Pietro Betta

architetto, urbanista e docente italiano

Pietro Betta (Torino, 21 maggio 1878Torino, 17 settembre 1932) è stato un architetto e urbanista italiano.

Biografia modifica

 
Particolare della facciata Casa Avezzano- Via Vico 2- Torino

Diplomato al Regio Liceo Carlo Alberto di Moncalieri e poi laureato in architettura presso la Scuola di Applicazione degli Ingegneri di Torino il 19 gennaio 1906.

Appena laureato fece un soggiorno di studio a Roma per studiare i monumenti antichi; fu in seguito assistente di Storia dell'Architettura (dal 1921, con i professori Cimbro Gelati e Giovanni Vacchetta) e poi docente dello stesso insegnamento al Politecnico di Torino e di Edilizia cittadina dal 1929 alla Regia Scuola Superiore di Architettura (della cui nascita fu attivo promotore). Insegnò anche alla Scuola Professionale per Assistenti Edili "G. A. Reycend". Fu inoltre membro della Commissione Igienica Edilizia e del Comitato direttivo del Museo Civico per la Galleria d'Arte Moderna di Torino. Allievo di Giovanni Angelo Reycend, fu studioso e scrittore di problemi urbanistici ed architettonici, partecipò inoltre all'organizzazione delle mostre edilize torinesi del 1922 e 1926 e fu il principale punto di riferimento ideale e gestionale dell'Esposizione di Architettura di Torino del 1928.

Attorno a lui, per l'occasione, si raccolse un gruppo informale di giovani architetti, alcuni suoi allievi (come Domenico Soldiero Morelli, Felice Bardelli, Maurizio De Rege, Umberto Cuzzi, Sandro Molli-Boffa e Paolo Perona), identificato con l'acronimo GANT, Gruppo Architetti Novatori Torinese, che espresse le sue idee sull'abitazione nella "Casa degli architetti", edificio realizzato a più mani all'interno dell'Esposizione del 1928. Tale attività mise le basi per le successive evoluzioni del razionalismo architettonico italiano, che videro la nascita del MIAR e il distacco di Giuseppe Pagano (architetto), Edoardo Persico, Alberto Sartoris da Torino.

Fra il 1927 ed il 1929 Betta partecipò ad alcune commissioni, tra cui quella Edilizia Municipale, quella per i restauri del Duomo di Torino e per il riordinamento dei musei civici di arte antica e moderna. Fu inoltre direttore della rivista L'Architettura Italiana dal marzo del 1926 al dicembre 1927, e fondò con Armando Melis de Villa, divenendone direttore, la rivista Urbanistica. Bollettino della Sezione regionale Piemontese dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (dal 1930) e direttore dell'Ufficio Studi dello stesso Istituto.

Il forte peso della sua personalità ed un naturale carisma furono elementi rilevanti della sua personalità, ed agirono soprattutto fra i colleghi e gli allievi, questi ultimi ebbero modo di apprezzare anche l'alto livello delle sue lezioni di Storia dell'Architettura, confluite in preziose dispense purtroppo mai pubblicate.

La cultura eclettica di stampo torinese degli esordi, evidente ancora nella ristrutturazione del castello di Cherasco, e, con forte influenza di Carlo Ceppi, nella casa torinese di via Maria Vittoria 35, maturò in seguito con una fase di stretta adesione alle sperimentazioni della Wiener Sezession, con accenti di particolare espressionismo (casa in via Vico 2) per maturare infine in una difesa incondizionata del razionalismo architettonico. Le opere più riuscite rivelano una ricerca sottile e raffinata di un rapporto con l'architettura storica all'interno del linguaggio moderno.

Come già testimoniato dalle fonti coeve alla sua scomparsa (in particolare il necrologio scritto da A. Melis), la sua fu una ricerca architettonica elitaria e tormentata, poco incline a concedersi al mercato ed ai gusti di committenti disinformati o superficiali, tutta tesa ad elaborare serrati dialoghi fra elementi architettonici in insiemi di spesso complessa ma sempre lucida perfezione. Il suo studio fu rilevato alla sua morte dagli allievi Morelli e Bardelli.

Attività professionale modifica

Scritti modifica

  • Per la bellezza di Torino. La sistemazione della via Roma, Torino 1914 (con G. Carpanetto).
  • In memoria di Giovanni Angelo Reycend, in L'Architettura Italiana, 1925, p. 133.
  • Le Scuole Superiori di Architettura, in "L'Architettura Italiana", n. 4, 1926, pp. 46–47.
  • Le Terme di Acqui e la loro rinnovazione. Progetto dell'architetto Pietro Betta, Torino 1927.
  • Torino qual' è e quale sarà, Torino 1927 (con A. Melis).
  • Necrologio di G. A. Reycend in "Annuario della R. Scuola di Ingegneria (R. Politecnico) di Torino", 1928, ripubblicato in "Atti e Rassegna tecnica della Società per gli ingegneri e Architetti in Torino", 1969, p. 204.
  • Problemi storico-urbanistici della città di Torino, in "Torino", 1930, p. 467.
  • La rinnovazione di via Roma, in Primavera torinese, Torino, sd, p. 10.
  • Numerosi articoli, anche senza firma, sono comparsi in L'Architettura Italiana (1926-27) e in Urbanistica. Bollettino della sezione regionale piemontese Istituto Nazionale di Urbanistica, 1932.

Note modifica

  1. ^ Melis, Armando, Casa di civile abitazione in Torino - arch. Pietro Betta (PDF), in Architettura, aprile fascicolo IV, Milano, aprile X 1932 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2016).

Bibliografia modifica

  • Armando Melis, Casa di civile abitazione in Torino. Arch. Pietro Betta Archiviato il 24 giugno 2016 in Internet Archive., in Architettura, X aprile 1932, fascicolo IV, pp. 183–186
  • L'architetto Pietro Betta, in “Atti del Sindacato Provinciale fascista degli Ingegneri di Torino e del Sindacato Regionale Fascista degli Architetti del Piemonte”, settembre 1932.
  • A. Melis, L'architetto Pietro Betta, in Urbanistica. Bollettino della sezione regionale piemontese Istituto Nazionale di Urbanistica, 4/5, 1932.
  • Armando Melis, L'architetto Pietro Betta Archiviato il 24 giugno 2016 in Internet Archive., in "Architettura", X Ottobre 1932, fascicolo X, p. 572
  • Alcune opere dell'architetto Pietro Betta, in "L'Architettura Italiana", 4, 1933, pp. 69–77.
  • Real Collegio Carlo Alberto Moncalieri 1838-1938, Moncalieri 1938, pp. 48, 129.
  • M. Leva Pistoi, Architettura e democrazia nel Liberty a Torino, in "Torino", 4, 1966, pp. 33–34.
  • M. Leva Pistoi, Torino mezzo secolo di architettura 1865-1915, Torino 1969, pp. 36, 256-257, 266-267.
  • L. Re, Problemi e fatti urbani dal 1920 al 1945, in Torino città viva. Da capitale a metropoli, 1880-1980, Torino 1980, pp. 282–294, 317.
  • A. Magnaghi, M. Monge, L. Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Torino 1982, pp. 79, 97.
  • L. Giordano, Acqui. Una stazione termale tra otto e Novecento, in Stile e struttura delle città termali. Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Bergamo 1984, pp. 230–231.
  • M. G. Imarisio, D. Surace, Torino Liberty, Torino 1992, p. 186.
  • R. Grilletto, E. Leospo, Il real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri. La sua raccolta egizia e la figura dell'egittologo Luigi M. Ungarelli barnabita, in "Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti", 1993, p. 45.
  • G. Montanari, L'Architettura degli anni Trenta: compresenze a Torino, in "Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti", 1993, p. 317.
  • W. Canavesio, F. Morgantini, voce P.B. in Saur - Allgemeines Künstlerlexikon,Munchen-Leipzig, vol. 10, 1994, pp. 244–245.
  • M. S. Poletto, Via Roma Nuova a Torino: dalle proposte di abbellimento al piano di ristrutturazione urbanistica, in L'architettura nelle città italiane del XX secolo, a cura di V. Franchetti Pardo, Milano 2003, pp. 47–50.
  • Adolfo Barberis nella chiesa torinese, Cantalupa 2008, p. 90, n. 54.
  • C. Barovetti, P.B., in Albo d'onore del Novecento. Architetti a Torino, Torino 2008.
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