Pterois volitans

specie di pesce
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Il pesce scorpione orientale, noto anche con il nome di pesce leone orientale o scorpena volante (Pterois volitans (Linnaeus, 1758)) è un pesce d'acqua salata della famiglia Scorpaenidae.

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Pesce scorpione orientale
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Gnathostomata
Classe Actinopterygii
Infraclasse Teleostei
Ordine Scorpaeniformes
Sottordine Scorpaenoidei
Famiglia Scorpaenidae
Sottofamiglia Pteroinae
Genere Pterois
Specie P. volitans
Nomenclatura binomiale
Pterois volitans
(Linnaeus, 1758)
Sinonimi

Brachirus zebra
(Quoy & Gaimard, 1825)
Pterois zebra
Quoy & Gaimard, 1825
Scorpaena volitans
(Linnaeus, 1758)

Distribuzione e habitat modifica

Questa specie è diffusa nel Mar Rosso e nell'Oceano Pacifico, dal Sud-Est asiatico fino all'Australia, dal Giappone alla Polinesia. Abita le lagune e i fondali sassosi e di barriera fino a 150 metri di profondità. I giovani tendono ad allontanarsi in mare aperto dal loro luogo di nascita, alla ricerca di nuovi habitat: questo giustifica la loro grande diffusione.

La specie è stata accidentalmente introdotta negli anni novanta nell'Oceano Atlantico, lungo le coste degli Stati Uniti[1], invadendo progressivamente anche tutto il Mar dei Caraibi[2]. Recentemente, sono stati segnalati numerosi avvistamenti di Pterois volitans nelle acque del Mediterraneo, in particolare presso le coste turche, greche e italiane.

Descrizione modifica

La testa è relativamente piccola, la bocca grande, gli occhi sporgenti, sormontati da due escrescenze (presenti anche intorno al mento). La fronte è alta, il dorso curvo, mentre il ventre relativamente piatto. Il corpo si restringe verso il peduncolo caudale, che precede una coda piuttosto larga, tondeggiante.

I primi raggi della pinna dorsale e di quella anale sono in realtà aculei veleniferi, ben eretti dal pesce quando è in situazione di pericolo. L'apparato velenifero consiste in 13 aculei sulla pinna dorsale e 3 in quella anale, tutti composti da aculei cavi collegati a una ghiandola velenifera; i raggi delle pinne pettorali sono aculei pieni, non velenosi. La livrea è a strisce tendenzialmente verticali marroni e bianche, alcune sottili e altre più larghe. Anche le pinne sono striate di bianco e marrone.

Raggiunge una lunghezza massima di 38 cm.

La tossina modifica

 
P. volitans con i lunghi aculei veleniferi
 
Giovanile di P. volitans

Gli avvelenamenti da tossina di Pterois volitans vengono classificati in tre gradi. Avvelenamenti di I grado producono eritema, ecchimosi o anche cianosi della parte colpita. Al II grado compaiono vesciche attorno alla puntura. Avvelenamenti di III grado producono necrosi locale e variazione della sensibilità, che possono durare anche per più giorni.

Più rari sono gli effetti a livello sistemico, che includono ma non sono limitati a questi: dolore alla testa, nausea, vomito, dolori e crampi addominali, paralisi agli arti, iper- o ipotensione, difficoltà respiratoria, ischemia del miocardio, edema polmonare, sincope. Sono stati documentati rari casi di decesso.

Il primo e più importante trattamento dopo una puntura è l'immersione della parte colpita in acqua calda (circa 45 °C), perché riduce il dolore e rende inattiva la tossina.

Specie affini modifica

È spesso confuso con le altre specie del genere Pterois, tutte piuttosto simili. In particolare fino a qualche tempo fa era ritenuto la stessa specie Pterois miles e, solo di recente, grazie a studi genetici, sono state riconosciute come due specie distinte. Per distinguerle con certezza occorrono analisi genetiche anche se, con una certa approssimazione, si possono usare criteri geografici essendo di norma presente in una determinata zona una specie oppure l'altra, ma non entrambe (specie vicarianti).

Usi modifica

Acquariofilia modifica

Nonostante la pericolosità e la puntura dolorosa, gli P. volitans (così come altre specie affini) sono una specie ambita dagli acquariofili specializzati in acquari marini.

Alimentazione modifica

Le carni del pesce leone sono commestibili e apprezzate in alcuni paesi. Il loro consumo è inoltre incoraggiato come contributo al controllo della specie nei Caraibi, dove essa è invasiva[3][4][5].

Note modifica

  1. ^ (EN) Whitfield,Gardner,Vives,Gilligan,Courtney,Ray,Hare, The Introduction and Dispersal of the Indo-Pacific Lionfish (Pterois volitans) Along the Atlantic Coast of North America, su Rubicon Foundation, 2003. URL consultato il 9.5.2015 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2010).
  2. ^ (EN) Ali,Collins,Peachey, The role of volunteer divers in lionfish research and control in the Caribbean [collegamento interrotto], su Rubicon Foundation, 2013. URL consultato il 9.5.2015.
  3. ^ F.Milton D'Ambrosio, Il libro di ricette del pesce Leone, su ogigia.com, 19 novembre 2012. URL consultato il 9.5.2015.
  4. ^ (ES) El pez león - Deliciosa amenaza, su pezleon.co. URL consultato il 9.5.2015 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015).
  5. ^ (ES) El pez león, una apuesta de la gastronomía del Caribe colombiano en Tailandia, su ElHeraldo.co, 26 novembre 2013. URL consultato il 9.5.2015.

Bibliografia modifica

  • Helmut Debelius, Mar Rosso, Guida alla Fauna Corallina, Milano, Primaris, 1999, ISBN 978-88-85029-50-7.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 31037 · LCCN (ENsh2005000610 · J9U (ENHE987007537564905171
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