Permettete signora che ami vostra figlia?

film del 1974 diretto da Gian Luigi Polidoro

Permettete signora che ami vostra figlia? è un film del 1974 diretto da Gian Luigi Polidoro.

Permettete signora che ami vostra figlia?
Ugo Tognazzi in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia, Francia
Anno1974
Durata102 min
Generecommedia
RegiaGian Luigi Polidoro
SoggettoGian Luigi Polidoro
SceneggiaturaRafael Azcona, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Gian Luigi Polidoro
ProduttoreCarlo Ponti
Casa di produzioneAquarius Films
FotografiaMario Vulpiani
MontaggioAntonio Siciliano
MusicheCarlo Rustichelli
Interpreti e personaggi

Trama modifica

Gino Pistone è il capocomico di una scalcagnata compagnia teatrale che batte i teatrini di provincia esibendosi in un noioso repertorio classico che richiama pochissimo pubblico. Un giorno la prim'attrice Sandra, amante infedele di Pistone, decide che ne ha abbastanza di questi ripetuti fiaschi e, in cerca di fama e di denaro, segue un produttore di caroselli a Milano, abbandonando compagno e compagnia, che di conseguenza si scioglie. Per cercare di ottenere quel successo tanto agognato, Pistone decide di mettere in scena un dramma da lui scritto basato sulla storia d'amore fra Benito Mussolini e Clara Petacci.

Lo sfortunato attore comincia così a investigare sulla vita privata del Duce, intervistando ex gerarchi che lo hanno conosciuto; inoltre, a corto di soldi per finanziare l'impresa, torna dalla legittima consorte Adriana - macellaia benestante - per rubarle i quattrini. Rimessa in piedi una nuova compagnia con l'amico Peppino, l'attore veterano Franco De Rosa e Ornella, una nuova attricetta scarsa nella recitazione ma molto graziosa, coi soldi rubati alla moglie Gino acquista un furgone per i trasporti, si dota dei costumi di scena e tappezza le varie città di volantini per pubblicizzare la sua pièce.

L'idea del melodrammone sentimentale in salsa fascista si rivela azzeccata e finalmente Pistone, seppur stigmatizzato dalla critica che lo accusa di apologia del regime, potrà finalmente vedere i teatri pieni di gente entusiasta. Intuendone il potenziale, Sandra torna tra le sue braccia e il capocomico la ricompensa assegnandole la parte di Claretta, lasciando ad Adriana quella di Donna Rachele. Col passare del tempo, il capocomico si identifica talmente tanto nel personaggio del dittatore da interpretarlo anche nella vita privata.

Dopo una serie di tappe trionfali, arriva il momento di allestire lo spettacolo nella Romagna "rossa": qui però gli spettatori reagiscono male allo show, lanciando uova e pomodori contro gli attori. Alcuni goliardici decidono inoltre di fare uno scherzo a Gino e Sandra: rapirli e "fucilarli" per finta, così come successo ai veri Benito e Clara. Pistone, che aveva accettato l'esecuzione con fierezza, si vendica dei suoi sghignazzanti compagni e di Sandra, che ha ripreso a tradirlo, facendoli precipitare in un burrone, per poi tornare a casa dalla moglie.

Produzione modifica

Riprese modifica

Alcune scene sono state girate nel Teatro Comunale di Bagnacavallo.[1] Gli interni, invece, vennero ricreati negli studi De Paolis di Roma.[2]

Distribuzione modifica

Titolo modifica

Il titolo del film si riferisce ad un fatto storico realmente accaduto. Mussolini, intenzionato a frequentare amorosamente Claretta, chiese il consenso alla madre con le seguenti parole: «Permette signora che ami vostra figlia?»

Data di uscita modifica

La pellicola è stata distribuita nelle sale cinematografiche italiane il 13 aprile 1974.[3]

Controversie legali modifica

La pellicola, dopo essere arrivata nelle sale, ricevette ben tre denunce:

  • La prima venne effettuata da Miria di San Servolo, sorella della Petacci, la quale aveva da poco scritto un libro di memorie - Chi ama è perduto - in cui attribuiva a Claretta alcune frasi, poi riportate nella pellicola: Miria sosteneva che, non avendo concesso alcun permesso in tal senso, l'uso di queste battute fosse una sorta di plagio, che tra l'altro violava la privacy della celebre parente; la produzione rispose che il Duce e la Petacci, essendo personaggi di rilevanza storica, avessero perso il diritto alla privacy e che l'utilizzo di tutte le fonti disponibili fosse pienamente legittimo;
  • La seconda venne inoltrata dallo stesso attore protagonista, Tognazzi, il quale si adirò per alcune difficoltà tecniche - soprattutto in fase di doppiaggio, che a volte "salta" - e per dei cambiamenti apportati alla sceneggiatura che lui aveva accettato;
  • La terza provenne dal regista Carlo Lizzani, ma non ne se conoscono i motivi (Lizzani nello stesso anno aveva girato Mussolini ultimo atto).

Non sono pervenute eventuali sentenze inerenti alle tre denunce ma, poiché in maggio il film era ancora nelle sale, si può ipotizzare che si siano concluse in un nulla di fatto.[4]

Accoglienza modifica

Critica modifica

Paolo Mereghetti recensisce il film come un'opera «pasticciata (...) con alcuni spunti divertenti nella loro assurdità, grazie alle doti di Tognazzi».[5]

Note modifica

  1. ^ Permettete, signora, che ami vostra figlia? di Gian Luigi Polidoro, su comune.bagnacavallo.ra.it. URL consultato il 15 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2021).
  2. ^ Filming, su imdb.com. URL consultato il 15 aprile 2021.
  3. ^ Release info, su imdb.com. URL consultato il 15 aprile 2021.
  4. ^ Enrico Tamburini, Un film italiano in tribunale!, video di YouTube, 12 marzo 2019.
  5. ^ Paolo Mereghetti, Il Mereghetti, Milano, Baldini+Castoldi, 2014, p.2850

Collegamenti esterni modifica

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema