Ottavio Caiazzo

militare italiano, medaglia d'oro al valor militare

Ottavio Caiazzo (Napoli, 8 marzo 1891Kobilek, 26 ottobre 1917) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Ottavio Caiazzo
NascitaNapoli, 8 marzo 1891
MorteKobilek, 26 ottobre 1917
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto2º Reggimento fanteria "Re"
Anni di servizio1913-1917
GradoCapitano
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Caporetto
Decorazionivedi qui
Frase celebreL'ordine è di resistere ad oltranza ed io non mi muovo di qui, quand'anche mi dovesse costare la vita.
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia modifica

Nacque a Napoli l'8 marzo 1891, figlio di Alfonso e Rosa Pernice.[1] Frequentava il secondo anno la facoltà di ingegneria dell'Università di Napoli quando si arruolò volontario allievo ufficiale nel Regio Esercito, assegnato al 13º Reggimento fanteria.[1] Nell'aprile 1913 fu nominato sottotenente di complemento, prestando servizio di prima nomina nel 7º Reggimento fanteria.[1] Frequentato i Corsi presso la Scuola di applicazione d'arma di Parma entrò quindi in servizio permanente effettivo nel settembre 1914, assegnato al 30º Reggimento fanteria.[1] Partì, dietro sua domanda, per la Libia giungendo a Tripoli il 22 maggio 1915, due giorni prima dell'entrata in guerra del Regno d'Italia.[1] Assegnato al XV Battaglione eritreo, alcuni giorni dopo fu mandato con il suo reparto a Tarhuna a rafforzare il locale presidio militare assediato dagli arabi ribelli.[1] Prese parte alla sortita effettuata dalle truppe di guarnigione e al successivo combattimento di Sidi Hamet del 18 giugno, dove rimase ferito da un colpo di fucile all'inguine.[3] Trasferito a Tripoli fu ricoverato all'ospedale sino al mese di ottobre, ed appena guarito fu trasferito all'VIII Battaglione , venendo promosso tenente nel febbraio 1916.[1] Rientrò in Italia nel febbraio 1917 con la promozione a capitano, assegnato al 2º Reggimento fanteria della Brigata Re che raggiunse in zona di operazioni sul fronte di Gorizia.[1] Tra il 17 e il 25 maggio partecipò ai combattimenti per la conquista del Dosso del Palo e di quota 200 nord e sud del Monte San Marco.[1] Assunse poi, interinalmente, il comando del I Battaglione del reggimento schierato in linea nel settore di Ravne, Plava. All'atto dell'inizio della battaglia di Caporetto il suo reparto, insieme ad altri, venne inviato a difendere il Kobilek, la mattina del giorno 26 ottobre le truppe austro-tedesche investirono e travolsero alcuni reparti italiani, tanto che il comando della brigata (generale Giusto Macario) fu costretto ad ordinare il ripiegamento.[3] Rimasto isolato, forse perché l'ordine di ritirata non gli arrivò, sostenne l'attacco nemico, rafforzato continuamente dall'arrivo di nuovi reparti, fino a che il suo battaglione non fu travolto dall'avanzata avversaria.[3] Cadde nel corso del combattimento, ma la disperata resistenza dei suoi uomini fece sì che gli altri battaglioni riuscissero a ripiegare in buon ordine al ponte di Plava.[3] Con Regio Decreto del 19 agosto 1921 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4] Una via di Napoli porta il suo nome.

Onorificenze modifica

«Comandante interinale di un battaglione, tenne testa a preponderanti forze nemiche accerchianti, fino all’estremo sacrificio suo e dei suoi, con tanto fulgido valore ed azione così efficace da permettere la salvezza del rimanente della sua brigata e di molte altre truppe di fanteria e di artiglieria. Cadde da eroe sul campo. Kobilek, 26 ottobre 1917.[5]»
— Regio Decreto 19 agosto 1921.
«Comandante di un battaglione incaricato di proteggere in una circostanza di particolare gravità il ripiegamento di altre truppe, col suo sereno ed energico contegno manteneva saldi i suoi uomini sotto il violento fuoco dell'artiglieria nemica. Delineatosi l'attacco di considerevoli forze avversarie, con mirabile sprezzo del pericolo, sotto il grandinare dei proiettili, si slanciava tra le prime linee allo scoperto, ed incorando con l'esempio i dipendenti, respingeva con violenta lotta corpo a corpo gli assalitori. Mentre impartiva le disposizioni per eseguire l'ordine ricevuto di ripiegare incontrava sul campo gloriosa morte. Kobilek (Bainsizza), 26 ottobre 1917

Note modifica

Annotazioni modifica


Fonti modifica

Bibliografia modifica

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 168.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica