Parola d'autore

parole e frasi, accolte nell'uso comune, riconducibili all'inventiva di una persona nota

Le parole d'autore costituiscono, nella lessicologia della lingua italiana, una particolare sottoclasse dei neologismi, costituita da tutti quei termini, frasi, espressioni, accolti nell'uso comune, la cui impronta innovativa su una lingua può essere ricondotta, in maniera riconoscibile, all'estro creativo o all'inventiva lessicale (cosciente o involontaria) di una "persona nota"[1]. Può trattarsi sia di parole entrate nell'uso linguistico comune, sia di parole accolte nell'ambito di sottocodici (ad esempio, in un gergo settoriale o nell'orizzonte terminologico di un linguaggio specialistico).

Silloge ottocentesca di citazioni d'autore, compilata nel 1864 da Georg Büchmann. Il titolo tedesco, Geflügelte Worte (Parole alate), riprende una tipica espressione del sistema formulaico omerico

Studio del fenomeno modifica

Il primo a porre l'attenzione sullo studio di questo fenomeno di innovazione linguistica è stato Bruno Migliorini che ha anche introdotto il nome attribuito alla categoria lessicale con un adattamento della frase "quadro d'autore".[2][3] L'espressione, dato che Migliorini scrive letteralmente che «è stata detta parola d'autore quella che è stata coniata da una persona nota, in un certo tempo, in un certo luogo»[2] (corsivo dell'autore) è probabilmente un calco linguistico dall'espressione francese mot d'auteur.[4]

Ne consegue che l'espressione "parole d'autore" è essa stessa una "frase d'autore" coniata da Bruno Migliorini e, pertanto, appartiene alla categoria lessicale che contribuisce a definire.

In relazione alle parole d'autore, a Bruno Migliorini si deve anche la proposta di due termini italiani derivati dal greco antico:

  • "onomaturgia", per indicare lo studio del fenomeno[4] (o anche lo stesso fenomeno linguistico di genesi e creazione di parole d'autore[5]);
  • "onomaturgo", con cui indicare il coniatore[4].

Queste ultime due non possono essere classificate come parole d'autore, in quanto il loro uso risulta già attestato nell'antichità (la prima nel dialogo platonico Cratilo, la seconda in Proclo) e hanno conosciuto anche una circolazione nel Novecento, sebbene in un ambito diverso, quello della filosofia e della critica letteraria[4].

Procedimenti modifica

Esistono molteplici strade che portano alla creazione di parole e frasi d'autore, in un processo di innovazione e variazione linguistica a cui Bruno Migliorini ha dato il nome di onomaturgia. Tali procedimenti possono servirsi anche di interferenze linguistiche e fraseologiche, o prestiti da altre lingue o da sostrati dialettali.

Di solito, al termine del processo, l'assimilazione della parola o della frase in un lessico più vasto fa perdere la percezione del legame con l'artefice (l'onomaturgo), tanto che spesso è perfino difficile risalire al vero creatore. Una tendenza naturale del fenomeno, del resto, è l'obliterazione della paternità: essa è necessaria perché la parola, o l'espressione, anonimizzate, disancorate dall'autore e dalla situazione originaria, possano assumere connotazioni e sfumature diverse e prestarsi, in questo modo, quale strumento semantico flessibile e vitale, utilizzabile in contesti diversi e più ampi (è il caso di parole come inciucio, ribaltone, par condicio, che si sono emancipate dalla paternità autoriale[4]).

L'atto di creazione di una parola o frase d'autore può sfruttare le normali strade della "morfologia derivativa", con l'apposizione di suffissi, affissi, suffissoidi.

In altri casi, la frase d'autore può essere il risultato di un processo chiamato neosemia, in cui si attribuisce, a un termine o a una comune frase già in uso, un significato particolare o diverso[5], che sta alla base dell'affermazione: è il caso di "compagni di merende", elaborata dalla stampa a partire da un'affermazione pronunciata da Mario Vanni, uno degli imputati del processo al Mostro di Firenze, per riferirsi, in maniera eufemistica e reticente, a strane e sospette frequentazioni con l'altro imputato, Pietro Pacciani. Altro caso del genere è "utilizzatore finale", frase del gergo commerciale che richiama l'end-user inglese (corrispondente all'italiano utente finale, cliente finale, o consumatore finale), sfoderata da Niccolò Ghedini come eufemismo[6] per definire Silvio Berlusconi e sostenerne la non punibilità penale, provando così ad attenuarne il ruolo nelle vicende giudiziarie a suo carico sulle escort a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa[7].

Insieme all'autore, rimane individuabile anche l'ambito linguistico di provenienza, mentre spesso non è possibile delimitarne l'orizzonte di utilizzo, dal momento che, al pari del comune neologismo, il successo di una parola d'autore può non conoscere confini settoriali ed estendersi in vari ambiti e vari ambienti a partire da quello originario. Può succedere che il successo del termine porti ad uno slittamento del suo senso per adattarsi a nuove situazioni, anche a distanza di molto tempo (come l'espressione "vento del Nord", coniata da Pietro Nenni nel 1945 ma poi ripresa, a distanza di decenni, dalla Lega Nord dei primordi per autodefinire l'irrompere impetuoso della propria iniziativa politica[8]).

Onomaturghi modifica

Tra i creatori di parole che hanno lasciato il segno nel patrimonio linguistico ci sono molte figure di scrittori.

Giacomo Leopardi modifica

 
Giacomo Leopardi, fecondo onomaturgo, si meritò le critiche di Niccolò Tommaseo[5]

Un brillante onomaturgo è stato Giacomo Leopardi a cui si devono neologismi divenuti patrimonio diffuso (perlomeno in un linguaggio colto e sorvegliato), come "erompere", "fratricida", "improbo", "incombere", risalenti al 1824[5]. Questa vena creativa di Leopardi non fu apprezzata, al suo tempo, e fu oggetto degli strali di un atteggiamento purista che opponeva resistenze all'adozione, e all'accoglimento nei lessici, di neologismi d'uso forgiati in epoca successiva all'"aureo Trecento"[5]. In un caso, un frutto della sua creatività, "procombere", gli guadagnò accuse postume mossegli da Niccolò Tommaseo[5], coautore del Dizionario della lingua italiana.

William Shakespeare modifica

 
La creatività lessicale di Shakespeare ha lasciato una riconoscibile impronta sull'inglese e sulle lingue europee

Allargando il campo ad altri orizzonti linguistici, un notevole esempio di onomaturgo è stato William Shakespeare, le cui invenzioni metaforiche hanno lasciato un'impronta riconoscibile e indelebile nella lingua inglese e spesso anche in altri idiomi parlati nel mondo: a Shakespeare si devono un buon centinaio di frasi d'autore divenute patrimonio comune e inconsapevole del linguaggio inglese, un notevole impatto interferenziale, sebbene non paragonabile a quello esercitato della Bibbia[9]: blinking idiot, bated breath, truth will out, love is blind (maledetto idiota, fiato sospeso, la verità verrà fuori/a galla, l'amore è cieco, tutte dal Mercante di Venezia[9]), break the ice (rompere il ghiaccio, da La bisbetica domata[10]), [A Horse! a Horse!] My kingdom for a horse! ([Un cavallo! Un cavallo!] Il mio regno per un cavallo!, dal Riccardo III), good riddance, fair play (che liberazione!, fair play, entrambe da Troilo e Cressida[9]), Molto rumore per nulla e Tutto è bene quel che finisce bene (dalle omonime commedie), essere o non essere (dall'Amleto), sono solo alcuni esempi delle tracce da lui lasciate in molti idiomi, alcune delle quali divenute di uso stabile anche in italiano.

Gabriele D'Annunzio modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Motti dannunziani.
 
Memento audēre semper!

Altro celebre inventore di frasi ad effetto, che hanno fatto breccia nell'uso comune, è Gabriele D'Annunzio, a cui si devono numerosi motti, in italiano e in latino. Tra i più celebri, vi è memento audēre semper! (ricordati di osare sempre!), desunto direttamente dall'acronimo MAS, ovvero Motoscafo armato silurante, mezzo bellico in uso nella prima guerra mondiale, a bordo di uno dei quali il vate partecipò nel febbraio 1918 all'impresa della cosiddetta Beffa di Buccari.

A lui è associabile anche habere non haberi (possedere, non essere posseduto), aforisma reso celebre nel romanzo Il piacere, con cui il padre ammonisce il protagonista Andrea Sperelli (libro I, cap. II), ma il cui onomaturgo, in realtà, è il filosofo Aristippo (apud Diogene Laerzio), fondatore della scuola filosofica cirenaica. Altro motto latino da lui portato al successo è hic manebimus optime.

Di D'Annunzio si ricorda anche la diffusione del grido di battaglia Eia! Eia! Eia! Alalà! e i detti "Me ne frego!" e "A noi!", poi adottati dalle squadre fasciste e dal regime mussoliniano.

Politica, giornalismo, costume modifica

 
Flaiano e Fellini (qui con Anita Ekberg), coniatori di parole e frasi di successo

Esempi di artefici di innovazioni lessicali sono figure di brillanti aforisti come Leo Longanesi ed Ennio Flaiano. Nel campo della politica, è nota la creatività oratoria del socialista Pietro Nenni, a cui sono riconosciute ardite e colorite doti di innovatore in campo lessicale e nel campo della comunicazione politica[8]: a lui, ad esempio, sono ricondotte invenzioni linguistiche come, tra le altre, "stanza dei bottoni", "vento del Nord", "tintinnar di sciabole", "politica delle cose"[8], "politica della porta sbarrata[11].

Alcune volte una parola o una frase d'autore sono attribuite a un personaggio che, in realtà, non ne è il reale inventore, ma è colui che ne ha determinato la diffusione e il successo attingendo da altri contesti[4] o mutuandola da una substrato regionale o dialettale: un esempio è "trasformismo", introdotto da Paul Broca nel 1867 come paradigma del lamarckismo, la teoria evoluzionistica di Lamarck[4] (si veda il trasformismo in biologia); con uno slittamento semantico fu adottato nella comunicazione politica italiana 15 anni più tardi, nel 1882, per opera di Agostino Depretis che utilizzò la metafora per definire un progetto politico di convergenza sul suo programma di governo di politici provenienti da schieramenti diversi[4] (v. trasformismo nella politica italiana). È il caso, ad esempio, della frase "ho poche idee, ma confuse", spesso attribuita a Ennio Flaiano, ma la cui paternità risale a Mino Maccari[12]: fu però Ennio Flaiano a renderla famosa citandola, con la menzione dell'autore, nel suo Diario notturno[12].

Esempi di frasi e parole d'autore già circolanti in ambiti vernacolari, entrate nell'uso in un ambito più ampio grazie alla mediazione di un "onomaturgo", sono "furbetti del quartierino", pronunciata dall'immobiliarista romano Stefano Ricucci[13], e "inciucio", estratta da un retroterra linguistico napoletano (l'affermazione è avvenuta attraverso una distorsione del senso originario: inciucio, infatti, indica un accordo clandestino o poco chiaro, mentre 'nciucio, invece, è voce onomatopeica per pettegolezzo[14], con riferimento al parlottio sommesso delle comari[15]).

Sport modifica

 
Gianni Brera (1919-1992), prolifico onomaturgo del giornalismo sportivo

Nell'ambito dello sport, figura di prolifico onomaturgo del lessico calcistico e sportivo è quella del giornalista Gianni Brera, amante di giochi di parole che si muovevano sul filo della reminiscenza dotta e del vernacolarismo. A questa sua indole estrosa, unita alla propensione a una prosa immaginifica e colta, si devono varie coniazioni linguistiche, spesso antonomastiche:

  • Eupalla, ipotetica divinità che protegge il calcio e musa ispiratrice delle azioni di gioco[16];
  • contropiede, termine modellato sul greco antico antipous (ἀντίπους) - riferito nella parodo al movimento scenico del dialogo tra corifero e coreuti - e da Brera adattato per designare un'azione calcistica che punta il proprio successo sull'effetto sorpresa.

Esempi modifica

 
Cannocchiali di Galileo (1609-1610)

Gli esempi di tale fenomeno sono numerosi, riconducibili a figure molto varie (di autori, politici, registi, scienziati, ecc.), alcuni dei quali hanno lasciato più volte la loro impronta innovativa sul linguaggio italiano. Uno dei neologismi d'autore di maggior successo è cannocchiale, parola coniata da Galileo Galilei[4]. Lo strumento adoperato da Galileo aveva anche ricevuto il nome di telescopio, altra parola d'autore derivata dal greco antico, coniata dal matematico greco Giovanni Demisiani (Ἰωάννης Δημησιάνος), il 14 aprile 1611, nel banchetto offerto a Roma dal principe Federico Cesi, in onore della cooptazione di Galileo nell'Accademia dei Lincei[17].

Politica, costume, sociologia modifica

 
Gina Lollobrigida, modello della maggiorata.

Sport modifica

Storia modifica

 
Erezione, nel 1590, dell'Obelisco Vaticano in Piazza San Pietro. Affresco del 1685-1688. Biblioteca apostolica vaticana.
 
Maramaldo uccide Ferrucci (1530)

Letteratura, filosofia modifica

Scienza modifica

 
Archimede corre nudo per le vie di Siracusa gridando "Eureka!" (disegno di Pietro Scalvini, incisione di Carlo Orsolini, 1737).

Note modifica

  1. ^ Migliorini, p. 8
  2. ^ a b Migliorini, p. 3
  3. ^ Giovanni Adamo, Valeria Della Valle, Neologismo, Enciclopedia Treccani - VII Appendice (2010).
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m Massimo Fanfani, Parole d'autore, Enciclopedia dell'Italiano (2011), Istituto dell'Enciclopedia italiana.
  5. ^ a b c d e f g Fabio Marri, Neologismi, Enciclopedia dell'Italiano (2011), Istituto dell'Enciclopedia italiana.
  6. ^ a b Utilizzatore finale, Vocabolario Treccani-Neologismi, 2012, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  7. ^ a b Emilia Patta, L'«utilizzatore finale», l'offesa alle donne e le scuse di Ghedini, Il Sole 24 Ore, 18 giugno 2009.
  8. ^ a b c Paola Desideri, Politica, linguaggio della, Enciclopedia dell'Italiano (2011).
  9. ^ a b c d e David Crystal, Hilary Crystal, Wordsmiths and Warriors. The English-Language Tourist's Guide to Britain, Oxford University Press, 2013, ISBN 978-0-19-966812-0 (p. 205)
  10. ^ a b Robert William Dent, Shakespeare's Proverbial Language. An Index, volume 1, University of California Press, 1981 (p. 142)
  11. ^ Francesca Vian, Le parole d'autore di Pietro nenni (decima puntata), su Fondazione Nenni. URL consultato il 28 febbraio 2016.
  12. ^ a b Ennio Flaiano, Diario notturno, Rizzoli, 1977 (p. 114).
  13. ^ a b c Giuseppe Picciano, Italiano, istruzioni per l'abuso, Editrice UNI Service, 2008 ISBN 978-88-6178-150-4 (p. 45)
  14. ^ Eckhard Römer, Italienische Mediensprache. Handbuch, Walter de Gruyter, 2009, ISBN 978-3-11-173446-0.
  15. ^ Massimo Castoldi, Ugo Salvi, Parole per ricordare: dizionario della memoria collettiva, usi evocativi, allusivi, metonimici e antonomastici della lingua italiana, Zanichelli, 2003 (ad vocem, p. 23)
  16. ^ Dario Corno, Antonomasia, in Enciclopedia dell'italiano (2010), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  17. ^ a b Dava Sobel, La figlia di Galileo. Una storia di scienza, fede e amore, B.U.R.-Biblioteca Universale Rizzoli, 2012, (p. 45)
  18. ^ La frase caricaturale è usata nella poesia Agli Eroissimi, inclusa nelle Rime di Argia Sbolenfi, una silloge pubblicata nel 1897 con lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti.
  19. ^ Policarpo Petrocchi, Nòvo dizionàrio universale della Lingua Italiana, vol. II, Fratelli Treves Editori, Milano, 1891, p. 455).
  20. ^ Alberto Sebastiani, Dalla politica alla satira, dalla satira alla politica (rovesciamenti tra neologismi, tic linguistici e strategie comunicative), Griselda on line, nota 6 Archiviato il 17 agosto 2016 in Internet Archive..
  21. ^ Elena Stancanelli, Eleonora, nobile martire della libertà nata in una 'putrida dimora' di Ripetta, in La Repubblica, 17 ottobre 2010, p. 15.
    «Oltre Eleonora, la quale, si dice, coniò in quella occasione lo slogan "Boia chi molla", del quale si fregiarono poi molti altri e diversi politici italiani [...]»
    .
  22. ^ Rita Di Leo, Lo strappo atlantico. America contro Europa, Laterza editore, 2004 (p. 32)
  23. ^ Raphael Lemkin, =Genocide - A Modern Crime, in Free World, vol. 9, n. 4, New York, aprile 1945, pp. 39-43.
  24. ^ Cronologia del 1949, su Fondazione Luigi Cipriani. URL consultato il 23 novembre 2017.
  25. ^ Dino Messina, Crisi e «tintinnar di sciabole»: così si spense il centrosinistra, Corriere della Sera, 4 maggio 2010
  26. ^ «vitellone», Vocabolario Treccani.
  27. ^ Franco Blezza, Educazione XXI secolo, Luigi Pellegrini Editore, p. 114
  28. ^ Migliorini, p. 6
  29. ^ Giovanna Rosa, Il mito della capitale morale: Identità, speranze e contraddizioni della Milano moderna, collana BUR Saggi, Rizzoli, 2015, p. 5, ISBN 978-88-17-07978-5.
  30. ^ Giovanna Rosa, Il mito della capitale morale: Identità, speranze e contraddizioni della Milano moderna, collana BUR Saggi, Rizzoli, 2015, p. 7, ISBN 978-88-17-07978-5.
  31. ^ Egle Santolini, L'uomo che inventò la Milano da bere, su lastampa.it, La Stampa. URL consultato il 10 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2012).
  32. ^ Sergio Stimolo, Gianna Fregonara, Onorevole parli chiaro, 1994, p. 166
  33. ^ Curzio Maltese, Nani e ballerine almeno cambiarono la tv, Corriere della Sera, 21 gennaio 2006
  34. ^ Antonello Capurso, Le frasi celebri nella storia d'Italia. Da Vittorio Emanuele II a Silvio Berlusconi, 2012 (p. 344)
  35. ^ a b Antonello Capurso, Le frasi celebri nella storia d'Italia. Da Vittorio Emanuele II a Silvio Berlusconi, 2012 (p. 345)
  36. ^ John Foot, Milano dopo il miracolo. Biografia di una città, ISBN 88-07-10342-7 (pp. 191-192)
  37. ^ Franco Coppola, Il 'porto delle nebbie' tra crimini e misfatti, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica, 20 marzo 1997. URL consultato l'8 ottobre 2016.
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  39. ^ Scalfaro: tintinnar di manette? Parole di carattere generale, Corriere della Sera, 17 gennaio 1998
  40. ^ Scalfaro sulla Giustizia: "D'accordo coi magistrati", la Repubblica, 29 gennaio 1998
  41. ^ Cf. ricorrenze su Google libri.
  42. ^ (EN) O. Henry, Cabbages and Kings, New York, Doubleday, Page & Co. for Review of Reviews Co., 1904. While he was in Honduras, Porter coined the term 'banana republic' Archiviato l'8 maggio 2014 in Internet Archive..
  43. ^ Arturo Tosi, Language and Society in a Changing Italy, Multilingual Matters, 2001 ISBN 1-85359-501-2 (p. 158)
  44. ^ a b Silverio Novelli, Parole bulgare tra Berlusconi e Biagi, PEM-Piazza Elettronica Magazine, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  45. ^ Maria Vittoria Dell'Anna, Pierpaolo Lala, Mi consenta un girotondo: lingua e lessico nella seconda Repubblica, Mario Congedo Editore, Galatina, 2004, p. 133
  46. ^ Macchina Del Fango, Vocabolario Treccani-Neologismi (2012).
  47. ^ Coniato a marzo 1996 sulle pagine di Repubblica, il termine è stato ripreso dallo stesso autore in un articolo sullo stesso giornale in cui ne fu chiarito il senso: Giovanni Valentini, Cerchiobottisti d'Italia, unitevi!, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 6 luglio 1996. URL consultato il 15 febbraio 2014..
  48. ^ Cerchiobottista, in Scioglilingua, di Giorgio De Rienzo e Vittoria Haziel, Corriere della Sera, 1º settembre 2010.
  49. ^ Gianfranco Pasquino, Sistemi elettorali, in Enciclopedia Italiana, VII Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006. URL consultato il 4 aprile 2017.
  50. ^ Simona Casalini, Muore il politologo Giovanni Sartori. Inventò i termini Mattarellum e Porcellum, su la Repubblica, 4 aprile 2017. URL consultato il 4 aprile 2017.
  51. ^ Alberto Ronchey, Accadde in Italia: 1968-1977, Garzanti, 1977.
  52. ^ Giacomo Baresi, La "Generazione di fenomeni" e la prima vittoria nel Campionato Mondiale di pallavolo del 1990, su giacomobaresi.com, 24 ottobre 2012. URL consultato il 9 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2016).
  53. ^ Domenico Fontana, Della Trasportatione dell'Obelisco Vaticano et delle Fabriche di Nostro Signore Papa Sisto V, Roma 1590
  54. ^ a b Italia, Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  55. ^ (EN) Winston Churchill, The Sinews of Peace, su The Churchill Centre. URL consultato il 6 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2014)..
  56. ^ Luigi Di Martino, 5 marzo 1946 – Churchill pronuncia il famoso discorso sulla "Cortina di ferro", su Oggi nella storia..
  57. ^ Milman Parry, About Winged Words, in «Classical Philology» 32 (1937) pp. 59-63, ora in: Adam Parry (a cura di), The Making of Homeric Verse. The Collected Papers of Milman Parry, 1971 (pp. 414-418)
  58. ^ Una citazione, ad esempio, è nei versi 95-96 del Canto III dell'Inferno. Per altre occorrenze della frase, si veda la voce Vuolsi così colà dove si puote.
  59. ^ Giuseppe Toffanin, Machiavelli e il tacitismo, 1921.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica