Il premio Curlandese, dell'annuale concorso Curlandese, è stato un premio artistico dell'Accademia di Belle Arti di Bologna.

Il premio nasce nel 1786 a seguito della visita a Bologna, nel 1785, del duca di Curlandia Pietro Biron e la sua donazione di mille zecchini d'oro all'Istituto delle Scienze per l'istituzione di un concorso annuale d'arte.

Costituito da una medaglia d'oro, il premio è assegnato su un tema dato ad artisti italiani ed esteri: il primo anno a un'opera di pittura, poi a turno di scultura, architettura e incisione.

Il Curlandese risulterà tra i premi più longevi: sarà distribuito fino alla prima metà del Novecento, sopravvivendo ai cambiamenti istituzionali dell'Accademia.

Tra i primi vincitori vi sono alcuni tra i migliori artisti operanti a Bologna, quali Giacomo De Maria (1789), Francesco Rosaspina (1790) e Pietro Fancelli (1791).

Un monumento in onore del duca di Curlandia, opera di Angelo Venturoli (1749-1821) e Giacomo De Maria (1762-1838)[1], eretto tra il 1786 e il 1795 a Palazzo Poggi su iniziativa del Senato bolognese, nel 1819 è trasportato e rimontato, a cura di Leandro Marconi, nello studio del professore di Scultura dell'Accademia di Belle Arti in Sant'Ignazio, che da allora diventerà Sala dei premi Curlandesi.

Note modifica

  1. ^ Giorgio Galeazzi, Modello per le Allegorie delle arti del Monumento al Duca di Curlandia, su storiaememoriadibologna.it, Istituzione Bologna Musei. URL consultato l'8 settembre 2021., testo tratto da Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni, catalogo della mostra a Medicina, dal 19 aprile al 14 giugno 2015.

Bibliografia modifica

  • Renzo Grandi (a cura di), I concorsi curlandesi. Bologna, Accademia di Belle Arti, 1785-1870, catalogo della mostra a Bologna, Galleria d'arte moderna, marzo-maggio, Museo civico, giugno-luglio 1980), Bologna, Grafis, 1980, p. 14, 16, 43, 47
  • Angelo Mazza (a cura di), Antico e moderno. Acquisizioni e donazioni per la storia di Bologna (2001-2013), Fondazione Cassa di risparmio in Bologna, Genus Bononiae, Bologna, Bononia University Press, 2014, pp. 162-163

Collegamenti esterni modifica