Ordigno esplosivo improvvisato

Categoria di ordigni esplosivi

Un ordigno esplosivo improvvisato (in lingua inglese Improvised Explosive Device, abbreviato IED) è una bomba realizzata con materiali non convenzionali, anche tramite l'impiego di esplosivi convenzionali.

Ordigni esplosivi improvvisati rinvenuti dalla polizia irachena (2005)

TipologieModifica

Gli IED possono essere di varie dimensioni e forme, e contenere quantitativi differenti di esplosivo o altro materiale destinato a nuocere e/o arrecare danni; questo rende difficoltoso prevederne la potenza, che può essere anche molto superiore ad una mina anticarro di produzione industriale. Anche i detonatori possono variare; gli attentatori a volte impiegano parti di ordigni regolamentari militari e possono anche utilizzare sistemi di attivazione artigianali - non per questo meno efficaci - come, ad esempio, sistemi radio controllati attivati a distanza da un telefono cellulare. In alcuni casi, l'IED viene "indossato" dal terrorista-suicida che si fa esplodere in prossimità del bersaglio[1].

Un esempio di ordigno esplosivo improvvisato è la bomba utilizzata dai partigiani dei GAP, il 23 marzo 1944 a Roma, per l'attentato di via Rasella contro una colonna militare tedesca in marcia[2]: dodici chili di tritolo racchiusi in un contenitore di ghisa, insieme ad altri sei chili di tritolo e frammenti metallici (che avrebbero fatto da schegge), il tutto nascosto in un carrettino della spazzatura. Altri esempi di IED, non particolarmente letali ma certamente nocivi, sono stati realizzati in Italia dall'attentatore Unabomber durante gli anni 1990.

UtilizzoModifica

Gli IED sono impiegati prevalentemente in tattiche di guerriglia e da organizzazioni terroristiche. La natura non convenzionale degli IED fa sì che ne possano essere creati di vario genere, a seconda delle capacità, della fantasia, dell'inventiva e delle disponibilità dell'attentatore. Un IED può contenere anche componenti incendiari o relativi alla guerra chimica, nucleare o batteriologica.

Esempi di ordigni esplosivi improvvisatiModifica

NoteModifica

  1. ^ Miles, rivista militare virtuale: IED, su rivistamilitare.it. URL consultato il 19 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2014).
  2. ^ Striuli, p. 54.

BibliografiaModifica

Voci correlateModifica

Collegamenti esterniModifica

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