Palazzo Dudley, o palazzo del duca di Nortumbria, è un edficio civile storico del centro di Firenze, affacciato su via della Vigna Nuova 2 e su via della Spada 1, con uno spigolo su via de' Tornabuoni. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Palazzo Dudley
Palazzo Dudley
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
Coordinate43°46′17.32″N 11°15′03.81″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1613
Realizzazione
CommittenteOrazio Rucellai, Robert Dudley, Francesco Navone

Storia e descrizione

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Il palazzo prima degli interventi novecenteschi

Si tratta di un palazzo eretto su committenza di Orazio Rucellai e progetto di Bartolomeo Ammannati a partire dal 1578 ed entro il 1584, anno nel quale compare già delineato nella pianta di Stefano Buonsignori a determinare l'acuto sprone tra via della Vigna Nuova e via della Spada contrapposto allo sbocco di via degli Strozzi[1].

Così definito l'edificio fu venduto nel 1614 dai Rucellai al geografo e ingegnere navale Robert Dudley, conte di Warwick e duca di Northumberland, figlio del favorito della regina Elisabetta I d'Inghilterra. Nel 1605 Dudley lasciò l'Inghilterra e, dopo un passaggio in Francia, si trasferì in Toscana, dove entrò al servizio dei granduchi, Cosimo II e poi Ferdinando II, che gli affidarono il governo del porto di Livorno e l'incarico di costruire il Molo Mediceo (1608) e l'Arsenale di San Rocco. Nel settembre 1608 Dudley fece un viaggio lungo le coste della Guiana. Compose l'Arcano del mare, il primo atlante marittimo pubblicato in Italia, a Firenze tra il 1646 e il 1647. Egli, molto probabilmente, intervenne sulla struttura anche se risulta difficile stabilire l'entità dei lavori (secondo Federico Fantozzi sarebbe stato lo stesso Dudley a fare edificare il palazzo su proprio disegno). Alla sua morte il Dudley venne sepolto nella vicina chiesa di San Pancrazio[2].

Dopo altri passaggi di proprietà pervenne ai Bordoni e da questi fu acquistato nel 1912 da Francesco Navone, commerciante di ricami che già da tempo ne aveva affittata una porzione. Da quest'ultimo fu trasformato nelle forme attuali su progetto dell'architetto Adolfo Coppedè che, per tale intervento, ricevette nel 1913 il Premio Martelli. A questo cantiere si deve l'arretramento dello sprone con la demolizione dei piani superiori e la realizzazione dell'area anteriore occupata da una loggetta aperta su un terrazzo con balcone. Lo stato precedente all'intervento, oltre che da una serie di fotografie, è documentato dall'incisione di Giuseppe Zocchi del 1744, con la veduta dei palazzi Corsi e Viviani. "La vicinanza del palazzo Strozzi e l'importanza della strada su cui l'edificio insiste conferiscono alla ristrutturazione eminenti caratteristiche di arredo urbano. Il palazzo che terminava con una forca pronunciata di soli due metri di larghezza, è sezionato verticalmente fino a formare un prospetto più ampio; al piano terreno viene ricavata una loggia coperta da un terrazzo balaustrato che mantiene la pianta primitiva. Il maggior decoro che l'immobile viene ad assumere compensa ampiamente la perdita di volume utile. Il nuovo prospetto, dalla porta-finestra del terrazzo con una timpanatura monumentale sormontata da una grande conchiglia, allo stesso disegno della loggia e delle cancellate, esemplifica l'interpretazione, tutta coppedeiana, delle forme dell'originario palazzo cinquecentesco"[3].

Così ristrutturato l'edificio fu destinato a ospitare i locali di manifattura, esposizione e vendita di merletti e ricami. Sugli architravi del portale e dell'accesso al terrazzo, compare ancora la scritta "F. Navone", mentre lo scudo con l'arme dei Rucellai (qui senza smalti, ma trinciato: nel primo di rosso, al leone d'argento; nel secondo fasciato increspato d'azzurro e d'oro), già al primo piano dello sprone demolito, venne spostato al di sopra della nicchia[1].

Nessun cambiamento subì invece il tabernacolo che guarda verso via de' Tornabuoni[1].

Per quanto riguarda gli altri due prospetti del palazzo questi conservano sostanzialmente il disegno conferito alla fabbrica da Bartolomeo Ammannati, con ingresso principale su via della Vigna Nuova, già segnata dalla storica presenza della famiglia Rucellai. Più in particolare, su questa via, "l'architetto concepisce un fronte alto tre piani più un attico, un volume cospicuo, diviso in dieci assi (oggi soltanto otto) specularmente equidistanti da quello centrale, che accoglie il portale principale al piano terreno. Un fronte vasto, secondo per unitarietà solo al palazzo quattrocentesco di Giovanni Rucellai, elaborato sulla scorta dei prospetti di palazzo Giugni e Mondragone, nei quali le ampie superfici intonacate e ritagliate dalle ricche mostre lapidee delle aperture vengono predilette, rispetto alle soluzioni a graffito o laterizio dei palazzi Montalvo e Grifoni"[4]. La loggia, adibita a vetrina, è stata nel tempo occupata dall'ingresso di una agenzia bancaria e successivamente ha ospitato una boutique di Gianfranco Ferre. Oggi negli spazi commerciali ospita il marchio COS, mentre negli appartamenti abitativi (con accesso da via della Spada), è una proprietà condominiale[1].

Sul lato di via della Vigna Nuova è una lapide che ricorda il luogo come residenza di Robert Dudley, posta nel 1895 dal suo concittadino e biografo 'Giovanni' Temple Leader[1].


IN QUESTA CASA
FATTASI ERIGERE NEL MDCXVI
DIMORÒ
ROBERTO DUDLEY
DUCA DI NORTHUMBRIA
INSIGNE NELLA SCIENZA DEL MARE
RIORDINATORE DEL PORTO DI LIVORNO
E DEL NAVIGLIO TOSCANO


GIOVANNI TEMPLE LEADER
SUO CONNAZIONALE E BIOGRAFO
QUESTO RICORDO
NELL'ANNO MDCCCXCV POSE

 

Nel corso del 2013 il complesso è stato interessato da lavori di risanamento conservativo e da ristrutturazione con modifiche interne (progetto e direzione dei lavori dell'architetto Giuseppe Scacciati)[1].

Il tabernacolo

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Il tabernacolo

L'edicola posta sullo sprone, conserva un busto in stucco del primo Quattrocento raffigurante la Madonna col Bambino, del tipo A della Madonna Ghibertiana, inserito in una elaborata struttura con timpano su lesene, che mostra la sacra immagine oltre un velario aperto da tre puttini, di altissima qualità e di carattere tardo manierista, tanto da potersi ipotizzare una datazione in riferimento al palazzo tardo cinquecentesco di Orazio Rucellai. Sotto, l'iscrizione: MARIA MATER GRATIAE. L'insieme fu restaurato nel 2001 da Daniela Valentini per le cure della famiglia Calligaris[1].

  1. ^ a b c d e f g Paolini, schede web.
  2. ^ Vennucci, cit.
  3. ^ Cozzi 1982
  4. ^ Mazzanti

Bibliografia

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Il portale del terrazzo con la scritta F. NAVONE
  • Giuseppe Zocchi, Scelta di XXIV vedute delle principali Contrade, Piazze, Chiese e Palazzi della Città di Firenze, Firenze, appresso Giuseppe Allegrini, 1744, tav. XII;
  • Marco Lastri, Palazzo di Roberto Dudley emigrato inglese, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, V, pp. 82-86;
  • Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, p. 575;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 50, n. 88;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, p. 124;
  • Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico-artistici, Firenze, Galletti e Cocci, 1897, p. 47;
  • Francesco Navone, in Firenze Elegante, Milano, The Artistic International Advertising Co. Editrice, 1898;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 255;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 232;
  • Il palazzo del Duca di Nortumbria, in "Arte e Storia", XXXII, 1913, 8, pp. 251-252;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 123, n. LXXIV;
  • Ettore Allodoli, Arturo Jahn Rusconi, Firenze e dintorni, Roma, Istituto Poligrafico e Libreria dello Stato, 1950, p. 143;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 232;
  • Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, I, pp. 207-209;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, IV, 1978, pp. 189-190, 262;
  • Giuseppe Zocchi, Vedute di Firenze e della Toscana, a cura di Rainer Michael Mason, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1981, pp. 54-55;
  • Mauro Cozzi, Ristrutturazione del palazzo del Duca di Northumbria, in Rossana Bossaglia, Mauro Cozzi, I Coppedè, Genova, Sagep, 1982, pp. 244-245;
  • Emanuele Barletti, La 'casa grande' di Orazio Rucellai: per una attribuzione a Bartolomeo Ammannati, in "Antichità Viva", XXX, 1991, 1/2, pp. 53-59;
  • Emanuele Barletti, Adolfo Coppedè e la Loggia Navone a Firenze: documenti per la storia di un palazzo di città, in "Mitteilungen des Kunthistorischen Institutes in Florenz", XXXVI, 1992, 3, pp. 347-380;
  • Mauro Cozzi, Gabriella Carapelli, Edilizia in Toscana nel primo Novecento, Firenze, Edifir, 1993, p. 122;
  • Gianluigi Maffei, Palazzo del duca di "Nortumbria", in Via Tornabuoni: il salotto di Firenze, a cura di Mariaconcetta Fozzer, Firenze, Loggia de' Lanzi Editori, 1995, p. 52;
  • Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, Le Lettere, Firenze 1995.
  • Bruno Santi, Tabernacolo a Firenze: i restauri (1991-2001), Firenze, Loggia de’ Lanzi per l’Associazione Amici dei Musei fiorentini, Comitato per il decoro e il restauro dei tabernacoli, 2002, pp. 162-163;
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, p. 655;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 259;
  • Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Archivistica per la Toscana, Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di Elisabetta Insabato e Cecilia Ghelli, con la collaborazione di Cristina Sanguineti, Firenze, Edifir, 2007, p. 143.
  • Beatrice Mazzanti, Il palazzo di Orazio Rucellai. Bartolomeo Ammannati, in Ammannati e Vasari per la città dei Medici, a cura di Cristina Acidini e Giacomo Pirazzoli, Firenze, Polistampa, 2011, pp. 230-231;
  • Alessandra Marino, Claudio Paolini, Via de' Tornabuoni. I palazzi, Firenze, Polistampa 2014, pp. 67-69 (Palazzo del duca di Nortumbria).

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