Palazzo Gerini

edificio storico di Firenze
Disambiguazione – Se stai cercando il palazzo fiorentino in zona Santa Croce, già dei Gerini, vedi Centro e museo didattico nazionale.

Palazzo Gerini è un edificio storico di Firenze, situato in via Ricasoli 42-44 a Firenze, con un affaccio secondario anche su via Alfani.

Palazzo Gerini
Palazzo Gerini, sullo sfondo il Campanile di Giotto
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
IndirizzoVia Ricasoli, 42
Coordinate43°46′33.12″N 11°15′29.69″E / 43.775867°N 11.258247°E43.775867; 11.258247
Informazioni generali
CondizioniIn uso

Storia e descrizione modifica

Origini modifica

 
Il cortile tamponato, il cui nucleo originario è attribuito a Baccio d'Agnolo

Sulla "via del Cocomero" (vecchio nome di via Ricasoli) esistevano varie case della famiglia Ginori, una delle quali venne acquistata nel 1455 da Piero da Gagliano; verso la fine del secolo si aggiunsero alla proprietà altre due case, che vennero trasformate in un unico corpo di fabbrica, ulteriormente abbellito dalla famiglia Salviati, che lo acquistò nel 1579 forse in occasione delle seconde nozze che Antonio Salviati celebrò nel 1593 con Lucrezia Guadagni, promuovendo importanti lavori di ristrutturazione all'intero palazzo, per i quali si è ipotizzato l'intervento del giovane architetto Gherardo Silvani, e nuove decorazioni interne affidate al Poccetti e alla sua bottega (sale al piano terra, tuttora esistenti).

Sei e Settecento modifica

 
Stemma Gerini in facciata

L'edificio venne acquistato dai Gerini nel 1650, dieci anni dopo che a Carlo Gerini, segretario del cardinale Carlo de' Medici, era stato assegnato il titolo di marchese. La famiglia Gerini trasformò gli ambienti interni commissionando importanti cicli ad affresco ad Anton Domenico Gabbiani e a Jacopo Chiavistelli e alla sua scuola, dando avvio ad una prestigiosa raccolta di dipinti andata in parte dispersa nel 1825 (si segnala ancora nel palazzo due tele del Volterrano). Il palazzo venne accuratamente descritto da Giovanni Cinelli che, prima di elencare le numerosissime opere d'arte conservate negli interni, restituisce la vastità degli spazi e delle decorazioni del palazzo: "di bello, e lodevole disegno, con ornamenti di finestre e porte assai vaghe, e nobile di questa l'abitazione essendo divisata in un buon numero di camere, e con riscontri per due differenti parti: in uno di essi riscontri si veggono sette camere molto acconciamente adornate di pitture e di statue, ed i fregi, e le volte di esse son tutte dipinte a fresco da Bernardino Poccetti, con varie storiettine molto vaghe, e graziose, le quali stanze così dipinte arrivano al numero di 38, che 19 sotto oltre due cortili, ed altrettante al primo piano. In essa casa è ancora un giardinetto assai ben disposto, adornato di sei statue di marmo maggiori del naturale, ed una bella fontana. Salendo poscia al primo piano vi sono le camere corrispondenti a quelle da basso altresì, e fra l'altre cose di stima vi è una ricca Galleria con due altre stanze adornate di statue, e pitture d'artefici di più onorata nominanza, e de' più eccellenti maestri".

Nel 1752 furono fatte modifiche interne da Gasparo Maria Paoletti (dell'intervento reca in particolare memoria un elegante scalone a doppia rampa). Così Mazzino Fossi: "Secondo il Franceschini, il primo e il secondo piano sono opera di Baccio d'Agnolo o di Giuliano di Baccio. Al posto delle finestre quadrate del mezzanino forse vi era una terrazza come nei palazzi Niccolini, Ginori, Guadagni. Doveva avere una sola porta. La riduzione allo stato attuale il Franceschini l'assegna all'Ammannati. In realtà le due porte possono essere assegnate alla cerchia dell'Ammannati (cfr. con la porta di palazzo Vitali, attribuibile, con il resto, ad un artista che opera nell'ambito dell'Ammannati). È da escludere che sia opera di Bartolomeo lo stemma Gerini poiché questi entrarono in possesso del palazzo nel 1650. È molto più giusto pensare, col Carocci, che il rifacimento sia opera di Gherardo Silvani".

Otto e Novecento modifica

Nel 1798 i Gerini acquistarono anche un palazzetto adiacente, al n. 40, forse opera di Baccio d'Agnolo; tale palazzo, già Serguidi, esso fu progettato per tale famiglia negli anni ottanta del Cinquecento da Bernardo Buontalenti (il nome risulta dal Baldinucci e dal Fantozzi, che lo dice "riedificato da' fondamenti") e ristrutturato una prima volta da Gherardo Silvani nel Seicento. Dopo essere stato dei Martelli e dei Ricciardi pervenne dunque ai Gerini: questi, nello stesso anno, incaricarono il pittore Angiolo Angiolini di un importante intervento decorativo consistente in una serie di vedute al naturale "al gusto moderno" poste in un ambiente terreno affacciato sul giardino interno[1].

 
L'ingresso carrozzabile di Giuseppe Poggi

Negli anni cinquanta dell'Ottocento 1850 Giuseppe Poggi amalgamò le due facciate, creandone una gemella sul palazzetto secondario, con finestre inginocchiate dai timpani triangolari e ricurvi e le lesene decorate da mascheroni; inoltre si occupò degli interni dell'intero edificio, in un progetto unico che comprendeva ogni elemento estetico dei numerosi e ampi saloni: dagli stucchi, agli affreschi, alla tappezzerie, all'arredamento. Questo intervento portò alla distruzione dei cicli ad affresco del piano nobile del palazzo.

L'antico portone del palazzetto attribuito a Baccio d'Agnolo, in asse con il cortile interno, venne eliminato, come anche le tre finestre al piano terra, sostituite da arcate in stile neo-brunelleschiano. Il nuovo ingresso, con un ampio portale con arco a tutto sesto sormontato da un timpano, venne a trovarsi in posizione eccentrica rispetto al cortile, e l'androne di entrata, largo abbastanza da far passare le carrozze, fu ornato di statue antiche e lumi in ghisa, tra fasce decorative color pietra. La facciata ha un'estensione di nove assi per tre piani più un mezzanino sotto tetto; il pian terreno ha una fila di finestre inginocchiate, mentre il piano nobile ha un paramento in bozze rustiche. Al centro del fronte è uno scudo sormontato da un mascherone con l'arme dei Gerini (di rosso, a tre catene poste in banda d'oro, e al capo del secondo, caricato di un corno da caccia del primo) accompagnato dal motto Coelum non animum muto.

 
Il giardino ottocentesco

Secondo Arianna Nizzi Grifi, dell'antico palazzo eretto da Baccio d'Agnolo si conserverebbe solo il cortile interno, mentre il fronte sarebbe frutto dell'intervento promosso dai Salviati alla fine del Cinquecento "per il quale le fonti ipotizzano il nome del giovanissimo Gherardo Silvani". Nel cortile cinquecentesco il loggiato venne trasformato in atrio chiuso tamponando le arcate con vetrate in pesanti telai in legno, secondo il gusto allora dominante. Restano comunque i capitelli antichi, decorati semplicemente solo da alcune rosette. L'ambiente è inoltre decorato da medaglioni con busti di imperatori romani in stucco e bausti marmorei su piedistalli intagliati.

Negli interni la letteratura segnala una galleria al piano nobile affrescata da Cosimo Ulivelli (1670 ca.), al piano terreno tre affreschi di Anton Domenico Gabbiani (anni ottanta del Seicento), e ancora pitture murali di Giuseppe Zocchi, tra le quali un'Allegoria delle Arti (1759), e di Vincenzo Meucci (1760). Elemento dominante e unificante degli ambienti al piano nobile è comunque l'intervento realizzato da Giuseppe Poggi, con decorazioni pittoriche dovute ai principali pittori del tempo, tra i quali Luigi Sabatelli, Giuseppe Bezzuoli, Antonio Marini e Annibale Gatti.

La facciata fu restaurata nel 1938. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Oggi la proprietà è ancora dei Gerini. Nel 2019, in alcune sale al piano terra, è stata inaugurata l'esposizione multimediale "Dante-Pinocchio".

Note modifica

  1. ^ si veda il contributo di Anna Laura Nencioni

Bibliografia modifica

 
Il portale principale, rifatto dal Poggi nell'Ottocento
 
L'affaccio su via Alfani, con un altro stemma Gerini
  • Le bellezze della città di Firenze, dove a pieno di pittura, di scultura, di sacri templi, di palazzi, i più notabili artifizi, e più preziosi si contengono, scritte già da M. Francesco Bocchi, ed ora da M. Giovanni Cinelli ampliate, ed accresciute, Firenze, per Gio. Gugliantini, 1677, pp. 494-504;
  • Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, pp. 450-451;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 148, n. 340;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, p. 296;
  • Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, p. 321;
  • Guido Carocci, Palazzo Gerini in Via Ricasoli, in "Arte e Storia", XVII, 1898, 22, pp. 151-152;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 254;
  • L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1904) 1903, pp. 104-107;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 280;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 223, n. VI;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 280;
  • Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, I, pp. 415-420;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 233;
  • Firenze, studi e ricerche sul centro antico, I, L’ampliamento della cattedrale di S. Reparata, le conseguenze sullo sviluppo della città a nord e la formazione della piazza del Duomo e di quella della SS. Annunziata, a cura di Piero Roselli (Istituto di Restauro dei Monumenti, Facoltà di Architettura di Firenze), Pisa, Nistri-Lischi Editori, 1974, Carla Tomasini Pietramellara , p. 82, n. 45;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, III, 1978, pp. 230-231;
  • Monica Maffioli, Palazzo Gerini, schede in Giuseppe Poggi e Firenze: disegni di architetture e città, catalogo della mostra (Firenze, Sala delle Reali Poste, dicembre 1989-gennaio 1990) a cura di Renzo Manetti e Gabriele Morolli, Firenze, Alinea, 1989, pp. 85-87;
  • Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, Le Lettere, Firenze 1995.
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, p. 530;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 366;
  • Michael Lingohr, Un contributo alla lettura del palazzo da Gagliano a Firenze, temi stilistici o politici nella Firenze del primo Cinquecento, in Palazzi fiorentini del Rinascimento, "Opus Incertum", II, 2007, 4, pp. 60-69;
  • Atlante del Barocco in Italia. Toscana / 1. Firenze e il Granducato. Province di Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, a cura di Mario Bevilacqua e Giuseppina Carla Romby, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2007, Arianna Nizzi Grifi, pp. 414-415, n. 100;
  • Associazione Dimore Storiche Italiane, pubblicazione edita in occasione della XXXII Assemblea Nazionale, Firenze, 24-27 aprile 2009, testi a cura dell’Associazione Culturale Città Nascosta, Firenze, ADSI, 2009, pp. 17-21.
  • Anna Laura Nencioni, Palazzo Gerini, in Fasto privato: la decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, I, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir per l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 2012, pp. 190-192;
  • Carlotta Lenzi Iacomelli, Vincenzo Meucci (1694-1766), Firenze, Edifir 2014, pp. 220-221.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica