Palazzo Giuli Rosselmini Gualandi

palazzo a Pisa

Palazzo Giuli Rosselmini Gualandi si trova a Pisa sul Lungarno Gambacorti, nei pressi della longobarda chiesa di Santa Cristina. È diventato recentemente noto come Palazzo Blu per via del restaurato colore dell'intonacatura e del nome del centro museale costruito in alcune delle sale interne.

Palazzo Giuli Rosselmini Gualandi
La facciata del palazzo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàPisa
IndirizzoLungarno Gambacorti, 9
Coordinate43°42′56.34″N 10°23′59.06″E / 43.71565°N 10.39974°E43.71565; 10.39974
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneCinquecento
Inaugurazione2011
Stilerinascimentale
Usomostre, museo
Piani5
Ascensori4
Realizzazione
ProprietarioFondazione Pisa

Storia modifica

Le prime tracce risalgono all'alto medioevo (VIII secolo), sotto forma di insediamento rurale nei pressi della citata chiesa, vicino all'unico ponte, chiamato Ponte alle Pietre che permetteva l'accesso alla città dai territori a sud del fiume Arno, percorrendo l'antica Via Emilia Scauri (le attuali vie San Martino e Toselli). Durante i lavori di restauro a cura delle Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, che lo ha acquistato dai Conti Giuli, da cui il nome, è stata riportata alla luce parte dell'antica pavimentazione della via, a sestini di cotto posti a lisca di pesce, con relativo marciapiede, databili intorno al XII secolo e una possente struttura muraria, facente parte di una torre difensiva, con la caratteristica apertura ad arco ogivale, realizzata in pietra verrucana e databile intorno agli ultimi anni dell'XI secolo.

Entrato a far parte del territorio comunale di Pisa, dopo il 1155, anno in cui si cominciano i lavori di costruzione della più antica cinta muraria di epoca medievale conservatasi in Italia, sotto il consolato di Cocco Griffi, l'intero complesso si arricchisce di case e case-torri, come nel resto della città, spesso definita città dalle Mille torri, segno di una crescente ricchezza e potere della Repubblica Marinara.

Il 14 novembre 1356 il doge Giovanni dell'Agnello, proprietario di alcuni immobili nella zona, ottiene dagli Anziani del Comune il permesso per ampliarne alcune in quest'area. Sorge così il primo nucleo del palazzo, o domus, una struttura composta da grandi pilastri in pietra verrucana, a due o più moduli, uniti a formare archi ogivali, riempiti a laterizi e decorati da aperture a monofore e bifore secondo lo schema dei vicini palazzi Gambacorti e Alliata.

Durante la prima dominazione fiorentina, tra il 1406 e il 1494 il palazzo subì notevoli cambiamenti, visto il declino della famiglia Dell'Agnello. Passato al Comune sul finire del XIV secolo, diventa proprietà della Repubblica di Firenze, che lo utilizza come sede per i cinque provveditori addetti alla sorveglianza della città occupata, fino a ritornare proprietà di Giovan Bernardino Dell'Agnello.

Nel 1494 Pisa, grazie all'aiuto di Carlo VIII, re di Francia, riacquista la libertà da Firenze e proprio all'interno di Palazzo Giuli accade uno degli avvenimenti più importanti per la popolazione pisana. Il re entra in Pisa l'8 novembre 1494 con un esercito di tremila cavalieri e viene ospitato nel Palazzo D'Appiano, davanti al quale i Pisani chiesero la libertà dal nemico. Garanzia di libertà che tornarono a chiedere nel giugno del 1495, quando il Re si trovava ancora una volta in città, in occasione di un grande ballo che si tenne proprio all'interno del Palazzo Giuli, durante il quale tutte le donne più belle della nobiltà pisana si presentarono al cospetto del Re, implorando che mantenesse salda la promessa fatta l'anno precedente, tra cui la ben ricordata Camilla del Lante. Purtroppo, nonostante le promesse, Pisa nel 1509 perde nuovamente la libertà in favore di Firenze, che applicherà nel tempo una politica di trasformazioni volte a cambiare per sempre faccia alla città e a cancellare ogni riferimento al suo glorioso passato repubblicano.

«"... e ad 21 di Giugno detto il Re di Franza andò a bedere ballare alla casa di Messer Gianbernardino Dell'Agnello a Santa Cristina sulla loggia, e quivi v'era di molte fanciulle e donne di Pissa a quel ballo; e sedendo il Re in messo a due donne fanciulle, le più belle al ballo, fu ordinato nel ballare molte fanciulle e donne si gittorno genocchioni avanti al Re, dimandandogli grazia che Pissa non ritornasse più sotto a Fiorentini: furono fornite di molte buone parole dal Re detto."»

 
La chiesa di Santa Cristina e il Palazzo Giuli sulla destra
 
Polittico di Agnano, Cecco di Pietro, Collezione Fondazione Palazzo Blu

Verso la fine del Cinquecento il complesso fu trasformato ad opera della potente famiglia dei Sancasciano (o anche Sancasciani), proprietari del palazzo fino al 1577, e poi della famiglia Del Testa. Fu proprio Emilio Del Testa, che nel 1593 trasforma radicalmente il palazzo da domus medievale, a fastoso palazzo tardo-rinascimentale, applicando una decorazione sobria alla facciata, semplicemente arricchita da inserti di pietra serena; nella seconda metà del Settecento fu sottoposto ad ulteriori modifiche dalla famiglia Agostini, che lo ereditò dai Venerosi nel 1745 e lo cedette in locazione al dottor Cesare Studiati, direttore del Collegio Imperiale Greco Russo, per conto dell'Imperatrice Caterina II nel 1773.

Fu proprio in onore della grande stagione artistica russa, che vide grandi maestri Italiani alla corte dello Zar a progettare e decorare imponenti palazzi a San Pietroburgo, che il palazzo venne fatto dipingere con la caratteristica colorazione blu, o color dell'aria, applicata ai palazzi pietroburghesi per addolcirne le forme. In quell'epoca il palazzo fu animato da una vita sociale e culturale molto intensa. Nel 1774 fu frequentato dalla principessa Yelizaveta Alekseyevna Tarakanova (1753 – 1777), che sosteneva di essere la figlia di Aleksej Razumovskij e dell'imperatrice Elizabetta I: sospettata di complotto ai danni dell'imperatrice Caterina II, vi fu rapita nel febbraio 1775 per essere ricondotta in patria dall'ammiraglio Aleksej Orlov, comandante della flotta imperiale russa di base a Livorno per la guerra contro l'Impero Turco. Nel 1781 vi soggiornò Ekaterina Daskova (1744-1810), direttrice dell'Accademia russa delle scienze, che ha lasciato una descrizione della città, del Gioco del Ponte e del palazzo nelle sue Memorie.

Il colore attuale è stato scelto durante i lavori di restauro della facciata, quando è stato rinvenuto un frammento della pittura tardo-settecentesca, e applicato seguendo la tecnica della pittura a fresco.

Nel 1788 il Palazzo Blu viene venduto alla famiglia Del Testa dagli Agostini per acquistare il Palazzo Bianco dai fratelli Tilli (nipoti ed eredi del botanico Michelangelo) ed unirlo al Palazzo Rosso (oggi conosciuto come Palazzo dell'Ussero); successivamente verrà acquistato dalla famiglia Bracci-Cambini, che effettuerà nuovi importanti lavori dei quali rimane la magnifica quadratura di porta della sala delle Grottesche, sovrastata dallo stemma familiare, magistralmente eseguita da Antonio Niccolini, segno evidente del fervore artistico-culturale che Pisa stava vivendo nell'Ottocento. I conti milanesi D'Archinto sono proprietari del palazzo per gran parte dell'Ottocento, finché nel 1861 il Conte Domenico di Ferdinando Giuli lo acquista per la cifra di 50.000 lire, il quale dà inizio ad una campagna di restauri che hanno portato il palazzo alle dimensioni e all'aspetto attuale, integrando una porzione di vicolo, tra il palazzo e l'attiguo Palazzo Casarosa (anch'esso integrato nel complesso) e costruendo ex novo un'ala del palazzo per rendere simmetrica la facciata cinquecentesca.

Il palazzo attraversa un periodo di splendore, ogni sala viene restaurata e nuovamente decorata, grazie soprattutto all'intervento del pittore pisano Nicola Torricini, che già nel 1884 decora la maestosa biblioteca dei Conti Giuli, al piano terra, divenuta ora la stanza dei polittici, dove sono esposti il Polittico di Agnano (Pisa) di Cecco di Pietro dell'ultimo decennio del XIV secolo e la sua copia, eseguita nel 1930 dal più famoso falsario italiano del Novecento, Icilio Federico Joni. Nicola Torricini è coordinatore di un'imponente campagna di restauro, che termina nel 1903 con l'inaugurazione della Sala Rossa, o Salone da Pranzo, in occasione di un raffinatissimo ballo organizzato a Pisa dai Conti Giuli.

Il museo modifica

BLU - Centro d'Arte e Cultura
 
Uno degli ingressi del museo
Ubicazione
Stato  Italia
LocalitàPisa
IndirizzoLungarno Gambacorti 9
Caratteristiche
Tipopittura, numismatica, mostre
FondatoriFondazione Pisa
Apertura2011
Visitatori145 071 (2022)
Sito web

Il palazzo è rimasto abitato dai Conti Giuli fino al 2001 e, nonostante avesse subito anche eventi disatrosi come l'occupazione per un appostamento per le forze alleate durante la seconda guerra mondiale, non subì ingenti danni. La Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, in cui ha trasferito la propria sede, lo ha acquistato per trasformarlo in un centro di cultura e arte, denominato BLU - Centro d'Arte e Cultura.

All'interno è possibile visitarne il piano terra e il piano Nobile, in cui sono esposti i principali capolavori della Collezione Fondazione Cassa di Risparmio, che comprende artisti come Cecco di Pietro, Taddeo di Bartolo, Benozzo Gozzoli, Vincenzo Foppa, Aurelio Lomi, il Cigoli, Orazio Gentileschi, Artemisia Gentileschi, Giovanni Battista Tempesti, Jean Baptiste Desmarais, Giuseppe Bezzuoli, Luigi Gioli e una ricchissima collezione d'arte novecentesca, tra cui spiccano Umberto Vittorini, Mino Rosi, Ferruccio Pizzanelli e Fortunato Bellonzi, esponente del Secondo Futurismo. Della collezione Cassa di Risparmio di Pisa fanno anche parte la Collezione Simoneschi (proveniente dal Palazzo Simoneschi), che comprende un vasto repertorio di Antichità e una notevole collezione numismatica e una raccolta di xilografie, acqueforti e litografie del grande artista pisano Giuseppe Viviani. Le sale sono arredate in stile settecentesco, con mobili e suppellettili d'epoca.

Un sottoinsieme delle monete e medaglie della collezione Simoneschi sono state digitalizzate nel 2013 con tecniche di Reflectance Transformation Imaging per realizzare un sistema interattivo di consultazione digitale. Il sistema è attualmente installato su un chiosco interattivo all'interno della mostra permanente ed è anche consultabile online.

Dal 25 aprile 2015 sono stati aperti al pubblico i sotterranei del palazzo dove sono esposti molti oggetti di provenienza archeologica, scavati durante il restauro: si tratta di oggetti di uso per lo più quotidiano, dall'antichità al XIX secolo[1].

Altre sale del palazzo sono riservate ad esposizioni temporanee su artisti del '900.

Mostre temporanee modifica

  • Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell'età di Galileo (9 maggio 2009 - 19 luglio 2009), curata da Lucia Tomasi Tongiorgi e Alessandro Tosi[2].
  • Chagall e il Mediterraneo (9 ottobre 2009 - 31 gennaio 2010), curata da Meret Meyer e da Claudia Beltramo Ceppi (85.265 visitatori[3])[4].
  • Joan Miró. I miti del Mediterraneo (9 ottobre 2010 - 23 gennaio 2011), Curata da Claudia Beltramo Ceppi, Teresa Montaner (conservatrice alla Fundació Miró di Barcellona) e Michel Dragate (direttore generale dei Musées Royaux des Beaux Arts del Belgio) (64.000 visitatori circa[5])[6].
  • Picasso, ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso (15 ottobre 2011 - 29 gennaio 2012), curata da Claudia Beltramo Ceppi (70.000 visitatori[7])[8].
  • Wassily Kandinsky, dalla Russia all'Europa (13 ottobre 2012 - 17 febbraio 2013), curata da Eugenia Petrova e Claudia Beltramo Ceppi (74.000+ visitatori[9])[10].
  • Andy Warhol, una storia americana (12 ottobre 2013 - 2 febbraio 2014), curata da Walter Guadagnini e Claudia Beltramo Ceppi (80.000 visitatori[11])[12].
  • Amedeo Modigliani et ses amis (3 ottobre 2014 – 15 febbraio 2015), curata da Jean Michel Bouhours (110.000 visitatori circa[5])[13].
  • Toulouse-Lautrec, luci e ombre di Montmartre (16 ottobre 2015 - 14 febbraio 2016), curata da Maria Teresa Benedetti[14].
  • Dalí, il sogno del classico (1 ottobre 2016 - 5 febbraio 2017), curata da Montse Aguer i Teixidor[15].
  • Escher, oltre il possibile (13 ottobre 2017 - 11 febbraio 2018), curata da Stefano Zuffi[16].
  • Il viaggio di Marco Polo nelle fotografie di Michael Yamashita (24 marzo 2018 - 1 luglio 2018), curata da Marco Cattaneo[17].
  • Da Magritte a Duchamp. 1929: il grande Surrealismo dal Centre Pompidou (11 ottobre 2018 - 17 febbraio 2019), curata da Didier Ottinger[18].
  • Futurismo (11 ottobre 2019 - 9 febbraio 2020), curata da Alda Masoero[19].

Note modifica

  1. ^ http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2015/07/01/news/palazzo-blu-uno-scrigno-pieno-di-gemme-e-di-segreti-1.11702362?refresh_ce
  2. ^ Il cannocchiale e il pennello Nuova scienza e nuova arte nell'età di Galileo, su palazzoblu.it. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  3. ^ Chagall ci ha regalato oltre 5 milioni di euro, su lanazione.it. URL consultato il 28 febbraio 2015.
  4. ^ Chagall e il Mediterraneo, su palazzoblu.it. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  5. ^ a b Quasi 110 mila visitatori hanno reso omaggio a Modigliani a Palazzo Blu, i dati della mostra, su gonews.it. URL consultato il 28 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
  6. ^ Joan Mirò. I miti del Mediterraneo, su palazzoblu.it. URL consultato il 28 febbraio 2015.
  7. ^ 70.000 visitatori per Picasso, su palazzoblu.org. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  8. ^ Picasso, Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso, su palazzoblu.it. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  9. ^ Penultimo weekend della mostra di Kandinsky. La scorsa settimana 6000 visitatori, su pisainformaflash.it. URL consultato il 28 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  10. ^ Wassily Kandinsky Dalla Russia all'Europa, su palazzoblu.it. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  11. ^ 80.000 visitatori per Warhol, su palazzoblu.org. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  12. ^ Andy Warhol Una storia americana, su palazzoblu.it. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  13. ^ Amedeo Modigliani, su palazzoblu.it. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  14. ^ Toulouse-Lautrec luci e ombre di Montmartre, su palazzoblu.it. URL consultato il 28 febbraio 2015.
  15. ^ Dalí, la mostra, su mostradalipisa.it. URL consultato l'11 ottobre 2016.
  16. ^ Escher. Oltre il possibile, su Palazzo Blu. URL consultato il 22 giugno 2020.
  17. ^ Il viaggio di Marco Polo nelle fotografie di Michael Yamashita, su Palazzo Blu. URL consultato il 22 giugno 2020.
  18. ^ da MAGRITTE a DUCHAMP 1929: Il Grande Surrealismo dal Centre Pompidou, su Palazzo Blu. URL consultato il 22 giugno 2020.
  19. ^ Futurismo, su Palazzo Blu. URL consultato il 22 giugno 2020.

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