Otto Skorzeny
Otto Skorzeny (Vienna, 12 giugno 1908 – Madrid, 5 luglio 1975) è stato un militare tedesco.
Otto Skorzeny | |
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Soprannome | L'uomo più pericoloso d'Europa[1] |
Nascita | Vienna, 12 giugno 1908 |
Morte | Madrid, 5 luglio 1975 |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | ![]() ![]() |
Anni di servizio | 1931 - 1945 |
Grado | SS-Obersturmbannführer |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte orientale |
Battaglie | Operazione Quercia Offensiva delle Ardenne Operazione Panzerfaust Operazione Greif |
Comandante di | Sonder Lehrgang Oranienburg 150. Panzerbrigade |
Decorazioni | Croce di Cavaliere della Croce di Ferro con Fronde di Quercia e Spade |
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Ufficiale delle forze armate della Germania nazista, acquistò grande notorietà durante la seconda guerra mondiale per aver partecipato alla liberazione di Mussolini dalla sua prigionia del Gran Sasso d'Italia nel settembre 1943, con l'operazione Quercia.
BiografiaModifica
Nel 1930 aderì, ancora studente, al partito nazista austriaco e otto anni dopo fu favorevole all'annessione tra l'Austria e il Terzo Reich. In questo periodo si procurò una ferita al volto durante un duello studentesco (Mensur) e rimase deturpato.
Nel 1939 giunse a Berlino e cercò dapprima di entrare nella Luftwaffe. Considerato non idoneo al servizio come pilota da caccia per l'età di 31 anni e l'altezza di 1,92 metri,[2] abbandonò le velleità aeronautiche ed entrò nelle Waffen-SS. Fu inquadrato prima nella Panzer division Leibstandarte Adolf Hitler, passando l'anno seguente alla divisione Das Reich.
Attività bellicaModifica
Scoppiata la seconda guerra mondiale, dopo avere combattuto nei Paesi Bassi e poi in Francia, nel 1941 fu trasferito sul fronte orientale, dal quale fu rimpatriato nel dicembre 1942.
Nei servizi segretiModifica
Nell'aprile del 1943 fu destinato all'ufficio VI (il Sicherheitsdienst) dell'RSHA (Reichssicherheitshauptamt, ovvero la "Direzione generale per la sicurezza del Reich"), ufficio addetto prevalentemente ad attività di spionaggio e incursioni, con l'incarico di organizzare una piccola unità di commando (Friedenthaler Jagdverbände) con il compito di sviluppare la condotta di azioni di guerra sul modello dei commando inglesi, e che quindi si doveva affiancare ai già esistenti reparti Brandenburg dell'Abwehr: le prime missioni in Medio Oriente ed in Russia, tuttavia, fallirono.
La liberazione di MussoliniModifica
Dopo il 25 luglio 1943 Skorzeny fu inviato in Italia da Himmler con l'incarico di coadiuvare il generale Kurt Student, cui Hitler aveva affidato l'incarico di condurre l'Operazione Eiche (ovvero di cercare il luogo in cui Mussolini era tenuto prigioniero e di liberarlo). I paracadutisti di Student dovevano effettuare l'incursione, mentre le SS di Skorzeny dovevano reperire le informazioni sul luogo di detenzione del prigioniero. Secondo il maggiore Harald-Otto Mors, responsabile dell'operazione sotto il comando di Student, Skorzeny non ebbe grande merito nella liberazione di Mussolini, dato che i suoi compiti di fatto si esaurirono nel momento in cui fu scoperta, appunto, la prigione del duce sul Gran Sasso. Ufficialmente egli infatti prese parte all'operazione (condotta il 12 settembre appunto da paracadutisti del Fallschirmjäger-Lehrbataillon), come osservatore[3]. Secondo un'altra visione dei fatti, invece, Skorzeny ebbe il merito della riuscita dell'operazione, poiché ebbe l'idea di portare con sé il generale di polizia Soleti che, facendosi riconoscere dai carabinieri e dai soldati che presidiavano l'albergo sul Gran Sasso e intimando loro di non sparare, consentì la liberazione del duce, che fu quindi incruenta.
Skorzeny riuscì in effetti a presentarsi da Mussolini per annunciargli che, per ordine di Hitler, i tedeschi erano venuti a liberarlo senza affrontare alcuna reazione da parte degli italiani, totalmente disorientati dalla presenza del generale Soleti, alla cui vista lo stesso Mussolini, affacciatosi alla finestra, disse: "Non sparate, non vedete che è tutto in ordine? C'è un generale italiano". Si deve anche menzionare il fatto che Karl Radl, brillante ufficiale delle SS, ebbe un ruolo di primo piano nell'operazione Eiche. Nel 1955 Radl pubblicò il libro "Yo rescaté a Mussolini", dove per l'appunto dichiarò che fu proprio lui il vero ideatore dell'inclusione del generale Soleti nella spedizione tedesca a Campo Imperatore per liberare Mussolini. Nella testimonianza di Soleti alcuni analisti hanno rilevato contraddizioni e discrepanze rispetto alla versione di Radl.[4]
Ad ogni modo Skorzeny sfruttò al massimo l'occasione per autopromuoversi: insistette fino al punto delle minacce per salire sul leggero apparecchio Fieseler Storch (che in tedesco significa "cicogna" ed è un velivolo da ricognizione pensato per appena due occupanti) che doveva condurre Mussolini all'aeroporto di Pratica di Mare e da lì in Germania; lo Storch corse un enorme rischio decollando da una breve discesa gravato dal peso del pilota, del corpulento Mussolini e del colosso Skorzeny (2 metri di altezza per oltre 100 chili di peso). Ad ogni modo l'ufficiale delle SS fece in modo di essere presente in tutte le foto scattate al dittatore appena liberato e, grazie ad esse, la propaganda di Göbbels lo catapultò in una massiccia campagna divulgativa, che lo rese il protagonista dell'operazione a danno del generale Student, comandante dei paracadutisti. Promosso al grado di SS-Sturmbannführer e decorato con la Croce di Cavaliere, a Skorzeny fu affidato il comando della sezione S ("operazioni speciali") del Sicherheitsdienst.
Altre operazioni di commandoModifica
Nell'aprile del 1944 collaborò con Himmler alla pianificazione dell'operazione, poi fallita, condotta dall'SS-Fallschirmjäger-Bataillon 500 per la cattura di Tito. Egli poté mettersi di nuovo in luce a seguito del fallito attentato di von Stauffenberg a Hitler del 20 luglio 1944, quando organizzò un'unità speciale delle SS che a Berlino iniziò la repressione.
In ottobre, con un altro colpo di mano, prese come ostaggio a Budapest il figlio del reggente d'Ungheria, ammiraglio Horthy, e lo ricattò portandolo in Germania, impedendo così al reggente di siglare un accordo di armistizio con le forze sovietiche. Per questo successo, il 22 ottobre 1944, a Rastenburg, fu promosso SS-Obersturmbannführer e incaricato, nell'ambito dell'operazione "Wacht am Rhein" (l'Offensiva delle Ardenne), di occupare i ponti di Amay, Huy e Ardenne, sulla Mosa (operazione Greif), con un'unità da lui stesso organizzata e diretta, la Panzerbrigade 150, che includeva nei suoi ranghi anche soldati tedeschi in uniforme americana reclutati tra coloro che sapevano parlare l'inglese con accento e slang da "yankee".
La cattura e il processoModifica
Fu catturato nel maggio del 1945 dagli americani, ma fu successivamente assolto da tutte le accuse (1947) per crimini di guerra. Il processo degli Alleati fondava l'accusa su di lui fondamentalmente sull'impiego illecito in guerra di uniformi nemiche durante l'Operazione Greif. La difesa si batté sulla liceità dell'utilizzo di uniformi del nemico per accostarsi a quest'ultimo, purché si butti via l'uniforme quando si inizino i combattimenti.
A sostegno di ciò, si attestò che la cosa era stata compiuta anche dagli Alleati: in Ungheria erano stati catturati ufficiali britannici con divise tedesche e non furono fucilati, e la stessa cosa avevano fatto gli americani ad Aquisgrana.
Sull'utilizzo di travestimenti e carte d'identità nemiche da parte degli americani testimoniò al processo anche un ufficiale inglese, il comandante Forrest Yeo-Thomas, con un gesto cavalleresco raramente compiuto nel dopoguerra: un inglese veniva a testimoniare a favore di un tedesco, un ex-nemico, cosa che diede grande vivacità al processo e una tensione notevole a tutto il suo svolgimento. Thomas affermò infatti che gli inglesi avevano usato non solo travestimenti, ma anche distintivi nemici, armi nemiche, falsi documenti, tutto ad uno scopo: vincere la guerra e, parole testuali, fare fuori l'altro.
Skorzeny fu così assolto e, sebbene formalmente trattenuto in Austria, fuggì facilmente in Spagna, allora governata dal caudillo Francisco Franco, di cui Skorzeny era un sostenitore.
L'attività successiva al 1947Modifica
Si suppone che Skorzeny abbia avuto parte attiva nell'organizzare la fuga di ex soldati delle SS dalla Germania nell'ambito della cosiddetta organizzazione Die Spinne ("Il ragno"), simile per obiettivi all'organizzazione Odessa, ma ovviamente stante la segretezza dell'organizzazione medesima si conoscono in merito solo dati parziali. Ebbe inoltre rapporti con Savitri Devi per promuovere una rete internazionale neonazista.
Secondo alcune testimonianze (tra cui quella di Adriano Monti, complice di Junio Valerio Borghese nel tentato golpe del 1970), sarebbe stato anche tra i promotori dell'Organizzazione Gehlen, una branca dei servizi segreti tedeschi durante la guerra, poi inserita tra le organizzazioni di intelligence fiancheggiatrici della CIA. Avrebbe fatto allo stesso Monti il nome di Giulio Andreotti come "garante politico" del colpo di Stato di Borghese.
Secondo i giornalisti Dan Raviv, americano, e Yossi Melman, israeliano, Skorzeny venne assoldato dal Mossad, il servizio segreto israeliano, per rintracciare scienziati tedeschi ostili ad Israele, che si fidavano di lui, in cambio del suo depennamento dalla lista di criminali tedeschi redatta da Simon Wiesenthal. Secondo i due giornalisti, fu egli stesso l'esecutore della morte di Heinz Krug, fornitore tedesco di armi al governo egiziano, durante l'Operazione Damocle del 1962.[5]
Scrisse la sua autobiografia alla fine degli anni sessanta, intitolata Lebe Gefahrlich. Uscì in Italia nel 1970 per le Edizioni del Borghese con il titolo Vivere pericolosamente.
Morì di cancro in Spagna il 5 luglio del 1975.
OnorificenzeModifica
Onorificenze tedescheModifica
Croce di Cavaliere della Croce di Ferro con fronde di quercia e spade | |
Croce di Ferro di 1ª classe | |
Ordine militare della Croce Tedesca in oro | |
Distintivo d'argento per feriti | |
Distintivo di ferro per feriti | |
Medaglia del fronte orientale (1941/42) | |
Medaglia "In memoria del 13 marzo 1938" | |
Medaglia della Sudetenland con placca del castello di Praga | |
Medaglia di lungo servizio nel NSDAP (10 anni) | |
Distintivo da pilota/osservatore in oro con diamanti | |
— 16 settembre 1943 |
Distintivo di assalto generale | |
Placca d'onore (esercito) | |
Onorificenze straniereModifica
Croce di Commendatore dell'Ordine della Corona Santa d'Ungheria (classe militare, Ungheria) | |
PubblicazioniModifica
- Vivere pericolosamente, Edizioni del Borghese, 1970
- (DE) Meine Kommandounternehmen, Winkelried-Verlag, Dresden 2007, ISBN 978-3-938392-11-9
- (EN) Skorzeny's Special Missions, Greenhill Books, 1997 ISBN 1-85367-291-2
NoteModifica
- ^ Domenico Vecchioni, Spie della seconda guerra mondiale, Editoriale Olimpia, 2004
- ^ Gordon Williamson, German Special Forces of World War II, Osprey, 2009, p. 20, ISBN 978-1-84603-920-1.
- ^ AA. VV., Chi lo liberò veramente?, in Enzo Biagi (a cura di), La Seconda Guerra Mondiale, vol. 4, Gruppo Editoriale Fabbri, 1983, pp. 1439-1440.
- ^ Vincenzo Di Michele, L'ultimo segreto di Mussolini, Rimini, Il Cerchio, 2015, p. 109, ISBN 978-88-8474-422-7.
- ^ (EN) Dan Raviv e Yossi Melan, The Strange Case of a Nazi Who Became an Israeli Hitman, Haaretz, 27 marzo 2016. URL consultato il 22 marzo 2017.
BibliografiaModifica
- G. Annussek, Hitler's Raid To Save Mussolini, De Capo Press, 2005, ISBN 0-306-81396-3
- Charles Foley, Teste calde, Milano, Longanesi 1955
- Charles Foley, Le avventure di Otto Skorzeny, Longanesi, 1971, (riedizione del precedente)
- Charles Foley, Commando Extraordinary, Arms & Armour, 1987, ISBN 0-85368-824-9
- Uki Goñi, ODESSA. Die wahre Geschichte. Fluchthilfe für NS-Kriegsverbrecher. Berlin/Hamburg 2006. ISBN 3-935936-40-0
- Glenn B. Infield, Skorzeny: Hitler's Commandos Military Heritage Press, New York 1981 (trad. franc., Skorzeny, chef des commandos de Hitler, tradut. Claude Bernanose, Editions Pygmalion, Paris, 1984, ISBN 2-85704-167-5.
- Marco Patricelli, Liberate il Duce. Mondadori, 2002. ISBN 88-04-50504-4
- Michael Schadewitz,Zwischen Ritterkreuz und Galgen. Skorzenys Geheimunternehmen Greif in Hitlers Ardennenoffensive 1944/45, Helios-Verlag, Aachen 2007, ISBN 978-3-938208-48-9
- Charles Whiting: Skorzeny: The Most Dangerous Man in Europe, DaCapo Press, 1998, ISBN 0-938289-94-2
- Vincenzo Di Michele: Mussolini, finto prigioniero al Gran Sasso, Curiosando Editore, 2011
- Giuseppe Quilichini: Gran Sasso d'Italia 1943 Mussolini prigioniero a Campo Imperatore, Italia Editrice Editore, 2014- ISBN 978-88-95038-59-9
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Otto Skorzeny
Collegamenti esterniModifica
- Otto Skorzeny, da Hitler al Mossad, puntata podcast di Radio 24 (22:50 min.)
Controllo di autorità | VIAF (EN) 39371245 · ISNI (EN) 0000 0001 1930 3069 · LCCN (EN) n50012986 · GND (DE) 118614886 · BNE (ES) XX844781 (data) · BNF (FR) cb11972264k (data) · J9U (EN, HE) 987007463369205171 · CONOR.SI (SL) 117372003 · WorldCat Identities (EN) lccn-n50012986 |
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