Pietro Igneo

cardinale e santo cattolico italiano

Pietro Igneo (Firenze, 1020 circa – 8 febbraio 1089) è stato un abate, vescovo e cardinale italiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica[1].

Pietro Igneo, O.S.B.Vall.
cardinale di Santa Romana Chiesa
 
Incarichi ricopertiCardinale vescovo di Albano
 
Nato1020 circa, Firenze
Creato cardinale1072 da papa Alessandro II
Deceduto8 febbraio 1089
 
San Pietro Igneo
Marco Palmezzano, Pietro Igneo sopra il fuoco.
 

Abate, vescovo e cardinale

 
NascitaFirenze, 1020 circa
Morte8 febbraio 1089
Venerato daChiesa cattolica
Santuario principaleAbbazia di Vallombrosa
Ricorrenza8 febbraio

Biografia modifica

 
Bernardino Poccetti, San Pietro Igneo

Pietro nacque probabilmente a Firenze, anche se non è pervenuta documentazione che possa permettere di ricostruire i suoi primi anni di vita. Fattosi monaco nella congregazione vallombrosana, fu stretto seguace di san Giovanni Gualberto ed aderì alla riforma gregoriana.

Il fatto più saliente della sua vita fu la celebre ordalia, avvenuta nell'anno 1068 nei pressi di Badia a Settimo, nei dintorni di Firenze (oggi Scandicci). L'episodio si inserisce nella lotta contro l'investitura simoniaca del vescovo di Firenze Pietro Mezzabarba condotta dallo stesso e da san Giovanni Gualberto. Il Mezzabarba, che fu difeso tra l'altro anche da san Pier Damiani,[2] fece fare una strage nel monastero vallombrosano di San Salvi che stava come una spina nel fianco del suo controllo sulla città di Firenze. L'episodio suscitò grande scalpore tra i fedeli del tempo.[3]

Pietro, per dimostrare l'attendibilità delle tesi sostenute da Giovanni Gualberto, che documentavano la simonia del Mezzabarba, si sottopose volontariamente al "Giudizio di Dio", camminando su una distesa di carboni ardenti e restando miracolosamente indenne. Per questo motivo fu detto Igneo, e fu immediatamente fatto oggetto di una particolare devozione popolare.

In seguito al clamoroso episodio, papa Alessandro II accettò le tesi dei vallombrosani e depose il vescovo. Il Mezzabarba successivamente si pentì e si ritirò in un monastero, trascorrendo il resto della sua vita in meditazione e in raccoglimento spirituale.

Nel 1068 fu inviato dal suo abate Giovanni Gualberto a dirigere l'Abbazia di San Salvatore in Borgonovo (poi Fucecchio), su espressa richiesta dei conti Cadolingi, che avevano aiutato finanziariamente la costruzione dell'Abbazia di Vallombrosa.

Pur restando a Borgonovo per pochi anni, nel 1072 papa Alessandro II lo innalzò alla carica di vescovo di Albano e Cardinale, pur conservandogli sempre il titolo di abate di San Salvatore in Borgonovo.

Al principio dell'anno 1080, delegato dal Papa Gregorio VII, ebbe a presiedere il Sinodo di San Ginese di Compito, in cui furono processati e scommunicati i canonici di San Martino che avevano osato ribellarsi al Vescovo Anselmo II, fedele ai precetti gregoriani.

Nel 1085 ottenne che l'abbazia di San Salvatore in Borgonuovo, per decisione di papa Gregorio VII, ricevesse il privilegio del Nullius Dioeceseos, o nullius dioecesis, sotto il controllo diretto della Santa Sede.

Morì nel 1089 e in seguito il suo corpo fu riportato a Vallombrosa e tumulato nell'abbazia.

Elezioni papali modifica

Durante il periodo del suo cardinalato, Pietro Igneo partecipò alle Elezioni papali:

Culto modifica

La sua memoria liturgica ricorre l'8 febbraio.

In onore del suo operato per l'Abbazia di San Salvatore e per la popolazione, il Comune di Fucecchio gli ha dedicato, intitolandolo a suo nome, nel 1855, l'ospedale locale.

Note modifica

  1. ^ Così secondo il Martirologio Romano. Alcune fonti, però, lo definiscono santo (Mario Sgarbossa, I Santi e i Beati della Chiesa d'Occidente e d'Oriente, II edizione, Edizioni Paoline, Milano, 2000, ISBN 88-315-1585-3, p. 86), mentre altre solo beato ( Pietro Igneo, in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei santi, santiebeati.it.; (EN) Salvador Miranda, ALDOBRANDINI, O.S.B.Vall., Pietro Igneo, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University.).
  2. ^ Cf. G. Barone, La riforma gregoriana, in G. de Rosa - T. Gregory - A. Vauchez, Storia dell'Italia religiosa, 1. L'Antichità e il Medioevo, Editori Laterza, Roma 1993, p. 246.
  3. ^ G.Penco, Storia del monachesimo in Italia, Roma, Edizioni Paoline, 1961, p.233

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Controllo di autoritàVIAF (EN28246399 · BAV 495/20355 · CERL cnp01099904 · LCCN (ENno2015015188 · GND (DE132959445 · WorldCat Identities (ENlccn-no2015015188