Papa Cleto

3° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Cleto o Anacleto (Atene, ... – Roma, 92 circa) è stato il 3º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu papa, orientativamente, dall'80 al 92.

Papa Cleto
3º papa della Chiesa cattolica
Elezione80
Fine pontificato92
Predecessorepapa Lino
Successorepapa Clemente I
 
NascitaAtene, ?
MorteRoma, 92 circa
SepolturaNecropoli vaticana
San Cleto
Palma il Giovane, Papa Cleto (1593 circa); olio su tela, chiesa dei Gesuiti, Venezia
 

Papa

 
NascitaAtene
MorteRoma, 92 circa
Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Canonizzazione1718 da Innocenzo XIII
Santuario principaleChiesa di San Lino, Città del Vaticano
Ricorrenza26 aprile
Patrono diRuvo di Puglia e Belmonte del Sannio

Identificazione della figura storica modifica

Dopo una disputa durata per secoli, l'Annuario Pontificio del 1947 ha stabilito che la figura di papa Anacleto coincide con quella di Cletus, citata dal Liber Pontificalis come successore di papa Lino. Già Eusebio di Cesarea, Ireneo di Lione, Agostino d'Ippona e Ottato di Milevi consideravano Cleto ed Anacleto la stessa persona, ma non concordavano per l'ordine di successione dei primi papi: Ireneo elencava, nell'ordine, Lino, Anacleto e Clemente, ma Agostino e Ottato elencavano Lino, Clemente e Anacleto. Tertulliano, addirittura, li ometteva entrambi.

Ma la conferma maggiore è quella dello studio di Louis Duchesne.

Il Catalogus Liberianus e il Carmen contra Marcionem sostengono invece che Anacleto e Cleto fossero persone differenti. Per il Catalogus Felicianus il primo sarebbe un greco, mentre il secondo un romano. Da ricordare infine il Martirologio Geronimiano che annota al 26 aprile Cleti martyris, mentre il Martirologio di Beda, alla stessa data, preciserebbe Sancti Cleti Papae et martyris dimostrando la corrispondenza tra le due persone.

L'elenco più antico dei papi fu stilato da Egesippo durante il pontificato di papa Aniceto, l'11°, solo verso il 160. Questo elenco sembra sia stato usato da Ireneo di Lione (Adversus Haereses, III, III), da Sesto Giulio Africano autore di una cronologia nel 222, dall'ignoto scrittore del III o IV secolo di un poema in latino contro Marcione, da Ippolito di Roma (che estese questa cronologia fino al 234) e, probabilmente, dall'autore del Catalogo Liberiano del 354. Quest'ultimo fu preso a riferimento per la stesura del Liber Pontificalis. Eusebio di Cesarea, per la sua cronaca e per la sua storia, si basò sui dati dell'Africano; nella seconda opera, però, corresse leggermente le date. Di seguito le variazioni di ordine dei primi papi:

Ad oggi nessun critico dubita che Cleto, Anacleto e Anèncleto siano la stessa persona. Anacleto è infatti la forma latina di Anèncleto, mentre Cleto è un diminutivo (più cristiano) di Anèncleto.

Si può trovare anche il nome lungo seguito dal numerale, Anacleto I, perché nel 1130 il cardinale Pietro Pierleoni, eletto antipapa, assunse il nome di Anacleto II.

Biografia modifica

Origini e pontificato modifica

Da quanto racconta il Liber Pontificalis, Cleto nacque ad Atene in Grecia, figlio di Antioco.[1] Visse sotto gli imperatori Tito Flavio Vespasiano, Tito e Domiziano; quest'ultimo scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani che culminò nell'anno 95; essendo Cleto morto nel 92, probabilmente non subì il martirio con la maggior parte dei cristiani della città, come affermava una secolare tradizione orale.

Fu papa sotto il regno di Tito quando, il 24 ottobre del 79, l'eruzione del Vesuvio causò la distruzione delle città di Stabiae, Ercolano e Pompei. Nella storia di Roma di quel periodo si ricorda che l'anno successivo all'eruzione fu inaugurato l'anfiteatro Flavio e, nell'85, fu inaugurato lo stadio Domiziano, che corrisponde all'attuale piazza Navona.

Questi tre episodi provocarono diversi stati d'animo e reazioni nella comunità cristiana. Se il primo fu letto, insieme alla distruzione di Gerusalemme di nove anni prima, come un indizio della prossima fine del mondo e del conseguente avvento del profetizzato regno di Dio, gli altri due, a così breve distanza, rappresentarono un trionfo del paganesimo ed un netto ridimensionamento delle aspettative cristiane[2].

Durante il suo pontificato ordinò 25 sacerdoti, ai quali avrebbe imposto la tonsura (pratica rimasta in vigore nella Chiesa latina fino ad oggi nonostante non più obbligatoria dal 1972)[3], e curò l'edificazione di un sepolcro presso la Tomba di Pietro, dove venne sepolto.

Morte e sepoltura modifica

Cleto morì verso l'anno 92, quasi sicuramente per una morte naturale: per quell'anno, infatti, non sembra testimoniata alcuna persecuzione anticristiana. Fu sepolto nella necropoli vaticana, nei pressi della tomba di Pietro.

Culto modifica

È iscritto nel Martirologio Romano al 26 aprile:

«26 aprile - A Roma, commemorazione di san Cleto, papa, che resse la Chiesa di Roma per secondo dopo l'apostolo Pietro.»

Fino alla riforma liturgica del 1969 la ricorrenza figurava come commemorazione per tutto il rito romano al 26 aprile, nel nuovo Calendarium romanum che per tutta la Chiesa ricorda solo i santi che hanno maggiore rilevanza, la ricorrenza è stata espunta[4].

Nel canone romano è ricordato nella prima lista dei santi.

È santo patrono dei comuni di Ruvo di Puglia e di Belmonte del Sannio.

Note modifica

  1. ^ Va però notato che secondo lo stesso Liber Pontificalis Cleto sarebbe stato il quinto Papa, successore di Clemente I, mentre il terzo fu Anacleto, un romano originario del quartiere del Vicus Patrici, figlio di un certo Emiliano.
  2. ^ C. Rendina, I Papi. Storia e segreti, pagg. 25 e seg.
  3. ^ Paolo VI, Lettera apostolica in forma di motu proprio «Ministeria quaedam» con la quale nella Chiesa latina viene rinnovata la disciplina riguardante la prima tonsura, gli ordini minori e il suddiaconato, su La Santa Sede, 15 agosto 1972. URL consultato il 23 febbraio 2021.
  4. ^ Francesco Scorza Barcellona, voce Anacleto/Cleto, santo, in Enciclopedia dei Papi, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A., 2000. URL consultato il 7 aprile 2021.

Bibliografia modifica

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN58608102 · ISNI (EN0000 0000 3894 7655 · SBN BVEV022656 · BAV 495/45762 · CERL cnp00099948 · LCCN (ENnb2007023069 · GND (DE100010113 · J9U (ENHE987007397567905171 · WorldCat Identities (ENlccn-nb2007023069