Plurale delle parole in -io
Nella grammatica italiana non sono generalmente problematici, ma possono generare dubbi, i plurali maschili delle parole (sostantivi e aggettivi) terminanti in -io.
La norma grammaticale prescrive che:
- se la I è tonica, -ìo, il plurale è reso con I doppia, -ìi;
- (zìo → zìi (/ˈtsii/); eccezioni: mìo → miei, dìo → dèi)
- se la I è atona, -io, sono possibili più grafie: -i, o, con le dovute limitazioni, -ii e -î (anticamente -j);
- se la I è un segno diacritico, -cio -gio -glio, le uniche grafie possibili sono -ci -gi -gli;
- (bacio → baci; agio → agi; aglio → agli)
- se la I è tonica, -ìo, il plurale è reso con I doppia, -ìi;
Le limitazioni alle grafie alternative, utilizzate per lo più per fugare dubbi legati ad eventuali omografie, sono legate sia a questioni di stile (l'accento circonflesso è tipico dell'ambito specialistico in cui occorre evitare ambiguità terminologiche), sia a motivazioni di ordine etimologico, diacritico e fonologico.
Limitazioni delle grafie alternativeModifica
La giustificazione della grafia con la doppia I (e conseguentemente anche alla sua contrazione con l'accento circonflesso), in un plurale che mantiene comunque una pronuncia breve, è di origine storico-etimologica. Nell'italiano antico, le parole di origine dotta, finenti con -io atono, venivano volte al plurale seguendo l'esempio dei plurali dei rispettivi etimi latini (VARIUS → VARII); e se inizialmente tale prassi era limitata a quei termini che sostanzialmente potevano giustificare la doppia I, considerando la prima come facente parte del tema sin dalla base latina e la seconda puramente desinenziale, col tempo venne applicata anche a parole di tradizione popolare (EXEMPLUM > esempio → esempii).
Oggi la grafia nettamente prevalente per questo genere di plurali è quella con una i semplice, -i, in linea con la tendenza dell'italiano ad avere una grafia quasi fonetica - "quasi" perché comunque presentante notevoli approssimazioni, ma ben codificate dalle rigide regole ortografiche - che di fatto permette di distinguere il plurale di strìdo da quello di stridìo riportando graficamente (stridi - stridii) una differenza che è anzitutto fonetica (/ˈstridi/ - /striˈdii/). Tuttavia non mancano occasioni in cui è possibile ricorrere alle grafie alternative con -ii o -î per ragioni stilistiche (ricerca di una grafia volutamente arcaicizzata) o pratiche (possibili ambiguità legate a omografie); grafie che però non possono mai essere applicate in maniera generalizzata su tutte le parole finenti con -io atono, ma secondo vari criteri che possono essere così riepilogati:
- criterio etimologico e letterario: si applicano solo quelle parole dove siano giustificate etimologicamente o per tradizione letteraria, cioè quelle parole che pur non avendo una -i nell'etimo siano attestate con un plurale in -ii nella tradizione letteraria (es. olio → olii, anche se l'etimo è ŎLEUM). Tali plurali sono scrupolosamente segnalati nel Dizionario d'ortografia e di pronunzia (DOP).
- criterio etimologico empirico: si adottano per motivi di praticità delle regole empiriche ottenute semplificando le leggi di evoluzione delle parole; si possono applicare quando la -i- è preceduta:
- criterio ortografico: le grafie alternative si applicano indistintamente a tutte le parole tranne quando sono precedute da vocale o da c-, ch-, g-, gh-, gl-, sc-; è il criterio adottato dal Vocabolario Treccani.[2] Può essere vista come un'estensione del precedente criterio, con l'esclusione di quei casi in cui è impossibile che si creino possibilità di omografia nei plurali.
Casi di omografia al pluraleModifica
Tralasciando gli usi a puri fini stilistici o negli ambiti specialistici, le grafie alternative -ii e -î possono tornare utili anche nella scrittura quotidiana, quando il loro utilizzo permette di disambiguare immediatamente plurali omografi. È bene ricordare, però, che generalmente il testo e il contesto sono sempre in grado di fugare le possibili ambiguità, e che in alternativa è possibile anche segnare l'accento qualora le parole siano distinguibili per una diversa accentazione o per un differente grado d'apertura della e e della o (accento acuto e accento grave).
Di seguito la lista non esaustiva di parole omografe declinate al plurale.
Omografi che possono essere distinti per posizione dell'accento:
- àcromo e acròmio
- àrbitro e arbìtrio
- adùltero e adultèrio
- àugure e augùrio
- condòmino e condomìnio
- dòmino e domìnio
- dèmone e demònio
- èsile e esìlio
- mìcrobo e micròbio
- mòbile e mobìlio
- mùgolo e mugòlio
- prèside e presìdio
- presbìtero e presbitèrio
- prìncipe e princìpio
- visìbile e visibìlio
Omografi che possono essere distinti per il grado di apertura della o o della e:
- conservatóre e conservatòrio (lo stesso schema vale per direttóre/direttòrio, osservatóre/osservatòrio, motóre/motòrio, ecc.)
- dissuasóre e dissuasòrio
- pélo e pèlio
- séde e sèdio
- sensóre e sensòrio
- sóle e sòlio
- sólo e sòlio
- sospensóre e sospensòrio
Omografi indistinguibili per mezzo dell'accento:
- àlbo e àlbio
- assassìno e assassìnio
- ausiliàre e ausiliàrio
- campanàro e campanàrio
- glaucòma e glaucòmio
- grèmbo e grèmbio
- còno e cònio
- gène e gènio
- lìdo e lìdio
- mòdo e mòdio
- nòno e nònio
- òde e òdio
- omicìda e omicìdio (lo stesso schema vale per suicìda/suicìdio, uxoricìda/uxoricìdio, parricìda/parricìdio, ecc.)
- pàlio e pàlo
- spèrma e spèrmio
- testimòne e testimònio
- vàro e vàrio
Non omografi al pluraleModifica
Ci sono coppie di parole che, diversamente dalle precedenti, sono invece omografe al singolare ma non al plurale perché, presentando le une -io atono e le altre -ìo tonico, formano, secondo la regola, il plurale in maniera diversa, e cioè rispettivamente: -i e -ìi.
La seguente lista è tratta dal DOP. La maggior parte delle coppie indicano il medesimo fenomeno con la differenza che la forma in -ìo pone maggiormente l'accento sull'aspetto durativo; la non presenza di una coppia di termini in questa lista non comporta la loro non esistenza, essendo il suffisso -ìo ancora produttivo.
- abbàglio e abbaglìo
- abbàio e abbaìo
- abbarbàglio e abbarbaglìo
- archéggio e archeggìo
- arméggio e armeggìo
- arpéggio e arpeggìo
- bàcio e bacìo
- baciùcchio e baciucchìo
- bàlio e balìo
- barbàglio e barbaglìo
- bisbìglio e bisbiglìo
- bistìccio e bisticcìo
- bofónchio e bofonchìo
- cincìschio e cincischìo
- fìschio e fischìo
- frùscio[3] e fruscìo
- gorghéggio e gorgheggìo
- gorgoglio e gorgoglìo
- gràcchio e gracchìo
- lampéggio e lampeggìo
- manéggio e maneggìo
- mugòlio e mugolìo
- pìcchio e picchìo
- pispìglio e pispiglìo
- punzécchio e punzecchìo
- ràschio e raschìo
- sbattàcchio e sbattacchìo
- scalpìccio e scalpiccìo
- scòlio e scolìo
- scompìglio e scompiglìo
- strìscio e striscìo
- stropìccio e stropiccìo
- strùscio e struscìo
- tracchéggio e traccheggìo
NoteModifica
- ^ Accademia della crusca
- ^ i, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ lemma «fruscio»
BibliografiaModifica
- Luca Serianni, Italiano, Torino, Garzanzi, 1988, III, 101-105, ISBN 9788811504887
- Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini, Piero Fiorelli, Dizionario d'ortografia e di pronunzia, RAI, 2008 (versione in linea)