Palazzo Giacomo Lomellini

Il palazzo Giacomo Lomellini, detto anche Palazzo Patrone, è un edificio sito in largo Zecca al civico 2 a Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Palazzo Giacomo Lomellini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàGenova
IndirizzoLargo Zecca, 2
Coordinate44°24′48.82″N 8°55′46.78″E / 44.41356°N 8.92966°E44.41356; 8.92966
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1619-1623
Inaugurazione1623
Usocaserma/uffici
Realizzazione
AppaltatoreGiacomo Lomellini
ProprietarioEsercito Italiano
CommittenteGiacomo Lomellini
 Bene protetto dall'UNESCO
Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli di Genova
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(ii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2006
Scheda UNESCO(EN) Genoa: Le Strade Nuove and the system of the Palazzi dei Rolli
(FR) Scheda

L'edificio, assieme al contiguo palazzo De Marini-Spinola, è sede dal 1945 del Comando Militare dell'Esercito Italiano in Liguria.

Storia modifica

Annesso all'attiguo palazzo De Marini-Spinola della prioria di Sant'Agnese, l'edificio fu riedificato da Giacomo Lomellini (doge di Genova dal 1625 al 1627), accorpando due unità edilizie del patrimonio avito, tra cui la dimora gentilizia inclusa nei primi rolli dell'ospitalità pubblica.

Eretta tra il 1619 e il 1623, in un'area caratterizzata da una forte espansione residenziale, la dimora esprime un linguaggio tradizionale di ricerca ostentata della simmetria nella pianta e nel prospetto. Nonostante l'esiguità dello spazio dovuta all'edificio retrostante, il palazzo non è privo di un certo gusto scenografico, proponendo, con il suo cortile a triforio, la soluzione aulica di "entrata reale" che culmina contro il muro di fondo in un piccolo ninfeo oggi scomparso, ma in parte visibile nell'edizione rubensiana[1].

Intorno al 1855 viene ceduto dalla famiglia Lomellini alla famiglia Patrone[2], che ne fu titolare fino al 1897, quando l'edificio viene ceduto dall'ultimo proprietario, Fausto Patrone, al Municipio di Genova che, per allargare la sezione stradale tra largo della Zecca e piazza della Nunziata, ne demolisce uno spigolo eliminando a ogni piano un salotto e un gabinetto attiguo. Il tamponamento del cortile loggiato, con l'inserimento di due colonne simili a quelle già esistenti e la creazione di nuove volte nel 1923, fu una scelta di Antonio Orazio Quinzio, allora direttore dei musei comunali, che eseguì anche la decorazione a grottesche dello scalone di rappresentanza.

Inizialmente utilizzato quale sede di uffici comunali, nel 1928 vi si stabilì la sede del Fascio genovese, mentre dal 1945 Palazzo Lomellini è sede del Comando Militare dell'Esercito Italiano in Liguria[3].

Descrizione modifica

Al suo interno è visibile un ammirato ciclo di affreschi di Domenico Fiasella che illustra Storie di Ester[4]: all'importanza della qualità espressiva si affianca quella di un'allusione politica profonda che il committente ha inteso manifestare scegliendola fra i temi biblici[5]. Il ciclo di affreschi si sviluppa in varie sale, nella volta dell'atrio "La caduta di Gerusalemme", in quella del primo piano nobile "Il banchetto di Assuero" e in quella del secondo piano nobile "La scelta di Esther da parte di Assuero". Fu direttamente ispirato alla contemporanea opera letteraria di Ansaldo Cebà La Reina Esther. L'eroina biblica Ester, infatti, che rischia la vita per salvare il proprio popolo, allude all'impresa del Doge Giacomo Lomellini, che alla guida della Repubblica dovette fronteggiare numerose avversità quali la congiura dei De Marini, la congiura di Giulio Cesare Vachero e l’assedio di Carlo Emanuele I di Savoia, sconfitto nonostante le dispari forze in campo.

Note modifica

  1. ^ PP. Rubens, Palazzi di Genova, Anversa - 1652, palazzo XVIII
  2. ^ Palazzo Patrone, Genova, Sagep Editrice, 1978.
  3. ^ 24. Lomellini Giacomo Patrone, su rolliestradenuove.it.
  4. ^ Domenico Fiasella, catalogo della mostra (Sarzana e La Spezia, 2009), a cura di P. Donati, La Spezia 2008.
  5. ^ Proposal for the inscription of Genoa Le Strade Nuove and the System of the Palazzi dei Rolli in the Unesco World Heritage List, Volume I - Dossier, p. 200.

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