Philip Johnson

architetto statunitense (1906–2005)
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Philip Cortelyou Johnson (Cleveland, 8 luglio 1906New Canaan, 25 gennaio 2005) è stato un architetto statunitense, tra i più influenti del XX secolo, teorizzatore dell'International Style e del Decostruttivismo.

Philip Johnson all'età di 95 anni
Premio Premio Pritzker 1979

È stato eletto Accademico d'Onore dell'Accademia delle arti del disegno[1] ed è stato il primo architetto a vincere il Premio Pritzker nel 1979.

BiografiaModifica

 
La Glass House a New Canaan, Connecticut, USA, 1949
 
Il Kreeger Museum a Washington D.C., USA, 1963
 
Il Sony Building a New York, 1984. È uno dei principali edifici della corrente postmoderna
 
La Puerta de Europa a Madrid, 1996

Il primo approccio di Philip Johnson con l'architettura avviene nel 1928 durante un viaggio in Egitto, dove dimostra particolare interesse nei templi egizi del Cairo e a Menfi, ma è nel 1929 la figura di Alfred Hamilton Barr Jr., docente di arte moderna presso il Wellesley College a sollecitare l'interesse di Johnson per l'architettura. Barr, ingaggiato da Abby Aldrich Rockefeller, come direttore del Museum of Modern Art di New York, spinge Philip Johnson ad iscriversi presso la Junior Advisory Commitee del museo, dove incontra Henry-Russel Hitchcock, giovane e brillante storico laureatosi all'Università di Harvard nel 1927.

Come sostiene Alba Cappellieri nel suo testo Dall'International Style al Decostruttivismo (ed. CLEAN 1996) la prima monografia dedicata all'architetto americano in italiano, Harvard rappresenta “l'anello di congiunzione” tra Hitchcock e Johnson; i due, dopo la laurea di Johnson nel 1930 in filosofia si incontrano a Parigi per intraprendere un viaggio in Europa, dove nasce il progetto dell'International Style.

Muore nel 2005 a 99 anni nella villa di New Canaan in cui aveva vissuto per 45 anni insieme al compagno David Whitney, deceduto solo sei mesi prima. I due avevano trasformato l'edificio in una galleria d'arte a cielo aperto.

L'International StyleModifica

A partire da un progetto di un libro e poi con una mostra, Hitchcock e Johnson intendono proporre in America i nuovi fermenti architettonici che divulgavano in Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Svezia, Danimarca, Svizzera e i loro principali artefici quali: Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe, Jacobus Johannes Pieter Oud, Walter Gropius, Otto Haesler, Sigfried Giedion.

La mostra dal titolo “Modern Architecture-International Exhibition” inaugurata al MoMA di New York il 9 febbraio 1932 sotto la direzione di Philip Johnson è volta a illustrare i criteri che accomunano gli architetti in fase progettuale, come la regolarità, l'enfasi sul volume e l'eleganza intrinseca del materiale. Questi principi ben si delineano nel libro di Hitchcock e Johnson “The International Style-Architecture since 1922”, pubblicato nel 1932 e che si rifà per certo ai canoni architettonici di Le Corbusier degli anni '20 nel suo libro “Verso una Architettura” (ed. Longanesi&C. Milano2004). La mostra composta da 66 opere realizzate tra il 1922 e il 1931 in 15 paesi, è il trionfo del Movimento Moderno e Barr, Hitchcock e Johnson vogliono dimostrare l'esistenza di uno stile, un denominatore comune, la cui omogeneità funge da scudo contro la mescolanza stilistica imponente nell'America degli anni ‘30.

Nel 1940 Johnson frequenta la Facoltà di Architettura di Harvard sotto la guida di Walter Gropius, e proprio a causa dell'eccessiva posizione funzionalistica del grande maestro, Johnson inizia a negare le basi dell'Existenz-Minimum, esprimendo il suo vero credo nella realizzazione della sua prima opera, la Johnson House a Cambridge, nel 1942, chiaro omaggio al maestro tedesco Mies Van Der Rohe, da cui copia l'esempio tipo della casa-corte del 1938. È nel 1949 che però Johnson realizza il suo più raffinato esperimento estetico: la Glass House a New Canaan; in questo progetto, si impose la chiarezza, l'autorità e la purezza del vetro come carica avanguardistica applicata tempo prima da Bruno Taut e Mies van der Rohe.

Eclettismo funzionaleModifica

Con lo scioglimento del CIAM nel 1959, Johnson è spinto a ricercare nella storia una nuova forma architettonica per poter ripetere “l'antico nel nuovo” in modo da poter attingere esempi arcaici in strutture moderne. Come si autodefinisce Johnson durante una lezione tenuta a Yale nel 1958 «”…io sono prima un classicista strutturale e poi un eclettico funzionale…”»: è un classicista in quanto ha bisogno di un programma stabilito da un cliente per il progetto, mentre è un eclettico perché è libero di vagabondare su e giù per la storia attingendo a forme preferite.

Secondo Peter Eisenman l'eclettismo invalida il rigore etico del funzionalismo legittimando le incursioni nella società iconologica della storia. Di questo periodo ne sono tipici esempi le realizzazioni del Pavillon a New Canaan nel Connecticut del 1962 e la Roofless Church a New Harmony nell'Indiana nel 1960.

Il PostmodernoModifica

 
La cattedrale del Cristo, nota con il nome di "cattedrale di cristallo" quando era una chiesa protestante, a Garden Grove, California.

Nella fase post-moderna di Johnson si nota che la struttura prende la forma della scultura e la funzione incomincia a seguire una forma. Secondo Charles Jencks, nel suo libro “Il Linguaggio dell'Architettura Postmoderna” (Londra 1978), il post-moderno si può identificare in ogni edificio con divertenti ghiribizzi o immagini voluttuose, senza comunicare coerentemente perché sono codificati esclusivamente a livello estetico, quindi il termine Post-Modern va applicato solo a quei progettisti che concepiscono l'architettura come linguaggio. Ne è un chiaro esempio l'AT&T Building (oggi Sony Center) realizzato con John Burgee tra il 1978 e il 1984, un grattacielo formato da uno scheletro in acciaio e vetro, imprigionato in una scatola di granito, ricco di riferimenti storici come Serlio e Brunelleschi per il portale, Hood per la facciata.

È proprio il modello in scala di questo grattacielo, tra le mani di Johnson, sulla copertina del Time dell'8 gennaio 1979 a sembrare quasi una enorme clessidra che sembra identificare il clima spazio-temporale che si stava vivendo particolare negli States, o meglio a New York, sede dell'economia mondiale. Con questa copertina per citare Giovanni Damiani nel suo testo “Continuità” (Bernard Tschumi-Skira/Rizzoli2003), «”… è Johnson a definire qual è lo stile scelto dal grande capitale per rappresentare se stesso dopo il cambio di strategie economiche post-Vietnam…”». L'edificio dell'AT&T è uno strumento pubblicitario per pubblicizzare il contenuto e il contenitore edilizio o meglio come dice Robert Venturi nel suo libro “Learning from Las Vegas” del 1968 è un “Mass-Medium”.

DecostruttivismoModifica

Nel 1967 il filosofo algerino/francese Jacques Derrida pubblica un libro “De La Gramatologie”, nel quale affronta il tema della decostruzione dal profilo filosofico. La parola “Decostruzionismo” è presente nella forma letteraria, mentre il “Decostruttivismo” è presente nei criteri architettonici.

Nel 1988 Johnson inaugura al MoMA una mostra dal titolo “Deconstructivist Architecture” assieme a Mark Wigley, che non aveva comunque come obiettivo di individuare un nuovo stile. Vengono presentati i progetti di sette architetti: la Gehry House a Santa Monica (Los Angeles) del 1978-88 di Frank O. Gehry, The City Edge, un complesso a residenza e uffici a Berlino del 1987, di Daniel Libeskind, l’Edificio per appartamenti e la Torre di osservazione a Rotterdam del 1982 di Rem Koolhass, il Biocenter dell’Università a Francoforte del 1987 di Peter Eisenman, The Peak a Hong Kong nel 1982 di Zaha Hadid, il Rooftop Remodeling a Vienna del 1985, un Edificio per appartamenti a Vienna del 1986, lo Skyline ad Amburgo del 1986 della Coop Himmelblau di Wolf D. Prix e Helmut Swiczinsky e il Parc de La Villette a Parigi del 1982-85 di Bernard Tschumi.

L'architettura decostruttivista, a giudizio di Johnson, non rappresenta un movimento; non è un credo. Non ha tre regole da rispettare. È la confluenza del lavoro di alcuni importanti architetti che mostra un approccio simile che hanno in comune la produzione di forme assai simili.

Le opere presentano un denominatore comune rappresentato dall'uso di piani inclinati, deviazioni angolari, e sovrapposizioni volumetriche volte tutte ad una nuova poetica dai confini internazionali e dal lessico unitario.

Benché dai singoli architetti il termine decostruttivismo non venga completamente accettato, la mostra darà inizio ad un uso massiccio di questa parola che deriva da Johnson stesso, realizzando in questo “stile” diverse opere.

Selezione di opereModifica

  • Johnson House, 1942, Cambridge
  • Glass House, 1949, New Canaan
  • Johnson Estate, 1949-1996, New Canaan
  • Rockfeller Guest House, 1950
  • Art Museum Of South Texas, 1972, Corpus Christi
  • Pennzoil Palace, 1976, Louisiana
  • General American Life Insurance Company, 1977
  • Thanks Giving Square, 1977, Dallas
  • Neiman Marcus, 1982, San Francisco
  • Sony Building, 1984, New York City
  • P.P.G. Palace, 1984, Pittsburgh
  • 53RD AT 3RD “Lipstick Building”, 1986, New York City
  • Porta d'Europa, 1995, Madrid

Opere CompleteModifica

  • Philip Johnson House, Cambridge, Massachusetts, 1943.
  • Johnson House, "The Glass House", New Caanan, Connecticut, 1949.
  • John de Menil House, Houston, Texas, 1950.
  • Mrs. John D. Rockefeller III Guest House, New York, 1950.
  • Hodgson House, at New Canaan, Connecticut, 1951. (con Landis Gores)
  • Oneto House, Irvington, New York, 1951. (con Landis Gores)
  • Reattore Nucleare a Rehovot, Israele, 1960.
  • Amon Carter Museum of Western Art, Fort Worth, Texas, 1961.
  • Museum for Pre-Columbian Art, Dumbarton Oaks, Washington, D.C., 1963.
  • Kline Geology Laboratory, Yale University, New Haven, Connecticut, 1965. (con Richard Foster)
  • New York State Theater, Lincoln Center, New York, New York, 1964. (con Richard Foster)
  • Epidemiology and Public Healh Building, Yale University, New Haven, Connecticut, 1965.
  • Kline Science Center, Yale University, New Haven, Connecticut, 1965. (con Richard Foster)
  • Henry L. Moses Institute, Montefiore Hospital, Bronx, New York, 1965.
  • Bielefeld Art Gallery, Bielefeld, Germania, 1968.
  • John F. Kennedy Memorial, Dallas, Texas, 1970.
  • Philip Johnson Sculpture Gallery, New Canaan, Connecticut, 1970.
  • Albert and Vera List Art Building, Brown University, Providence, Rhode Island, 1972.
  • Tisch Hall, New York University, New York, New York, 1972. (con Richard Foster)
  • Andre and Bella Meyer Hall of Physics (facciata), New York University, New York, 1972. (con Richard Foster)
  • Pennzoil Place, Houston, Texas, 1976. (Johnson-Burgee)
  • Garden Grove Church (the Crystal Cathedral), Garden Grove, Los Angeles, California, 1978. (Johnson-Burgee)
  • AT&T Building (ora Sony Center), New York, New York, 1984. (Johnson-Burgee)
  • Museum of Television and Radio, West 52nd Street, New York, New York.
  • 1 Central Park West, New York, New York. (con Alan Richie)
  • One Detroit Center, Detroit, Michigan, 1993

OmaggiModifica

Johnson è stato citato nella canzone di David Bowie Thru These Architect's Eyes contenuta nell'album 1.Outside del 1995, che inizia:

«Stomping along on this big Philips Johnson
Is delay just wasting my time
Looking across at Richard Rogers
Scheming dreams to blow both their minds»

È apparso in numerose interviste, documentari e nel film sull'architetto Louis Kahn "My Architect" di Nathaniel Kahn.

NoteModifica


BibliografiaModifica

  • Philip Johnson, Architecture 1949-1965, introduzione di Henry-Russell Hitchcock, Holt, New York, 1966
  • Alba Cappellieri, Philip Johnson: dall'International Style al decostruttivismo; introduzione di Vincent Scully, CLEAN, Napoli 1996.
  • Jacques Derrida, De la grammatologie, Parigi 1967.
  • Charles Jencks, Il Linguaggio dell'Architettura Postmoderna, Londra 1978.
  • Jean-Francois Lyotard, La Condition postmoderne: rapport sur le savoir, 1979; trad. di Carlo Formenti, La condizione postmoderna: rapporto sul sapere, Milano 1981.
  • Philip Johnson, John Burgee: Architecture 1979-1985, introduzione di Carleton Knight, Rizzoli International, New York 1985.
  • Calvin Tomkins, Vite d'avanguardia. John Cage, Leo Castelli, Christo, Merce Cunningham, Johnson Philip, Andy Warhol, Genova, Costa & Nolan, 1983, ISBN 88-7648-013-7.
  • David Whitney and Jeffrey Kipnis, Philip Johnson: The Glass House, Pantheon, New York 1993.
  • Franz Schulze, Philip Johnson: life and work, Knopf, New York 1994
  • David Whitney e Jeffrey Kipnis, Philip Johnson: la Casa di Cristallo, fotografie di Vaclav Sedy, Electa, Milano 1996.
  • Gaetano Chiurazzi, Il postmoderno: Il pensiero nella società della comunicazione, Torino, 1999.
  • Gaetano Chiurazzi, Il postmoderno, Paravia-Bruno Mondadori, Milano, 2002.
  • Giovanni Damiani, Continuità, in "Bernard Tschumi", Skira/Rizzoli, Milano, 2003.
  • LeCorbusier, Verso una architettura, Longanesi, Milano, 2004.
  • Nuccio Delfo Giuffrida, Philip Johnson. Un'analisi delle tematiche della sua produzione critica, Milano, 2014.

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Collegamenti esterniModifica

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