queste cifre includono sia le perdite causate dagli IED sia quelle causate da mine di fabbricazione industriale)[21].

Durante la Guerra in Iraq del 2003, gli insorti utilizzarono ampiamente IED contro le forze guidate dagli USA e, alla fine del 2007, tali ordigni erano responsabili di circa il 63% delle morti della coalizione[22][23].

Gli IED furono utilizzati anche nella Guerra in Afghanistan (2001-2021) da parte di gruppi di insorti locali, causando oltre il 66% delle vittime della coalizione guidata dagli USA[24].

Esempi di ordigni esplosivi improvvisati modifica

Note modifica

  1. ^ (ENFR) NATO Glossary of Terms and Definitions (AAP-6) (PDF), su dtic.mil, NATO, 2013, p. 2-I-2 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2015).
  2. ^ (EN) Armida van Rij, Hannah Bryce, Benedict Wilkinson, Maxine Vining, Defining the device: The need for international humanitarian standards for improvised explosive device disposal (PDF), King's College London, aprile 2017, p. 10. URL consultato il 1º marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2022).
  3. ^ (EN) IEDs – Learning from History, su defenceindustryreports.com, Defence Industry Reports, 2009. URL consultato il 1º marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2011).
  4. ^ (EN) National Academies and the Department of Homeland Security, IED Attack. Improvised Explosive Devices (PDF), su dhs.gov. URL consultato il 5 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2024).
  5. ^ a b IED Attack. Improvised Explosive Devices, op. cit.
  6. ^ (EN) Peter Mansoor, improvised explosive device, su britannica.com, Encyclopædia Britannica. URL consultato il 6 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2023).
    «IEDs can also contain radiological, chemical, or biological components to increase their lethal and psychological effects.»
  7. ^ (EN) Headquarters, Department of the Army, FM 20-32 Mine/Countermine Operations (PDF), Washington, D.C., 1º ottobre 2002, p. 13-24. URL consultato il 5 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2024).
  8. ^ FM 20-32, op. cit., p. 13-26.
  9. ^ (EN) Major Chris Hunter, Eight Lives Down, Londra, Corgi Books, 2008, ISBN 978-0-552-15571-7.
  10. ^ Hunter, op. cit.
  11. ^ (EN) Greg Harkin, Francis Elliott, Raymond Whitaker, Revealed: IRA bombs killed eight British soldiers in Iraq, in The Independent, 16 ottobre 2005 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2008).
    «[...] one trigger used in a recent Iraqi bombing was a three-way device, combining a command wire, a radio signal and an infra-red beam – a technique perfected by the IRA.»
  12. ^ (EN) A Byte Out of History. The Case of the Harvey’s Casino Bomb, su archives.fbi.gov, FBI, 26 agosto 2009. URL consultato il 6 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2024).
  13. ^ (EN) U.S. Marine Corps, FMFRP 12-43 Professional Knowledge Gained from Operational Experience in Vietnam, 1969, Special Issue, Mines and Boobytraps (PDF), 1969, pp. 66 - 67 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2023).
  14. ^ (EN) Headquarters, Department of the Army, TC 5-31 Viet Cong Boobytraps, Mines, and Mine Warfare Techniques (PDF), Washington, D.C., 13 giugno 1968, pp. 4-14 - 4-15 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2023).
  15. ^ (EN) Headquarters, United States Military Assistance Command, Vietnam, DJSM-545-66 Viet Cong Improvised Explosive Mines and Booby Traps (PDF), San Francisco, 29 settembre 1966, p. 21 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2023).
  16. ^ IED - Improvised Explosive Devices, su rivistamilitare.it, Miles, rivista militare virtuale, 5 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2016).
  17. ^ Lorenzo Striuli, IED: la "nuova" minaccia?, in Rivista italiana difesa, vol. 54, n. 10, ottobre 2006, pp. 54 - 66.
  18. ^ (EN) David Hambling, Superbomb Mystery: The Herrhausen Assassination, su wired.com, Wired, 29 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2014).
  19. ^ (EN) Josh Spires, Mexican cartel turns to C4 equipped suicide drones, su dronedj.com, 25 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2020).
  20. ^ (EN) Headquarters, Department of the Army, TM 31-210 Improvised Munitions Handbook (PDF), Washington D.C., United States Department of War, 1969, p. 5. URL consultato il 28 febbraio 2024 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2021).
  21. ^ (EN) In Its Own Words, su hrw.org. URL consultato il 18 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2022).
  22. ^ (EN) Iraq Coalition Casualty Count - IED Fatalities By Month, su icasualties.org (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2009).
  23. ^ (EN) Cynthia C. Combs, Terrorism in the Twenty-First Century, Taylor and Francis, 2017, ISBN 9781317206798.
    «More than two thirds of combat deaths in Iraq by 2007 were caused by IEDs.»
  24. ^ (EN) Paul Joseph, The SAGE Encyclopedia of War: Social Science Perspectives, SAGE Publications, 15 giugno 2016, ISBN 9781483359915.
    «Explosives accounted for over two thirds of the casualties in Iraq and Afghanistan, mostly caused by IEDs.»

Bibliografia modifica

  • (EN) Cynthia C. Combs, Terrorism in the Twenty-First Century, Taylor and Francis, 2017, ISBN 9781317206798.
  • (EN) Headquarters, Department of the Army, FM 20-32 Mine/Countermine Operations, Washington, D.C., 1º ottobre 2002.
  • (EN) Headquarters, Department of the Army, TC 5-31 Viet Cong Boobytraps, Mines, and Mine Warfare Techniques, Washington, D.C., 13 giugno 1968.
  • (EN) Headquarters, Department of the Army, TM 31-210 Improvised Munitions Handbook, Washington D.C., United States Department of War, 1969.
  • (EN) Headquarters, United States Military Assistance Command, Vietnam, DJSM-545-66 Viet Cong Improvised Explosive Mines and Booby Traps, San Francisco, 29 settembre 1966.
  • Lorenzo Striuli, IED: la "nuova" minaccia?, in Rivista italiana difesa, vol. 54, n. 10, ottobre 2006.
  • (EN) Major Chris Hunter, Eight Lives Down, Londra, Corgi Books, 2008, ISBN 978-0-552-15571-7.
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  • (EN) Ragnar Benson, Ragnar's Guide to Home and Recreational Use of High Explosives, Boulder, CO, USA, Paladin Press, 1988, ISBN 0873647378.
  • (EN) Ragnar Benson, Ragnar's Big Book of Homemade Weapons: Building and Keeping Your Arsenal Secure, Boulder, CO, USA, Paladin Press, 1992, ISBN 0873646606.
  • (EN) Ragnar Benson, Ragnar's Homemade Detonators: How to Make 'Em, How to Salvage 'Em, How to Detonate 'Em, Boulder, CO, USA, Paladin Press, 1993, ISBN 0873647378.
  • (EN) U.S. Marine Corps, FMFRP 12-43 Professional Knowledge Gained from Operational Experience in Vietnam, 1969, Special Issue, Mines and Boobytraps, 1969.
  • (EN) William Wallace, FMX: The Revised Black Book: A Guide To Field-Manufactured Explosives, Boulder, CO, USA, Paladin Press, 1995, ISBN 0873648536.

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