La pietra di Vicenza è una roccia costituita prevalentemente da carbonato di calcio e presenta caratteristiche particolari: colorazioni tendenzialmente chiare, che vanno dal colore avorio, al paglierino, al grigio, fino alla tonalità marron più scura e calda caratteristica della pietra di Nanto. Conosciuta e utilizzata fin dall'antichità, viene estratta nella zona dei colli Berici a sud di Vicenza.

Pietra di Vicenza
Nomi alternativi
Pietra di Costozza, Pietra di Nanto
Caratteristiche generali
Composizione80-90% di carbonato di calcio, con percentuali minori di ferro, ossido di silicio e alluminio)[1]
Stato di aggregazione (in c.s.)solido

Storia modifica

La pietra di Vicenza si è formata tra l'Eocene e l'Oligocene, in seguito sia al collasso della barriera corallina che al deposito nel fondo del caldo mare tropicale allora presente in quest'area, dei gusci e residui di conchiglie, crostacei, alghe e altri organismi marini. La frantumazione, derivante dal moto ondoso e la pressione generata dall'accumulo degli strati che si sovrapponevano e frammischiavano alla sabbia, ha dato luogo a un compattamento di questo insieme eterogeneo che si è accentuato soprattutto dopo il ritiro delle acque marine. Il risultato sono gli strati dello spessore di qualche centinaio di metri, che oggi viene definito come pietra tenera.

Si ricava da cave presenti in varie zone dei colli Berici; è conosciuta e utilizzata sin dai tempi dei romani che la impiegavano sia per elementi decorativi architettonici che per le sculture. È anche celebre per essere stata utilizzata e dettagliatamente descritta dal Palladio nel XVI secolo[2].

Caratteristiche modifica

 
Statue del XIV secolo in pietra di Vicenza, originariamente poste sul timpano della chiesa di San Vincenzo e ora posizionate all'interno in nicchie ricavate nel muro in corrispondenza della ex controfacciata.

Data l'eterogeneità della formazione, la pietra cavata nelle varie zone, pur presentando una matrice similare, si differenzia per aspetto, consistenza colorazione e finitura. Ciascuno dei tipi trova pertanto applicazioni preferenziali in utilizzi diversi e ormai consolidati.

In conseguenza della sua origine, la struttura è piuttosto incoerente e mostra visibili nell'aspetto granuloso le inclusioni di residui marini che la compongono. Per questo motivo tende anche a erodersi con facilità, rilasciando i granellini originari di cui è composta.

Data la modesta durezza, viene apprezzata per la facilità di lavorazione, specialmente appena estratta. Si taglia agevolmente con normali utensili da taglio o da sega. Esposta agli agenti atmosferici, tende a indurirsi nel tempo in quanto le porosità della struttura vengono riempite dal carbonato di calcio che precipita e che va ad occludere gli interstizi.

Le caratteristiche meccaniche sono modeste a causa della disomogeneità di composizione (80-90% di carbonato di calcio con percentuali minori di ferro, ossido di silicio e alluminio)[1].

Note modifica

  1. ^ a b La pietra di Vicenza, su nichelepietra.it. URL consultato il 28-10-2015.
  2. ^ La pietra di Vicenza, su architetturadipietra.it. URL consultato il 28-10-2015.

Bibliografia modifica

  • Industria dei marmi vicentini, La pietra di Vicenza, Vicenza, Tipografia commerciale, 1933
  • Giangiorgio Zorzi, Una testimonianza inedita del Palladio sulla pietra di Vicenza, Vicenza, Ente Fiera, 1953
  • Franco Barbieri (a cura di), Pietra di Vicenza: Catalogo della mostra tenuta a Vicenza nel 1970, Vicenza, Tip. Palladio, 1970
  • A. Cattaneo, Gp. De Vecchi, L. Menegazzo Vitturi, Le pietre tenere dei Colli Berici, Padova, Soc. cooperativa tip., 1976
  • Ezio Filippi, Le pietre tenere di Vicenza e di Nanto, 1980
  • Paolo Cornale e Pietro Rosanò (a cura di), Le pietre tenere del vicentino: uso e restauro, Padova, 1994
  • Sarah Silovich, La pietra di Vicenza: dai mari tropicali alle ville palladiane, 2000

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica