Panatto o Panacto (in greco antico: Πάνακτον o Πάνακτος?, Pánakton o Pánaktos) era una fortezza dell'Attica situata al confine colla Beozia, vicino all'odierna Prasino.

Panatto
Nome originale (GRC) Πάνακτον
(GRC) Πάνακτος
Territorio e popolazione
Lingua Attico
Localizzazione
Stato attuale Bandiera della Grecia Grecia
Coordinate 38°11′03″N 23°30′21″E / 38.184167°N 23.505833°E38.184167; 23.505833
Cartografia
Mappa di localizzazione: Grecia
Panatto
Panatto
Una mappa della parte nord-occidentale dell'Attica, Panatto ("Panakton") è vicino ad Enoe ("Oinoe")

In passato Panatto è stata scorrettamente identificata con Gyphtokastro (le cui rovine in realtà sono quelle di Eleutere).

Storia modifica

Nell'estate del 422 a.C., durante la guerra del Peloponneso, i Beoti presero Panatto a tradimento:[1] in passato c'era infatti stato un accordo tra Ateniesi e Beoti secondo il quale nessuna delle due parti avrebbe dovuto abitare il luogo, del quale avrebbero usufruito entrambe le parti.[2]

Nel 421 a.C. la pace di Nicia stabilì che Panatto ritornasse in possesso degli Ateniesi.[3] I Beoti tennero però il controllo del forte e allora gli Spartani, sperando di convincere gli Ateniesi a dar loro Pilo in cambio di Panatto,[4] durante l'inverno 421/420 a.C. stipularono un'alleanza coi Beoti a patto che ridessero Panatto agli Ateniesi.[5] Nell'estate del 420 a.C., però, gli ambasciatori spartani (Andromene, Faidimo e Antimenida) che dovevano restituire ad Atene Panatto e i prigionieri ateniesi ancora in mano beota scoprirono che Panatto era stata distrutta dai Beoti stessi,[6] ma decisero di restituirne comunque ad Atene le macerie assieme ai prigionieri;[2] gli Ateniesi si adirarono con gli ambasciatori, ritenendo che Panatto avrebbe dovuto essere restituita intatta e che il trattato stipulato da Sparta coi Beoti violasse la pace di Nicia.[7]

La fortezza di Panatto fu resa di nuovo efficiente da Cassandro I e venne restituita agli Ateniesi da Demetrio I Poliorcete.[8]

Note modifica

  1. ^ Tucidide, V, 3, 5.
  2. ^ a b Tucidide, V, 42, 1.
  3. ^ Tucidide, V, 18, 7.
  4. ^ Tucidide, V, 36, 2.
  5. ^ Tucidide, V, 39, 2-3.
  6. ^ Plutarco, Alcibiade, 14, 4.
  7. ^ Tucidide, V, 42, 2.
  8. ^ Plutarco, Demetrio, 23, 3.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti secondarie
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