Tomier e Palaizi

trovatore francese
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Tomier e Palaizi, o Palazi (... – ...; fl. 1199-1226), sono stati due cavalieri e trovatori originari di Tarascona (forse fratelli), compagni e co-compositori.

Palaizi e Tomier furono coinvolti nella crociata albigese. Nel sirventes De chantar farai, scritto forse durante l'assedio di Luigi VIII ad Avignone nel 1226,[1] Loro criticano la crociata albigese e il Papato - "coloro che hanno trasformato la crociata" - per sviare "soccorso e valore" (aiuto e sostegno militare) dal "Sepolcro" (la Terrasanta), un atto di "miscredenza", vale a dire "un peccato contro la fede":[2]

(OC)

«Al Sepolcr'an tout
socors e valenza
cil q'an la croz vout,
et es decredenza.»

(IT)

«Al Sepolcro han tolto
soccorso e sostegno
quelli che la croce vogliono,
ed è miscredenza.»

La crociata albigese viene descritta come falsa croisada e la canzone ha un ritornello in rime che deve essere stato inteso a destare le passioni in Provenza per la lotta contro i francesi: Segur estem, seignors, / E ferm de ric socors! ("Sicuri stiamo, signori, / E fiduciosi di un grande aiuto").[3] Tomier e Palaizi accusano la chiesa di egemonia e, in special modo, il legato Romain de Saint-Ange di avarizia.[4] Nel primo e meno violento sirventes, Si col flacs molins torneja (1216 circa), i due trovatori spiegano che la spedizione albigese rovina le strade e i porti che conducono ad Acri, dove si svolge la vera Crociata.[5] Per loro, i crociati pauc a en Deu d'esperanssa (hanno poca speranza in Dio). Alla fine Tomier e Palaizi accusano la Chiesa di eresia e quindi prendono le distanze dalla Chiesa di Roma che vorrebbe accusare invece loro come eretici.[6]

Note modifica

  1. ^ Throop, 386.
  2. ^ Puckett, 861.
  3. ^ Throop, 391 e n3.
  4. ^ Puckett, 862.
  5. ^ Throop, 388.
  6. ^ Throop, 392.

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