Palazzo Civran Grimani

Palazzo Civran Grimani è un edificio civile veneziano sito nel sestiere di San Polo e affacciato sul Canal Grande alla confluenza con Rio della Frescada, tra Palazzo Dandolo Paolucci e Palazzo Caotorta Angaran.

Palazzo Civran Grimani
La facciata sul Canal Grande
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàVenezia
Indirizzosestiere di San Polo
Coordinate45°26′07.1″N 12°19′39.02″E / 45.435305°N 12.327505°E45.435305; 12.327505
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVIII secolo
Stileneoclassico
Pianiquattro
La facciata in una foto di Carlo Naya.

Storia modifica

Costruito nel XVIII secolo sul sito di un precedente edificio gotico edificato non più tardi del XV secolo, venne ristrutturato da un architetto ignoto: molti storici dell'architettura veneziana, tra i quali Elena Bassi, ne attribuiscono la paternità a Giorgio Massari, che vi avrebbe lavorato tra il 1720 e il 1740. Nel 1818 vi si trasferirono i Grimani, che avevano perso la proprietà del palazzo sito nella parrocchia di San Luca, passato al demanio statale. Tale famiglia, dopo aver venduto questa magione, la ricomprò e ne ha conservato la proprietà fino ad oggi. Qui abitò fra il 1895 e il 1916 il sindaco Filippo Grimani. L'edificio è stato recentemente ristrutturato.

Architettura modifica

Caratterizzato da una facciata post-palladiana che prosegue anche sul lato minore, seppur con forme più semplici, presenta molti dei caratteri distintivi dell'architettura settecentesca e più in generale di quella neoclassica. Il massiccio pianterreno, straordinariamente importante, si distingue per la decorazione a bugnato, mentre il piano nobile, piuttosto ma non completamente lontano dalla tradizionale tripartizione, è caratterizzato da sette monofore di pregevole fattura. Di straordinaria lunghezza è il balcone anteriore, che prosegue anche sulla facciata laterale. Altri elementi pregevoli sono il portale ad acqua e le cornici marcapiano. Sul retro si apre un ampio giardino.[1]

Note modifica

  1. ^ Brusegan, p. 62.

Bibliografia modifica

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