Ordine dell'Ermellino (Napoli)

ordine cavalleresco istituito nel 1463 dal re del Regno di Napoli Ferrante d'Aragona

L'Ordine dell'Ermellino fu un ordine cavalleresco istituito il 29 settembre 1463 dal re del Regno di Napoli Ferrante d'Aragona[1]. Agli insigniti veniva conferito un collare d'oro con un ermellino per ciondolo, recante il motto latino malo mori quam foedari ("preferirei morire piuttosto che essere disonorato")[2].

Ordine dell'Ermellino di Napoli
Guido Mazzoni, Busto del re Ferrante d'Aragona con il collare dell'Ordine dell'Ermellino, Museo di Capodimonte, Napoli, 1489-1492.
Regno di Napoli
TipologiaOrdine cavalleresco
Mottomalo mori quam foedari
CapoFerrante d'Aragona
IstituzioneNapoli, 29 settembre 1463
GradiCavaliere (classe unica)

Il giorno di fondazione non fu casuale, giacché l'ordine era dedicato a san Michele arcangelo e, difatti, in tale giorno dell'anno dovevano svolgersi le solenni cerimonie, precedute alla vigilia dalla confessione e comunione dei cavalieri, così come pure l'8 maggio, che ricorda l'apparizione del santo sul Gargano, avveniva una cerimonia. La propria devozione il re Ferrante l'aveva manifestata già durante la presa della città di Monte Sant'Angelo, meta da sempre di pellegrinaggio al noto santuario. Di quale fu il motivo per cui Ferrante decise di istituire l'Ordine dell'Ermellino[3].

Obblighi degli insigniti modifica

 
Un cavaliere dell'Ordine dell'Ermellino (come si può vedere dal cartiglio in terra a sinistra, accanto all'ermellino, che reca il motto dell'ordine) nel Ritratto di cavaliere, opera di Vittore Carpaccio.

Gli obblighi principali dei cavalieri erano la difesa della fede e della Chiesa di Roma, nonché il serbare inviolabile devozione al re. La Chiesa destinata alle funzioni ed alle adunanze dei cavalieri dell'ordine si ipotizza essere stata quella di San Michele in Castel dell'Ovo o quella di Monteoliveto. L'ordine fu posto sotto la regola di San Basilio. Ufficiali dell'ordine erano il superiore, carica ricoperta dal sovrano stesso, l'araldo o re d'armi e il segretario. Dal collare portato dai cavalieri pendeva il simbolo dell'ordine rappresentato da un ermellino. La dignità magistrale, unita alla Corona di Napoli, passò agli Austriaci, in seguito però l'ordine fu tralasciato e si estinse. Il numero dei cavalieri fu fissato in 27, tra di essi, tutti fedelissimi al sovrano, vi furono tra i più cospicui baroni del Regno, condottieri e capitani di ventura del tempo, che furono beneficati ad esempio tramite l'attribuzione di uno o più feudi, la creazione di titoli, il ricoprire importanti uffici. Non mancarono importanti signori di Stati alleati[3].

L'ermellino: simbolo dell'unione tra Napoli e Milano modifica

Vi sono varie ipotesi sulla simbologia dell'ordine. Secondo alcuni il colore bianco dell'ermellino potrebbe rappresentare la purezza di Ippolita Maria Sforza, mentre il motto dell'ordine, malo mori quam foedari, potrebbe rappresentare il pensiero che ha indotto il re a perdonare i baroni ribelli, per non imbrattarsi[3].

 
Leonardo da Vinci, Dama con l'ermellino, Museo Czartoryski, Cracovia, 1488-1490. La dama ritratta è Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro, duca di Milano, che nel 1488 fu insignito dell'Ordine dell'Ermellino. Il dipinto può essere considerato un riferimento all'onorificenza a lui conferita.

L'Ordine dell'Ermellino fu il simbolo dell'unione tra il Regno di Napoli e il Ducato di Milano. Ludovico Sforza, detto il Moro, ambiva a tale decorazione perché desideroso di essere riconosciuto duca di Milano al posto del nipote Gian Galeazzo Maria Sforza. Quando ricevette la suddetta onorificenza per l'aiuto dato a Ferrante d'Aragona nel reprimere la congiura dei baroni, il Moro, per celebrare la prestigiosa nobilitazione, commissionò a Leonardo da Vinci il dipinto della Dama con l'ermellino, raffigurante probabilmente la nobile milanese Cecilia Gallerani, sua amante, col selvatico animale in grembo, pure simbolo di purezza. In nome del legame politico Napoli-Milano, a Gian Galeazzo Maria Sforza fu data in sposa Isabella d'Aragona, nipote di Ferrante. Ma quando Ludovico usurpò il ruolo ducale di Gian Galeazzo, costrinse Isabella a trasferirsi a Pavia, pregiudicando l'alleanza tra Napoli e Milano. Isabella richiese l'intervento del nonno Ferrante, che finì col revocare il collare dell'Ordine dell'Ermellino e col rompere l'unione con il ducato lombardo.

Insigniti modifica

 
Federico da Montefeltro con il collare dell'Ordine dell'Ermellino nel Ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidobaldo, opera di Pedro Berruguete.

Furono insigniti di quest'ordine oltre a re Ferrante d'Aragona[3][4]:

Note modifica

  1. ^ Rendina (2016), [pagine mancanti].
  2. ^ Noël (1850), p. 155.
  3. ^ a b c d Nobili-napoletani.it.
  4. ^ Ordine della Giara, su nobili-napoletani.it.
  5. ^ Gian Giordano Orsini, su condottieridiventura.it.
  6. ^ Roberto da San Severino, su condottieridiventura.it.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

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