Portale:Unione europea/Citazioni

«La democrazia ha molti nemici in attesa tra le quinte, politici e movimenti per il momento costretti a giocare secondo le sue regole ma il cui intento reale è tutt'altro – populista, di manipolazione mediatica, intollerante e autoritario. Conquisteranno molto spazio, se non riformeremo rapidamente le nostre democrazie. E non c'è ambito in cui questa riforma sia più necessaria che in seno alla stessa Unione Europea. (Paul Ginsborg

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«L'epoca passata, epoca che è finita con la rivoluzione francese, era destinata ad emancipare l'uomo, l'individuo, conquistandogli i doni della libertà, della eguaglianza, della fraternità. L'epoca nuova è destinata a costituire l'umanità;... è destinata ad organizzare un'Europa di popoli, indipendenti quanto la loro missione interna, associati tra loro a un comune intento.»

«Ma cosa credeva la plebaglia europea, che l’Euro fosse stato creato per la sua felicità?»

«Se il giogo continua ad appesantirsi, ci sarà necessariamente una rivoluzione generale in Europa. Questa rivoluzione arriverà quando i popoli, schiacciati dalle tasse, non avranno che le loro anime, e le avranno perché le anime non si possono mettere all’asta.»

«Penso che tra popoli che geograficamente sono raggruppati, come i popoli d'Europa, dovrebbe esserci una sorta di legame federale; questi popoli dovrebbero avere in ogni momento la possibilità di entrare in contatto, di discutere i loro interessi, di prendere risoluzioni comuni e di stabilire tra loro un legame di solidarietà, che li renda in grado, se necessario, di far fronte a qualunque grave emergenza che possa intervenire.»

«Due sono i problemi particolarmente scottanti che pesano sul nostro continente: la questione sociale e la questione europea: le rivalità fra le classi e le rivalità fra gli Stati. La questione europea si pone in questi termini: l’Europa, frammentata politicamente e economicamente divisa, può assicurare la propria pace e la propria indipendenza di fronte alle potenze mondiali extraeuropee in pieno sviluppo? Oppure sarà costretta, per salvare la propria esistenza, ad organizzarsi in una federazione di Stati? La questione europea sarà risolta solo con l'unione dei popoli d'Europa, unione che o si farà volontariamente, con la costituzione di una federazione paneuropea, o forzata da una conquista russa. [...]In effetti, la creazione della Federazione paneuropea rappresenta la sola sicura protezione della democrazia europea contro il bolscevismo e la reazione. In Europa ogni partito deve dunque decidersi: o continua sul cammino che conduce alla rovina del continente grazie ad una nuova guerra, oppure opta per l'unione per mezzo di una Federazione paneuropea.»

«La Comunità europea è l'esempio di un'unione di stati nazionali che non è né un impero né una federazione, ma una realtà diversa e forse una novità assoluta.»

«Le forme di organizzazione che, pensando all'Europa, ora ci interessano sono: quella imperialista, che assoggetta tutti i popoli al governo di un unico popolo militarmente più forte; quella federalista, che forma un nuovo Stato, al quale i singoli Stati trasferiscono gli attributi della loro sovranità che gli sono indispensabili per la gestione in comune di tutti gli affari di interesse comune, conservando i rimanenti poteri per risolvere indipendentemente i loro particolari problemi. Entrambe queste forme di organizzazione possono portare alla eliminazione della guerra su tutto il territorio in cui si estendono. Ma la prima incontra la resistenza di tutti i popoli consapevoli dei valore della propria autonomia, e quand'anche col ferro e col fuoco, riesca ad unificare i popoli più diversi in una comune servitù fa perdere il contributo che ciascuno di essi. avrebbe potuto dare al progresso dell'umanità con l'apporto dei suo genio e della sua storia. La seconda consente ai popoli più differenti per razza, per religione, per linguaggio di convivere, così come vediamo in Svizzera, senza rinunciare all'autonomo sviluppo della loro individualità. E' la soluzione liberale per eccellenza: quella a cui pensano tutti gli uomini di tendenze progressiste, che si pongono il problema di come uscire dall'attuale marasma per assicurare ai diversi popoli le condizioni necessarie alla vita delle loro libertà.Ernesto Rossi, Europa, la più nobile, la più bella, cit., pp. 260 261, 1944»

«La costruzione dell'Europa è un'arte. È l'arte del possibile.»

«Se mai l'Europa si darà una vera costituzione, sarà quando avrà intrapreso una profonda riflessione su sé medesima, ancora una volta a confronto con l'America. Questa volta per rispondere alla domanda: chi davvero noi siamo, che cosa davvero ci distingue, sempre che si voglia essere qualcuno e qualcosa, e non una semplice propaggine. Il Tocqueville di cui oggi avremmo bisogno sarebbe quello che fosse capace di renderci consapevoli, nelle differenze, della nostra identità.»

«La federazione europea non si proponeva di colorare in questo o quel modo un potere esistente. Era la sobria proposta di creare un potere democratico europeo.»

«Se oggi un Americano chiede a un Francese o a un Italiano di indicargli il più bel parco di divertimenti del suo Paese, si sentirà rispondere, rispettivamente, Disneyland Paris e Gardaland. Verrà un giorno, invece, in cui entrambi risponderanno: Disneyland Paris, Gardaland, Europa-Park, Legoland, Walibi Belgium, Siam Park Tenerife, Thorpe Park, Tusenfryd, Grona Lund, PortAventura, Bakken, Prater, Heide-Park, Tivoli. Ecco, quando questo accadrà, saremo negli STATI UNITI d’EUROPA.»

«La ragione per cui abbiamo bisogno dell'Unione europea è proprio perché non è democratica. Lasciati a se stessi, i governi eletti potrebbero arrivare a fare ogni sorta di cosa semplicemente per guadagnare voti. I governi democratici non hanno sempre ragione, se i governi democratici avessero avuto sempre ragione non avremmo la situazione che abbiamo oggi: le decisioni adottate dalle istituzioni più democratiche del mondo sono spesso molto sbagliate. Questa è stata, in larga misura, la logica e l'obiettivo principale per l'unificazione europea. I padri fondatori avevano attraversato la Seconda Guerra Mondiale e ne sono usciti con una visione stanca di democrazia. Così hanno deliberatamente progettato un sistema in cui il potere supremo è esercitato da commissari nominati che non hanno bisogno di preoccuparsi dell'opinione pubblica. Essi, i padri fondatori, credevano che il processo democratico a volte ha bisogno di essere guidato, temperato, vincolato.»