Platacanthomys lasiurus

specie di animali della famiglia Platacanthomyidae

Il ghiro spinoso di Malabar (Platacanthomys lasiurus Blyth, 1859) è un roditore della famiglia dei Platacantomidi, unica specie vivente del genere Platacanthomys (Blyth, 1859), diffuso nell'India sud-occidentale[1][2]

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Ghiro spinoso di Malabar
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Superordine Euarchontoglires
Ordine Rodentia
Sottordine Myomorpha
Famiglia Platacanthomyidae
Genere Platacanthomys
Blyth, 1859
Specie P.lasiurus
Nomenclatura binomiale
Platacanthomys lasiurus
Blyth, 1859
Sinonimi

Platyacanthomus, Platyacanthomys

Areale

Descrizione modifica

Dimensioni modifica

Roditore di piccole dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 118 e 138 mm, la lunghezza della coda tra 76 e 104 mm, la lunghezza del piede tra 20 e 26 mm, la lunghezza delle orecchie tra 21 e 24 mm.[3]

Caratteristiche craniche e dentarie modifica

Il cranio presenta ossa frontali e scatola cranica ampie. Le creste sopra-orbitali sono ben sviluppate. I piatti zigomatici sono molto stretti ma piegati notevolmente in avanti. Il palato è largo. I fori palatali sono grandi e disposti molto indietro tra le radici dentarie. La bolla timpanica è piccola.

Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:

3 0 0 1 1 0 0 3
3 0 0 1 1 0 0 3
Totale: 16
1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari;

Aspetto modifica

La pelliccia è cosparsa dorsalmente di peli spinosi piatti con i margini spessi. Le parti superiori sono bruno-rossastre, con la base dei peli bianca. Le parti ventrali e le zampe anteriori sono bianche. I piedi sono marroni con le dita bianche. La linea di demarcazione lungo i fianchi è netta. Le orecchie sono grandi, appuntite e con il margine leggermente concavo sotto la punta. Le vibrisse sono numerose e alcune lunghe più del doppio della testa. Il pollice e l'alluce sono corti e muniti di una piccola unghia. Sono presenti 5 cuscinetti sul palmo delle mani e 7-8 sulla pianta dei piedi. Gli artigli sono nascosti dai peli. La coda è lunga circa come la testa e il corpo, è uniformemente dello stesso colore del dorso tranne la punta che in alcuni individui è bianca ed è densamente ricoperta di peli ruvidi che diventano più lunghi verso l'estremità. Le femmine hanno un paio di mammelle pettorali e un paio inguinali.

Biologia modifica

Comportamento modifica

È una specie arboricola. Si rifugia nelle cavità di grandi alberi o nelle fenditure rocciose.

Alimentazione modifica

Si nutre di frutti del pepe nero, anacardio, cardamomo e jackfruit. Talvolta è stato osservato mentre beve succo di palma fermentato.

Distribuzione e habitat modifica

Questa specie è diffusa nei Ghati Occidentali, negli stati indiani del Karnataka, Tamil Nadu e Kerala.

Vive nelle foreste umide decidue, nelle foreste di semi-sempreverdi, sempreverdi, di shola e fluviali tra i 600 e 2.000 metri di altitudine.

Conservazione modifica

La IUCN Red List, considerato l'areale limitato, seriamente frammentato e il declino continuo dell'estensione e della qualità del proprio habitat, classifica P.lasiurus come specie vulnerabile (VU).[1]

Evoluzione modifica

P.dianensis è una specie risalente al tardo Miocene conosciuta soltanto da resti fossili di molari ritrovati nella provincia cinese dello Yunnan, probabilmente progenitrice di P.lasiurus[2].

Note modifica

  1. ^ a b c (EN) Molur, S. & Nameer, P.O. 2008, Platacanthomys lasiurus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Platacanthomys lasiurus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4..
  3. ^ Agrawal, 2000.

Bibliografia modifica

  • Ronald M. Novak, Walker's Mammals of the World, 6th edition, Johns Hopkins University Press, 1999. ISBN 978-0-8018-5789-8
  • V.C.Agrawal, Taxonomic studies on Indian Muridae and Hystricidae (Mammalia: Rodentia), in Records of the Zoological Survey of India, vol. 180, 2000, pp. 1-177.

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Collegamenti esterni modifica

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