Pietro II di Tarantasia

vescovo cattolico e santo francese

Pietro (Saint-Maurice-l'Exil, 1102Tarantasia, 14 settembre 1174) fu monaco cistercense, primo abate di Tamié e poi arcivescovo di Tarantasia. Fu proclamato santo da papa Celestino III nel 1191.

Pietro II di Tarantasia
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiArcivescovo metropolita di Tarantasia (1140-1174)
 
Nato1102 a Saint-Maurice-l'Exil
Consacrato arcivescovo1140
Deceduto14 settembre 1174 in Tarantasia
 
San Pietro II di Tarantasia

Abate e vescovo

 
NascitaSaint-Maurice-l'Exil, 1102
MorteTarantasia, 14 settembre 1174
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazione10 maggio 1191
Ricorrenza14 settembre

Biografia modifica

A 21 anni si fece monaco nell'abbazia cistercense di Bonnevaux, dove fu seguito dal padre e da due fratelli; la madre e la sorella entrarono nel monastero femminile d'Izeaux.[1]

Nel 1132, su richiesta del vescovo Pietro I di Tarantasia, i cistercensi di Bonnevaux fondarono un monastero in quella diocesi, a Tamié, e Pietro ne fu il primo abate.[2]

Morto il vescovo di Tarantasia, nel 1140 fu sostituito da un cappellano del conte di Savoia, Isdraël, che fu presto deposto per indegnità: Pietro fu quindi scelto come nuovo vescovo, ma accettò l'elezione solo su pressione degli abati di Cîteaux e Bonnevaux.[2] Pochi anni dopo però fece pace con i Savoia che rinunciarono al diritto di spolio, e cioè di ottenere le sostanze del vescovo alla sua morte [3], diritto che accordarono qualche anno dopo anche al vescovo di Aosta Hugues d'Avise e al vescovo di Moriana.

Da vescovo Pietro conservò l'abito monastico. Riformò il capitolo cattedrale ricorrendo ai canonici regolari di San Maurizio e visitò tutte le parrocchie della diocesi. Aprì la sua residenza ai bisognosi e introdusse la pratica di distribuire minestra ai poveri che si presentavano alle porte del vescovato.[2] Sostenne anche l'opera di ospitalità dei canonici del San Bernardo.[4]

I pontefici ricorsero spesso al suo aiuto e consiglio: nel 1153 papa Eugenio III lo incaricò di mediare tra il vescovo di Maurienne e i signori di La Chambre, mentre papa Adriano IV gli affidò l'incarico di risolvere una vertenza tra i premostratensi di Lac-de-Joux e i monaci di Lieu-Poncet.[2]

Condusse missioni anche per conto delle autorità civili: Umberto III di Savoia lo inviò da Enrico II d'Inghilterra per negoziare un matrimonio tra sua figlia Alice e il principe Giovanni; curò anche il riavvicinamento tra il re di Francia e il re d'Inghilterra, che il mercoledì delle ceneri del 1174 si fece imporre le ceneri dal vescovo Pietro nell'abbazia di Mortemer.[5]

Si oppose a Federico I Barbarossa e al suo antipapa, Vittore IV, e si recò anche in Borgogna, Alsazia e Lorena per invitare la popolazione a mantenersi fedele a papa Alessandro III.[4]

Tornato in Tarantasia dopo una delle sue numerose missioni, si ammalò e morì.[5]

Fu sepolto nell'abbazia di Bellevaux.[5]

Culto modifica

Goffredo d'Auxerre, abate di Hautecombe, ne scrisse la Vita.[5] Fu canonizzato da papa Celestino III con bolla del 10 maggio 1191.[6]

Le reliquie della testa e della gamba sinistra di Pietro sono conservate nella chiesa abbaziale di Tamié, quelle della gamba destra a Vesoul.[6]

La sua festa venne fissata inizialmente all'11 settembre, poi all'8 maggio, quindi al 10 maggio. Infine, i cistercensi hanno ricollocato la sua memoria al dies natalis, il 14 settembre.[6]

Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 14 settembre.

Note modifica

  1. ^ Marie-Anselme Dimier, BSS, vol. X (1968), col. 781.
  2. ^ a b c d Marie-Anselme Dimier, BSS, vol. X (1968), col. 782.
  3. ^ Alessandro Barbero, Valle d'Aosta medievale, Napoli, Liguori Editore, 2000 (ISBN 8820731622), pp. 16-17
  4. ^ a b Marie-Anselme Dimier, BSS, vol. X (1968), col. 783.
  5. ^ a b c d Marie-Anselme Dimier, BSS, vol. X (1968), col. 784.
  6. ^ a b c Marie-Anselme Dimier, BSS, vol. X (1968), col. 787.

Bibliografia modifica

  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
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